Il Pinot Nero come simbolo di una zona. Come simbolo di un Oltrepò che vuole scrollarsi di dosso quella cattiva reputazione di un tempo, dei “vinelli” frizzanti da basso prezzo.
Una delle principali produttrici che crede fortemente in questa strada è Ottavia Giorgi di Vistarino. E soprattutto pensa che, in questo caso, l’unione faccia davvero la forza, ma bisogna camminare tutti sulla stessa strada, anche se questa potrebbe apparire tortuosa e piena di ostacoli.

I vigneti e la tenuta di Villa Fornace dell'azienda Conte Vistarino
«Noi sosteniamo che
Pinot Nero debba essere sinonimo di Oltrepò Pavese. Vorremmo che, quando si parla di
Pinot Nero in Italia, si pensi subito alla nostra zona, e non altrove. Qui eravamo purtroppo conosciuti solo per i vini quotidiani frizzanti, ma abbiamo un potenziale enorme e soprattutto un grande terroir dalla nostra parte».
Facile da dirsi, meno da comunicare. «Dobbiamo pensare – continua Ottavia Giorgi di Vistarino – che l’Oltrepò è un territorio vasto e variegato. Non possiamo pensare che la prima zona collinare sia uguale alla parte più alta. Basta vedere questi ultimi terreni, per capire che si tratta di una zona naturalmente vocata per il Pinot Nero. Ma questo non esclude le altre aree, dove si possono fare degli ottimi rossi o anche dei rosati».

Ottavia Giorgi di Vistarino con il marito Guido nella loro "casa del Pinot Nero"
D’altronde è noto che l’Oltrepò sia stato un importante bacino per le basi spumanti, non solo nella zona. Ma quindi, si deve puntare al
Pinot Nero spumantizzato o vinificato in rosso? «Noi dobbiamo puntare sul
Pinot Nero a 360 gradi – puntualizza
Ottavia Giorgi di Vistarino – Quindi in tutte le sue espressioni. Perché l’Oltrepò non debba essere una zona di monoproduzione, anche perché molto vasta. Per il
Pinot Nero ci sono cloni diversi e zone diverse a seconda di quello che si vuole produrre. Ma l’importante è che si valorizzi questo importantissimo e prestigioso vitigno».
Un Oltrepò Pavese nettamente diverso da quello dell’immaginario collettivo che lo vede come “serbatoio vinicolo” della vicina Milano.
E farlo capire non è facile. «I nostri spumanti sono per l’80% con Pinot Nero. Quale altra zona d’Italia è così specializzata? Nessuna – insiste Ottavia Giorgi di Vistarino – Questo lo sappiamo dal 1850, abbiamo fatto la storia della spumantizzazione. E questa tradizione non vogliamo “farcela rubare” da sotto il naso».

«Dobbiamo puntare sul Pinot Nero a 360 gradi»
C’è anche un altro aspetto: «In questo momento, se parliamo di
Pinot Nero in Italia, il consumatore pensa prima all’Alto Adige rispetto che a noi. Questo anche per un fattore oggettivo: la media qualitativa del
Pinot Nero vinificato in rosso prodotto in provincia di Bolzano è davvero molto alta. Ma attenzione, noi qui ci stiamo risollevando, ci sono molti giovani che stanno crescendo e che stanno riportando questo vitigno al centro».
Ci vuole tempo e pazienza. Sta di fatto che la Conte Vistarino, negli anni, ha sempre puntato al Pinot Nero, riuscendo a cogliere le varie sfaccettature di questo diamante grezzo.
L’azienda può contare di 150 ettari vitati nella zona di Rocca de’ Giorgi, dei quali cento sono a Pinot Nero. Così nascono quattro etichette di Metodo Classico, per valorizzare questo vitigno nelle sue varie espressioni di spumantizzazione, mentre per il rosso ci sono tre Cru (Bertone, Pernice e Tavernetto), un “base” e un vino, il Costa del Nero, che raccoglie le seconde uve dei tre Cru.

Il Metodo Classico 1865, uno dei vini più importanti di Conte Vistarino
«Se dovessi scegliere due bottiglie per fare capire cos’è il
Pinot Nero in Oltrepò Pavese – conclude
Ottavia Giorgi di Vistarino – proporrei il
Metodo Classico 1865 e, per il rosso, uno dei tre Cru a seconda dell’annata, per fare capire l’enorme potenzialità di questo vitigno».
Il 1865 si chiama così perché ricorda la data del primo spumante secco realizzato con Pinot Nero in Italia, vinificato in collaborazione con la Gancia. Si tratta di un Metodo Classico, Pas dosé, con almeno 50 mesi di permanenza sui lieviti, che gli conferisce complessità olfattiva ma anche una grande eleganza: la finezza è sicuramente un “fil rouge” per la cantina Conte Vistarino, che sa esaltare le acidità senza mai farle diventare aggressive.

I tre Cru di Pinot Nero vinificato in rosso: Pernice, Bertone e Tavernetto
Per i tre Cru,
Bertone,
Pernice e
Tavernetto, il focus riguarda le zone di provenienza. Tutti e tre hanno caratteristiche differenti, seguendo soprattutto l’andamento dell’annata. E così, come spiega anche
Ottavia Giorgi di Vistarino, il
Bertone nelle annate 2017 e 2018 è completamente differente.
Ma d’altronde, è la bellezza del Pinot Nero. E del fare vino senza compromessi.