01-04-2024

L'incontro con The Queen of Timorasso: parole, opere, assaggi (entusiasmanti)

Nostro vis-à-vis con Elisa Semino e con la sua etichetta bandiera, che si chiama Montino, grazie a una verticale che approda al 2013. Lei assicura: «Noi siamo sempre con il piede pigiato sull’acceleratore», a La Colombera

Elisa Semino tra le vigne del suo Timorasso: lei

Elisa Semino tra le vigne del suo Timorasso: lei conduce La Colombera insieme al padre, al fratello e al compagno, a Vho, frazione di Tortona (Alessandria)

Sembra una magia: agita i barattoli che racchiudono i tipi di terreno, Elisa Semino. E la storia del Timorasso prende vita - futuro compreso, anche perché la longevità qui è un ingrediente chiave. Sussurra di natura, di tecnologia, di tenacia prima di rivelare le note ancora più avvincenti nel bicchiere.

Ci assicura lei, The Queen of Timorasso: «Noi siamo sempre con il piede sull’acceleratore». Fin dall’inizio si è puntato senza esitazione su questo vino, a La Colombera, in tempi ben lontani, anche scomodi ma entusiasmanti. Ecco, Elisa non ha perso neanche un milligrammo di quell’entusiasmo e all’Enoluogo di Milano, dove ci siamo incontrate, ha portato la sua bandiera di nome Montino, che con gli anni acquisisce vigore e interesse. Lo fa, mettendolo alla prova con affetto e nel migliore dei modi, ovvero attraverso una verticale. Accanto a lei, il padrone di casa Alessandro Torcoli: «Tenevamo a questa presentazione. Raramente un vino a bacca bianca ha avuto un successo così folgorante e potente. Ora si entra nella fase due, in cui conoscerlo più a fondo».

Il vigneto Montino de La Colombera

Il vigneto Montino de La Colombera

Il Montino è il “testo” privilegiato. Da un terreno storico di Vho (frazione di Tortona, Alessandria) prende via e vita l’identità di questo cru. Papà Piercarlo lo individua davanti all’antica cascina: eccolo così diventare una vigna, all’altezza di 200 metri, dove il suolo con la sua complessità esprime già il desiderio di un vino destinato a stupire e conquistare. Siamo infatti di fronte a un’alternanza di strati di arenaria e marne con tessiture franche argillose, macchie calcaree e tufacee si uniscono e l’altezza è quella ideale per imprimere la mineralità che fa la differenza.

C’è tuttavia un’altra peculiarità che si impone: è la finezza. Questa affiora già nelle recenti annate, ma si prende il suo tempo per rivelarsi pienamente. Nel 1997 padre e figlia puntano qui, sul vigneto che sarà il cru Montino. La sua prima volta sarà sancita nove anni dopo e riceverà il numero superiore di premi nella produzione dell’azienda: più volte i Tre Bicchieri del Gambero Rosso, Vino Slow della guida Slow Wine e Cinque Grappoli di Bibenda.

In effetti, il Montino sa raccontare il vitigno con un trasporto unico. Dal giallo dorato intenso comincia a reclamare la debita attenzione, quindi si fanno notare i profumi di frutta a polpa gialla e di fiori di acacia e biancospino, avanzano le note di camomilla e le sfumature di miele. Tuttavia, è il trascorrere degli anni che rende il dovuto merito alla mineralità, alle note di idrocarburo e anche a quelle balsamiche.

Elisa Semino e Davide Ferrarese

Elisa Semino e Davide Ferrarese

Ecco perché per narrare questo suo incessante cammino, sono le verticali a svolgere un ruolo chiave. È la terra, l’incontro con il clima che muta, sfida, ma anche valorizza e dialoga. Non spaventa, perché Elisa e la sua famiglia – in azienda, oltre al fratello Lorenzo, c'è pure il compagno Davide Ferrarese – sono sì i cantori del Timorasso, ma soprattutto i custodi di un territorio. La Colombera viene condotta ad agricoltura organica non certificata e in vigna usa esclusivamente verderame e zolfo. Niente diserbanti, potatura e raccolta manuali, un’attenzione alla sostenibilità che prosegue in cantina. Qui si prevede soltanto solforosa aggiunta prima dell’imbottigliamento.

L’acceleratore pigiato si manifesta nella ricerca continua, quella che ha guidato fin dall’inizio e che, ad esempio, ha indotto a investire su tecnologie all’avanguardia, sempre nel segno del rispetto dell’ambiente. Ma poi c’è tutto l’impegno di Elisa nel Consorzio, di cui è vicepresidente. Brilla il suo sguardo anche quando parla di come le nuove generazioni se ne stiano prendendo cura. Oltre cento soci, che stanno crescendo e offrono, con questo fermento, una visione incoraggiante sul futuro.

I nostri assaggi

I nostri assaggi

Lunga vita al Timorasso, dunque, uva difficile da gestire ma che offre immense soddisfazioni. E il viaggio tra le annate, qui all’Enoluogo, lo conferma con la versione Magnum. Si parte dalla 2021, si approda alla 2013. Se il vino più giovane ha un suo piglio che accompagna volentieri il pasto, il più vecchio è uno di quei compagni che si “ascolterebbe” da solo a lungo. Al netto di quell’annata – che fu più fresca – si coglie la completezza gustativa e si potrebbe anche osare ancora e prolungare l’attesa. Ci sono anche periodi contrastati, come nel 2017, tra il caldo e le gelate: cala la quantità, sale la concentrazione, eppure acidità e freschezza sono sorprendenti. Riecco la magia del Timorasso, con quell’identità netta eppure sempre in grado di stupire.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Marilena Lualdi

responsabile de l'Informazioneonline e giornalista di Frontiera - inserto de La Provincia, scrittrice e blogger, si occupa di economia, natura e umanità: ama i sapori che fanno gustare la terra e le sue storie, nonché – da grande appassionata della Scozia – il mondo del whisky

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