I Lunelli hanno deciso di celebrare 20 anni di Carapace nel laboratorio del maestro Arnaldo Pomodoro di Milano, sede della Fondazione Pomodoro, circondati dalla sua arte, dai bozzetti e dalle sculture che identificano il talento applicato per ideare una cantina scultura nel cuore dell’Umbria.

Arnaldo Pomodoro nel Carapace - foto di A. Mulas
Dal 2005 Carapace è un unicum, frutto di un progetto iniziato nel Duemila quando la famiglia Lunelli si innamora del Sagrantino e del territorio che lo circonda. Acquista storici vigneti a Montefalco e Bevagna per iniziare a progettare Carapace. L’amicizia di lunga data tra i Lunelli e il maestro Pomodoro genera tutto questo: «Ho pensato al Carapace come a un elemento che potesse emergere dalla terra, una grande cupola che richiama la forza e la potenza della natura. Un luogo dove il vino nasce dentro la scultura», aveva affermato il Maestro. Proprio nel 2012 si inaugura la tenuta, vera esaltazione del carapace di una tartaruga, animale simbolo di longevità, connubio perfetto con il Montefalco Sagrantino noto per le grandi potenzialità d’invecchiamento.

Costruzione del Carapace in legno lamellare - foto di A.Mulas
Le crepe che attraversano la superficie della cupola rameica richiamano i solchi del terreno umbro. Da non scordare un elemento scultoreo a forma di dardo, di un rosso acceso, che si conficca nel terreno, per arricchire con forza la scultura nel paesaggio.
Appena inaugurato, il Carapace riceve il Premio UNESCO “La Fabbrica nel Paesaggio” e partecipa alla Biennale di Venezia nella sezione “Le architetture del Made in Italy”. Da allora, è diventato una meta imprescindibile per gli amanti dell’arte e del vino.

Marcello, Alessandro, Camilla e Matteo Lunelli (foto Pier Paolo Metelli)
Fra i più recenti riconoscimenti internazionali, l’inserimento tra le 50 migliori cantine al mondo dai World’s Best Vineyards 2024, con il prestigioso titolo di “Highest New Entry”, al venticinquesimo posto. Come afferma Matteo Lunelli: «Il Carapace è il gioiello di Cantine Lunelli. Eravamo alla ricerca di una casa per il nostro vino in Umbria. Fu nostro zio Gino ad avere l’idea di chiedere ad Arnaldo una collaborazione». In effetti l’unione tra bello e buono è un mantra dei Lunelli: «Siamo una famiglia che ama l’arte, e la qualità del vino è imprescindibile da tutto – afferma Camilla Lunelli - senza mai scordare la sostenibilità».
Anche Alessandro Lunelli esprime il suo pensiero sul valore di fare vino biologico fin dal 2010, certificato dal 2014 e della collaborazione con il noto enologo Luca D’Attoma: «È sempre stato un lavoro sinergico per valorizzare questo vitigno un po’ ribelle, ma dopo vent’anni i risultati sono evidenti e siamo convinti di aver intrapreso la strada giusta: il desiderio di aver fatto un percorso temporale».

Tenute Lunelli, Carapace, Montefalco Sagrantino D.O.C.G.
Dalle parole agli assaggi con un inizio che ci svela un vino su cui riflettere: Carapace 2020, 100% Sagrantino rappresenta il presente e la direzione futura del progetto dei Lunelli. Poi c’è Carapace Lunga Attesa 2017, nomen omen senza dubbio: una vendemmia piuttosto tardiva, di metà ottobre, con una macerazione lenta delle uve e un affinamento di oltre 7 anni con passaggi in tonneau e sosta in bottiglia. Last but not least Carapace 2005. Questa è un’etichetta che esprime, oggi, la vera potenzialità di questo vitigno autoctono. Chi scrive per Identità ebbe il grande piacere di assaggiare lo stesso vino molti anni fa e, con estrema franchezza si ipotizzava una lunga vita ma non l’elevazione che oggi si può riscontrare. In effetti siamo di fronte a un rosso dall’imponente trama tannica, una ricchezza di polifenoli evidente e quel dna umbro che esalta un’intensità di terroir davvero sorprendente.