21-03-2024

La Disobbedienza Giusta: raccontarsi per superare i disturbi alimentari

L'incontro in collaborazione con Fondazione Cotarella: le testimonianze dei ragazzi, i podcast, le esperienze di chi li segue. Con una gran voglia di vivere

L'incontro sulla Disobbedienza Giusta. Da sini

L'incontro sulla Disobbedienza Giusta. Da sinistra Paolo Vizzari, Luca Marchini, Aurora Caporossi, Laura Dalla Ragione, Enrico Parisi, Lucia La Paglia, David Scatolla, Grazia Boccacci, Luna Pagnin, Francesca Finazzi, Alba Toninelli e Ruggero Parrotto (tutte le foto sono Brambilla-Serrani)

Raccontare i propri successi. Ma anche i propri fallimenti. Comunque, parlarne. Per poter affrontare e superare i problemi.

Questa è la Disobbedienza Giusta, quella che ti porta a superare i disturbi del comportamento alimentare. Mai titolo dell’incontro in collaborazione con Fondazione Cotarella moderato da Paolo Vizzari allo spazio L’Arena durante Identità Milano poteva essere più giusto: Alimentarsi di Vita. Partendo dalle esperienze di chi è riuscito a superare questi problemi.

Come Grazia Boccacci. «Difficile spiegare l’emozione che provo. Ci sono persone che mi sono state vicino. Quando non stavo bene, ricevevo dagli amici inviti a uscire, ma io prendevo delle scuse, volevo stare in casa per dedicarmi alla malattia. Ora devo dire grazie a queste persone che sono state con me».

Un momento dell'incontro

Un momento dell'incontro

Una storia che si unisce a quella di David Scatolla, 25 anni. «Da 5 anni soffro, anzi ho sofferto. di disturbi alimentari. Un periodo duro, dove ero timoroso, ansioso, con insoddisfazioni e sensi di colpa. Ringrazio Fondazione Cotarella perché sta credendo in me. Mi sento cambiato, sto continuando a disobbedire, dire no al disturbo alimentare mi ha messo più allegria, forza ed energia».

Luna Pagnin è autrice del podcast Spazio Lunare, personal trainer e attivista per disturbi alimentari: «Anche io ho disobbedito al disturbo alimentare. Ho aperto un podcast per raccontare la mia storia, affinché chi ascolta non si sentisse giudicato, in uno spazio sicuro, senza mai sentirsi fuori luogo».

Altro podcast è La Parte Bella, che è la guarigione: «Circa un anno fa – spiega l’autrice

Storie da raccontare per superare i disturbi alimentari

Storie da raccontare per superare i disturbi alimentari

Alba Toninelli - ho sentito di poter dire “sono guarita”. Così grazie a Fondazione Cotarella è nato il podcast, che porta il racconto di chi ci è passato».

Con Chiacchiere Gourmet, il terzo podcast, si cerca di cambiare prospettiva, come spiega Francesca Finazzi: «Chiacchiere Gourmet nasce da un mio piccolo sogno, che ho raccontato a Dominga Cotarella. Anch’io ho sofferto di disturbi, e mi sono chiesta che ruolo avesse il cibo. Così è nata l’idea di andare a scoprire tramite gli chef l’essenza, il senso del cibo; andare da loro, raccontare il loro mondo, e avvicinare i giovani all’enogastronomia». Per non demonizzare il cibo.

Da un punto di vista terapeutico, il lavoro è altrettanto importante, come sottolinea Laura Dalla Ragione (Psichiatra e Psicoterapeuta, fondatrice della Rete per i Disturbi del Comportamento Alimentare della USL 1 Umbria): «Vent’anni fa ho aperto le prime strutture italiane sui disturbi dell’alimentazione fuori dagli ospedali. Ai tempi quella era considerata una strada molto disobbediente e io fui attaccata. Ora, dopo vent’anni, tutti gli spazi riabilitativi sono fuori dagli ospedali, in spazi vivibili. Per poter costruire un percorso».

L'incontro è stato particolarmente apprezzato dal pubblico

L'incontro è stato particolarmente apprezzato dal pubblico

Uno spazio per tornare a vivere, insieme: questo è Animenta, come racconta la fondatrice e presidente Aurora Caporossi: «È un giardino dove stare insieme, farsi forza e affrontare i problemi. Animenta è un insieme di tante storie, raccontando sui social media la sofferenza. L’obiettivo è di fare in modo che i ragazzi che riscoprano il senso della società. Il problema non è il cibo, ma il valore che esso assume. E c’è il tema delle ricadute».

I temi da affrontare sarebbero davvero tanti. Lucia La Paglia è gastronoma e anche modella: «Sono un po’ il nemico – esordisce con una battuta - C’è un motivo se siamo spinti a parlare qui, tutti noi abbiamo avuto una disobbedienza verso il cibo che ha portato alla vergogna. Di cosa ci vergogniamo? Raccontare la mia storia non è esibizionismo, ma condividere, affinché anche solo una persona possa riconoscersi in tutto questo. Per combattere questa vergogna, c’è l’ascolto».

Luca Marchini, chef di L’erba del Re a Modena, ha fatto entrare i ragazzi “nella tana del lupo”. «Sono stato contattato dal centro diurno dell’Usl di Modena e mi hanno chiesto di parlare di ricette ai ragazzi. Io faccio il cuoco e faccio ricette che servono per creare piatti che piacciono alla gente. Alla fine la mia disobbedienza è stata quella di accentrare l’attenzione non sul piatto e sul mangiare, ma su quello che c’è oltre: sulla parte olfattiva, su quella visiva… Comporre un piatto senza mangiarlo. E ognuno dei ragazzi si è potuto esprimere».

La foto di gruppo a conclusione dell'appuntamento

La foto di gruppo a conclusione dell'appuntamento

Enrico Parisi, delegato nazionale Coldiretti Giovani Impresa, ha poi commentato: «Ho imparato una cosa bellissima, che non esistono errori, ma solo lezioni, e attraverso le lezioni puoi diventare una persona migliore».

A tirare le fila è stato infine Ruggero Parrotto, direttore della Fondazione Cotarella: «Loro, i ragazzi, sono pezzi di un mondo, una comunità. Una delle cose più importanti è che il modello che stiamo costruendo è pensare che non esiste il giovane che sta male e basta, ma c’è un sistema, una comunità che si è accorta del male tardi. Per questo dobbiamo dare ascolto anche alle famiglie, alla comunità, per cercare di affrontare queste situazioni. Anche perché quando uno esce da struttura di cura, se lasciato solo, spesso ricade. Se in questo contesto la famiglia e gli amici non sono accoglienti, questa persona non si salva».


IG2024: la disobbedienza

Tutti i contenuti di Identità Milano 2024, edizione numero 19 del nostro congresso internazionale.

a cura di

Raffaele Foglia

giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose

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