18-06-2025

Ferraris Agricola e il rilancio del Ruchè: da vitigno quasi dimenticato a denominazione DOCG con mercato globale

L'azienda piemontese ha sviluppato cinque etichette del vino rosso autoctono, conquistando mercati esteri e creando spazi dedicati al turismo enogastronomico del territorio

Dalle pepite d'oro a un rubino che ha ripreso valore e vigore grazie alla tenacia di un parroco e di un gruppo di viticoltori: il rosso rubino del Ruchè. Oggi sembra facile pronunciare questo nome con sicurezza, considerando la reputazione, anche oltre confine (in primis, in America e Giappone), ma non è stato sempre così.

Luca Ferraris ci conduce attraverso calici e pareti speciali a ritroso in questo affascinante percorso a Castagnole Monferrato: le pareti sono quelle del museo creato dall'azienda Ferraris Agricola, le etichette esprimono l'identità con il vitigno autoctono, ma anche la capacità di osare attraverso altre vie. Ad esempio le bollicine di Alta Langa con Santa Chiara o il Viognier che diventa patrimonio di casa, sciogliendosi in un bacio, Bisou.

Viaggia verso il futuro, l'azienda, e la spinta in questa direzione la riceve dalla passione per un territorio e dallo spirito imprenditore, alimentato però anche dalla storia. Quella del bisnonno Luigi che più di un secolo fa decise di partecipare alla corsa dell'oro in California e della moglie Teresa che volle acquistare la casa più grande del paese, in via del Castello. Ma poi Martino, che compra il Casot, ovvero un casolare rurale in un appezzamento di 40.000 metri quadrati: qui si impiantarono i primi vigneti, per mettere in commercio il vino sfuso.

Castelletto di Montemagno

Castelletto di Montemagno

La storia sembra interrompersi, quando il figlio Luigi si trasferisce a Torino, pur non abbandonando l'attenzione rivolta a quei vigneti. È la città che chiama e che offre un avvenire diverso a tante famiglie.

Ma Luca, avverte quel richiamo che viaggia in senso contrario. Dopo l'Istituto Agrario, lo ascolta e nulla lo può fermare. «Mio padre non voleva che tornassi in paese – sorride – Allora dicevi che eri un viticoltore e non ti guardavano come accade oggi, come una star soprattutto all'estero. Le cose sono cambiate grazie a chi ha fatto il vino e l'ha comunicato».

Il film del Ruchè (Denominazione di Origine Controllata nel 1987 e Denominazione di Origine Controllata e Garantita nel 2010) è avvincente e specialmente con l'avvicinarsi dell'autunno - «il nostro ferragosto» - il museo si riempie di visitatori che apprendono l'impegno di don Giacomo Cauda e di altri personaggi come il sindaco Lidia Bianco e i fratelli Meda nel voler ridare il giusto spazio a questo vitigno autoctono, profonda espressione di quest'area ma tutt'altro che docile. Il lavoro in vigna sembra sfidare l'uomo, perché esige diradamenti e sfogliature ad hoc, nonché un monitoraggio costante nella stagione vegetativa. Tuttavia, il risultato è una benedizione, che si esprime nel fascino unico del Ruchè, con quei suoi profumi di viola e rosa, ma anche di spezie, la sua eleganza e il suo equilibrio che non è austerità.

La Denominazione di Origine Controllata e Garantita – risultato raggiunto anche grazie all'importante impegno dell'Associazione produttori del Ruchè di Castagnole Monferrato di cui Luca Ferraris è stato fondatore e presidente – comprende i Comuni di Castagnole Monferrato, Grana, Montemagno, Portacomaro, Refrancore, Scurzolengo e Viarigi.

All'ingresso del museo, uno schizzo dell'immagine del parroco, è affiancato dalle sue parole: «Che Dio mi perdoni per aver a volte trascurato il mio ministero, per dedicarmi anima e corpo alla vigna. Finivo la messa, mi cambiavo in fretta e salivo sul trattore. Ma so che Dio mi ha perdonato perché con i soldi guadagnati dal vino ho creato l'oratorio e ristrutturato la canonica».

Barbera, Grignolino e solo un poco di Ruchè accompagnano i primi passi di Luca Ferraris, che però crede nel potenziale immenso di quest'ultimo vino, destinato a diventare portavoce di un territorio: oggi si è arrivati a quota un milione e 200mila di bottiglie.

Ferraris Agricola dedica ben cinque etichette Ruchè di Castagnole Monferrato Denominazione di Origine Controllata e Garantita, vitigno che ha fatto la differenza nella sua storia.

«Sant'Eufemia nasce nel 2016 come Ruché base della nostra azienda – racconta Luca – finché nel 2021, dopo un exploit mediatico importante, ho deciso che un Ruchè base non lo avremmo fatto più. Con due enologi, ci siamo messi a pensare cosa fare, soprattutto considerando che il nostro primo mercato è gli Stati Uniti (con le due coste) e il Giappone. Siamo arrivati a un vino di facile beva, fermentazioni molto veloci, vendemmiando leggermente prima e dando quella leggera punta tannica che lo sostenesse dal punto di vista della freschezza. È il vino che crea l'effetto wow in chi non ha mai conosciuto il Ruchè, con chiusura 100% a tappo a vite». Scelta, quest'ultima, ribadita come di chiusura perfetta e che si è estesa: «Conto di passare anche l'Opera Prima al tappo a vite nel giro di cinque, sei anni». Una garanzia, a partire proprio dai vini di lungo invecchiamento.

Clàsic è un canto a più voci, quelle di diversi vigneti dell'azienda.

Poi c'è la Vigna del Parroco, l'etichetta che si lega al terreno storico di don Cauda (e storica è la forma della bottiglia) e alle viti più antiche della denominazione, che furono impiantate nel 1964 dal prete. Quest'ultimo la consegnò a Francesco Borgognone, che poi la affiderà all'entusiasta Luca: si ricorda che è l'unico Cru del Ruchè di Castagnole Monferrato Denominazione di Origine Controllata e Garantita riconosciuto dal Ministero dell'Agricoltura.

Di Ferraris è anche il primo Ruchè Riserva, Opera Prima che nasce nel 2007, dal vigneto Bricco della Gioia, in omaggio a nonno Martino e nel segno di un'armonia delle molteplici sensazioni e della raffinatezza del tannino. Seguirà il Castelletto di Montemagno, altra Riserva, che sa trasmettere le note floreali caratteristiche di questo vino in profondità, come sorprendere con la sua freschezza.

Ma Ferraris ha voluto appunto esplorare altri sentieri ricchi di sensazioni e suggestioni, attorno al Ruchè.

Se osa con l'Alta Langa a Monastero Bormida, conquistato dal fascino delle colline insieme alla moglie Chiara, ancor più ardito è con Bisou. Decisivo in questo caso l'incontro con Randall Grahm in California, incontro da cui scaturisce la svolta commerciale, nei numeri e nel mercato americano. Il Viognier, con un primo passaggio in legno e poi in acciaio, è un portatore di freschezza ed eleganza, il vino della festa.

Vigna del Parroco

Vigna del Parroco

Festa. Com'era la vendemmia, momento di lavoro sì, ma anche di frenesia gioiosa e di occasione di condividere una fase preziosa dell'anno: lo testimonia un video nel museo che dà il benvenuto e ricorda lo spopolamento di quest'area combattuto da un gruppo di coraggiosi, che si schierano dalla parte della terra.

Lo spazio della narrazione è stato ricavato nella cantina storica della famiglia, che risale al diciassettesimo secolo. Archi di antichi mattoni si posano su pareti di tufo. Sfilano immagini, mappe, strumenti di una volta che hanno accompagnato lo straordinario cammino del Ruchè, nonché un infernot, scavato a mano proprio nel tufo, per conservare le bottiglie. Nella penombra di questa storia, quasi sussurrata, c'è una luce che è il coraggio del futuro, di non fermarsi mai e di rendere così omaggio a questo patrimonio riconosciuto dall'Unesco che è il Monferrato. Allora, era una battaglia ardua: oggi non spariscono di certo i problemi, cambiano soltanto. Come occorre sempre tracciare nuove vie, nuovi modi di cantare il territorio insieme alle etichette. Nel 2018 i vigneti di Ferraris Agricola sono stati selezionati dal progetto Big Bench Community, per ospitare la prima panchina gigante del Monferrato. Tre anni dopo, sulla collina di Sant'Eufemia esordisce il primo agri chiringuito firmato Ferraris. Dagli occhi e dalle parole di Luca si coglie però la promessa che altre idee stanno per fiorire.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

Marilena Lualdi

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Marilena Lualdi

responsabile de l'Informazioneonline e giornalista di Frontiera - inserto de La Provincia, scrittrice e blogger, si occupa di economia, natura e umanità: ama i sapori che fanno gustare la terra e le sue storie, nonché – da grande appassionata della Scozia – il mondo del whisky

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