15-03-2024

Luigi Scordamaglia di Filiera Italia e Luca Travaglini di Planet Farms: innovazione e agricoltura a Identità Milano 2024

La diciannovesima edizione del congresso ha ospitato un panel in cui i nostri due ospiti hanno proposto le loro visioni sul rapporto tra tecnologia e produzione alimentare, nel nostro paese e non solo

Sul palco di Identità Milano, al termine del pane

Sul palco di Identità Milano, al termine del panel, da sinistra: Maurizio Trezzi, che ha moderato l'incontro, Luca Travaglini di Planet Farms, Luigi Scordamaglia di Filiera Italia, Paolo Marchi
(Tutte le foto sono di Brambilla / Serrani)

Innovazione a tutti costi od oscurantismo? Produrre in qualsiasi modo per nutrire una popolazione sempre più larga e affamata o restare ancorati alle tradizioni? Un dibattito che è distorto in pose da tifo da stadio. Tutto bianco o tutto nero. Ne parlano sul palco di Identità Milano 2024, introdotti e stuzzicati dal giornalista Maurizio Trezzi, Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia, e Luca Travaglini, co-founder del gruppo Planet Farms.

Ad annunciare le formazioni in campo ci pensa Scordamaglia: «Da una parte ci sono gli oscurantisti, quelli che pensano che le tradizioni siano intoccabili, che per fare agricoltura sostenibile serve l’aratro di legno. Dall’altra gli innovatori, a ogni costo, quelli che pensano che alimentarsi sia ingerire un prodotto fatto di tanti composti chimici per soddisfare gli aspetti nutrizionali. La verità sta nel mezzo, la tradizione è un’innovazione riuscita, ma anche l’innovazione è una disobbedienza fatta però con rigore morale, senza salti nel buio». Da questo punto l’Italia è un caso virtuoso, «facciamo 65 miliardi di valore aggiunto producendo eccellenze e con le emissioni agricole più basse d’Europa, un terzo della Germania, la metà della Francia» e questo anche grazie alla precision farming che utilizza «tecnologie militari, i droni, i satelliti, la geolocalizzazione».

Italia avanti tutta? No, Italia indietro tutta, secondo l’innovatore spinto Travaglini, uno che «da noi mi sono sempre sentito rispondere di no, mentre mi vengono a cercare anche dall’Islanda». Lui conduce un percorso da isolato con il vertical farming della sua Planet Farms, che «sta all’agricoltura tradizionale come la Formula 1 all’automobile». Lui la spiega così: «I vantaggi della nostra tecnologia sono molteplici. Prima di tutto siamo un modello di autosostentamento. Poi utilizziamo fino al 95-98% di acqua in meno, pochissimo terreno, garantiamo un prodotto in totale assenza di chimica, e così le nostre insalate non vanno lavate e conservano tutto l’apporto nutrizionale, hanno shelf life più lunga, e nessuna fermentazione negativa all’interno della busta». Ma non solo: «Andiamo alla ricerca di semi puri, offriamo biodiversità, lavoriamo sulle colture a forte impatto ambientale quali cotone, caffè, lino e grano, vorremmo riportare intere filiere nel nostro Paese». E a chi guarda con sospetto un’agricoltura verticale ad alto contenuto tecnologico Travaglini risponde: «Il nostro non è un prodotto fake, anzi noi andiamo a cercare madre natura al giorno zero».

Stringi stringi l’Italia si è fatta la fama di capofila europea dell’oscurantismo alimentare. «La tecnologia piace ma non quando devi mangiare», dice Scordamaglia, che però ritiene che qualche frenata sia giusta: «Quando l’Italia ha posto dubbi sulle cosiddette carni sintetiche ci hanno detto che eravamo oscurantisti, contrari all’innovazione, ma la nostra posizione ha indotto l’Europa a riflettere e ad approfondire, cosa necessaria quando si parla di un prelievo da un animale vivo sottoposto ella proliferazione cellulare indotta nei fattori di crescita all’interno di un bioreattore». Anche perché «consegnare a quattro multinazionali il controllo del mercato della carne» significa «omologare una serie di prodotti naturali e distintivi, che continueranno a esistere ma diventeranno di élite».

Insomma, c’è bisogno di una comunicazione chiara, «nel cibo la semplificazione non funziona», al di là di entusiasmi e guerre sante. «In Italia quando si vuole ammazzare una cosa la si butta in politica, ma qui destra e sinistra non c’entrano», avverte Scordamaglia. Che propone un green deal agricolo, un patto tra agricoltura e tecnologia che metta l’Italia al centro, per non perdere una delle nostre bandiere identitarie. E detto dal palco di Identità il messaggio è ancora più forte.


IG2024: la disobbedienza

Tutti i contenuti di Identità Milano 2024, edizione numero 19 del nostro congresso internazionale.

a cura di

Andrea Cuomo

Romano ma ora a Milano, sommelier, è inviato del quotidiano Il Giornale. Racconta da anni i sapori che incontra

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