12-06-2025

Vino, ma anche cibo e cultura: sono le Connessioni di eccellenza del Friuli Venezia Giulia

C'è un filo rosso che lega calici memorabili, l'amore per la terra e le tante attrazioni che invitano alla scoperta di questa meravigliosa regione: tra degustazioni, città di confine e giovani produzioni, in viaggio in una terra che spinge a osare

L’importante è connettersi al meglio, nel segno del vino. Nella duplice accezione, perché qualità chiama qualità e diventa il filo rosso con cui collegare in modo efficace settori solo apparentemente diversi, in realtà tutti profondamente respiro del Friuli Venezia Giulia.

È un 2025 speciale per il mondo vitivinicolo e i suoi partner principali sul territorio: cibo e cultura.

“Connessioni di eccellenza” è più che uno slogan, è il richiamo che è risuonato qualche tempo fa guà allo stand di Vinitaly, specchio di questo impegno, e va a caratterizzare il futuro di questo mondo. A Verona, 1.500 metri quadrati erano stati pensati e realizzati con un concept architettonico che da una parte pone al centro la persona, dall’altra è un omaggio alla natura con legno lavorato artigianalmente e materiali di recupero. 

Non un episodio, quello presentato da Ersa - Agenzia regionale per lo sviluppo rurale e Promo TurismoFvg, ma un preciso percorso che continua e vuole invitare a esplorare una regione che profuma di biodiversità, di confine, di voglia di accogliere vecchi e nuovi visitatori forte della sua gioiosa complessità.

Il vino, l’amore per la terra, la cura dell’ambiente e delle sue quasi infinite diramazioni da parte delle aziende sono un richiamo però non solitario ai turisti, come si anticipava. Quest’anno ci sono anche le città che parlano con particolare autorevolezza. A cominciare da Gorizia e Nova Gorica, capitali europee della cultura 2025 e qui si fanno sentire la leggerezza e la potenza del confine, che fa scrivere pagine comuni. Ma anche Udine, più affascinante che mai con la torre medievale di Santa Maria ristrutturata e capace di giocare un ruolo chiave architettonico e non solo, vista la capacità di mettere in mostra il saper fare del Friuli. Ancora, Trieste e il museo della letteratura e infine Pordenone, capitale italiana della cultura 2027.

Un poker che viene calato su una tavola imbandita con i sapori della regione, un desco su cui il vino non può che essere attore decisivo, quando non regista.

In questo contesto, sono tante le direzioni che si possono seguire per lasciarsi incantare da un’unica identità.

Con chicche, come l’esplorazione della Vitovska, vitigno autoctono definito l’anima bianca del Carso, un esempio che trabocca di tutti quei profumi identificabili solo attraversando e respirando la vegetazione spontanea del Friuli Venezia Giulia. Come quello di Castelvecchio, prodotto in regime biologico.

Oppure eventi come la nuova edizione de “Le notti del vino – L’evento enoico dell’estate italiana”. Angelo Radica, presidente nazionale delle Città del Vino, il suo vice Tiziano Venturini e il direttore Paolo Corbini direttore nazionale delle Città del Vino mostrano questo legame indissolubile con la cultura e l’enogastronomia, perché gli appuntamenti dedicati alla cultura del vino dal 21 giugno al 22 settembre si nutriranno anche di arte, musica e molto altro. Un bis, dopo il successo del 2024, con 28 serate (fino in Croazia), più di 7mila partecipanti, oltre 300 cantine in campo e 100 tra ristoratori e punti food.    

Ma la prima immersione resta quella nelle singole cantine con la chance di cogliere, assieme alle loro creazioni, la sfumatura per ogni novità, ogni impronta differente nel solco della tradizione. A cuore c’è sempre ciò che la natura ha regalato a questa terra, con una sua identità da preservare,  senza rinchiudersi.

Cantina Rauscedo, ad esempio, punta quest’anno su rilettura della Ribolla Gialla in versione ancora più raffinata. L’autoctono vuole parlare più che mai il linguaggio delle note floreali e agrumate, avvinte alla freschezza.

In queste terre le storie dell’umanità e dei vigneti si trasformano in un racconto appassionante. Lo Schioppettino, altro vitigno autoctono, si unisce al cammino tutto al femminile di Vigna Petrussa. Di personalità in personalità, quella di un vitigno che nasce nella Valle dello Judro e delle donne, prima Giuseppina e ora Hilde e la figlia Francesca Mecchia che, giorno dopo giorno, costruiscono il futuro di questa azienda. Tra le “quattro sfumature” proposte detta la sua lo Schioppettino di Prepotto Doc Friuli Colli Orientali, prodotto con bassissime rese da grappoli meticolosamente selezionati e raccolti a mano nel momento perfetto, vinificazione con lieviti indigeni e affinamento per 24 mesi in legno e 12 in bottiglia.   

Ma non mancano altre testimonianze affascinanti, con imprese storiche e altre più recenti. In una parola, l’Opposto per citare un vino di Obiz, azienda che nasce alla fine dello scorso millennio con Yunmani Bergamasco e punta come biglietto da visita sulla “pazienza della terra”: insomma con la carica ribelle dei giovani, ma anche la fiducia nella lezione impartita dai nonni. In questa cornice ecco anche i due vini Piwi ribattezzati appunto l’Opposto: il bianco dall’uva Soreli, il rosso da Cabernet Volos.   

Non mancano realtà anche più giovani come Roi clâr, fondata da Raffaele Petris, imprenditore nell’intrattenimento, con Matteo e Michele Bèan, che hanno dedicato attenzione ai vigneti più vecchi e alle anfore. Mettersi alla prova sempre, con una regione che spinge a osare.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

Marilena Lualdi

di

Marilena Lualdi

responsabile de l'Informazioneonline e giornalista di Frontiera - inserto de La Provincia, scrittrice e blogger, si occupa di economia, natura e umanità: ama i sapori che fanno gustare la terra e le sue storie, nonché – da grande appassionata della Scozia – il mondo del whisky

Consulta tutti gli articoli dell'autore