10-03-2024

I disobbedienti del vino: quando il successo premia i coraggiosi

Dominga Cotarella, Martino Manetti e Walter Massa: diversi (e lontani) ma uniti dal saper andare controcorrente. «Senza dimenticare il rispetto»

Walter Massa, Martino Manetti e Dominga Cotarella

Walter Massa, Martino Manetti e Dominga Cotarella sul palco dell'Auditorium a Identità Milano 2024 (tutte le foto sono di Brambilla-Serrani)

Disobbedienti, perché certe volte le regole vanno troppo strette mentre il mondo del vino corre veloce.

Dominga Cotarella, Martino Manetti e Walter Massa sono tre esempi virtuosi – come spiegato a Identità Milano 2024 sul palco dell’Auditorium da Cinzia Benzi – di come «la disobbedienza debba essere letta tramite l’accezione positiva del termine».

L'intervento di Dominga Cotarella (Famiglia Cotarella)

L'intervento di Dominga Cotarella (Famiglia Cotarella)

Dominga Cotarella, per esempio, ha dovuto superare le resistenze del padre, Riccardo Cotarella, attuale presidente di Assoenologi, per portare avanti la sua idea. «Quando sono entrata in azienda, poi successivamente anche con Marta ed Enrica, ho sentito l’esigenza di dare il nostro nome all’azienda. In maniera semplice e spontanea, al posto di Falesco. Dal 2015, dopo quarant’anni di storia, siamo passati a Famiglia Cotarella, che oggi rappresenta non solo il vino, ma tutto quello che facciamo».

Senza mai dimenticare la terra: «Abbiamo sempre cercato di ripartire dalla vigna – ha ribadito Dominga Cotarella – La nostra è stata una vera rivoluzione. La disobbendienza, per essere positiva, deve partire dal rispetto di ciò che siamo stati fino a ieri. E anche dal coraggio: fino a 10 o 15 anni fa essere donna e figlia, nel mondo del vino, non era facile».

Nel nome del padre: la testimonianza di Martino Manetti (Montevertine)

Nel nome del padre: la testimonianza di Martino Manetti (Montevertine)

Un altro figlio d’arte è Martino Manetti di Montevertine. «Il primo disobbediente mio padre, io sono quello che ha continuato a disobbedire – ha raccontato – Lui ha disobbedito rispetto allo status quo del Chianti Classico negli anni Settanta. Non gli piaceva quello che beveva intorno. Allora ha deciso di fare il vino in maniera diversa, ma mantenendo una radice territoriale. Partendo dal Sangiovese, senza le uve bianche. Nel 1977 esce con le Pergole Torte, solo Sangiovese, che era qualcosa di diverso per l’epoca. Io ho promesso di non tornare indietro, e questo vale più di tutto»

Chi conosce Walter Massa sa che con i suoi Vigneti Massa è stato disobbediente e precursore. «Nasco in un territorio che prima era solo un bacino di uve o lavorati, non c’era un’etichetta. E allora ho iniziato a fare vino e a metterlo in bottiglia».

Il carisma di Walter Massa (Vigneti Massa) durante l'incontro con i colleghi produttori

Il carisma di Walter Massa (Vigneti Massa) durante l'incontro con i colleghi produttori

Ma poi arrivò l’intuizione: il Timorasso. «L’ho iniziato a produrre contro il parere dei miei zii perché produce poco – ha continuato - io sono andato avanti in maniera testarda. Ne è uscito un prodotto interessante».

Ribadendo poi che servono quattro fattori: uva sana, pulizia, buon senso e il tempo. «Poi non mi sono chiuso nel mio mondo – ha sottolineato – ma ho messo dei ponti: ho detto ai figli dei contadini che si poteva lavorare insieme. Non vendiamo il vino, ma il territorio. Dai tre ettari complessivi di Timorasso nel 2000, siamo a 400 ettari a dimora nel 2023, con più di 50 aziende».

Da sinistra, Walter Massa, Martino Manetti e Dominga Cotarella dialogano con Cinzia Benzi

Da sinistra, Walter Massa, Martino Manetti e Dominga Cotarella dialogano con Cinzia Benzi

E il futuro? «La disobbedienza – ha annunciato Dominga Cotarella – è quella del progetto che sta nascendo adesso, che vuole raccontare mondi apparentemente in contrasto, cioè il fine dining e la cucina del mondo rurale».

«Io continuerò a disobbedire, facendo quello che facciamo, senza fare nulla di nuovo – ha ribadito Martino Manetti - Nel mondo che ti chiede qualcosa sempre di nuovo, disobbedire è anche non cambiare nulla. L’importante è dare un prodotto di qualità».

Infine Walter Massa: «Ho creduto nel tappo a vite, perché sono stufo di far bere vini ai lavandini. E un’altra lotta che ho in testa: far fare un editto che vieti per le bottiglie di vino classico con il vetro più pesante di sei etti. Un chilo di vetro sono due chili di anidride carbonica nell’aria».


IG2024: la disobbedienza

Tutti i contenuti di Identità Milano 2024, edizione numero 19 del nostro congresso internazionale.

a cura di

Raffaele Foglia

giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose

Consulta tutti gli articoli dell'autore