Viviamo nell’era degli slang e dei neologismi. Ogni tanto se ne abusa ma il termine mixtronomy, coniato da Flor de Caña - l’azienda nicaraguegna che produce rum di qualità - è quanto mai azzeccato. La nuova parola fonde, assai efficacemente, i termini mixology e gastronomy per rappresentare la contaminazione, ormai molto diffusa, fra questi due mondi. Il denominatore comune si costruisce su due concetti: la grande abilità da parte dei bartender di utilizzare tecniche apprese dagli chef per la preparazione dei loro cocktail (estrazioni distillazioni, preparazioni sottovuoto e molecolari) e il sempre più frequente abbinamento a tavola fra grande cucina e cocktail. Il pairing a cena con longdrink, aperitivi e shakerati, va di moda ma richiede creatività, barman abili e prodotti eccellenti.
Elementi tutti ritrovati e perfettamente assortiti, nella serata organizzata da
Flor de Caña da
Spazio Milano, l’avamposto di
Niko Romito e della sua
Accademia con terrazza a vista su Piazza Duomo. Quattro le portate uscite dalla cucina, altrettanti i drink preparati con il “ron” (alla spagnola) dell’azienda nicaraguegna, che da cinque generazioni offre al mondo degli intenditori un rum schietto, sincero, robusto e decisamente interessante. Distribuito dalla genovese
Velier, il distillato della famiglia
Pellas incrocia la sua storia proprio con la città ligure.

Spazio Milano durante la serata
Da qui partì, nel lontano 1875,
Alfredo Francisco Pellas Canessa, giovane di belle speranze che si stabilì in Nicaragua a Chichigalpa dopo aver contribuito alla costruzione della Panamericana e iniziò la produzione di canna da zucchero e la sua distillazione. Alle pendici del vulcano San Cristobal, che regala terreni particolarmente fertili e ricchi di minerali, i suoi discendenti oggi producono, utilizzando solo energia da rinnovabili, un rum autentico, senza aggiunta di zucchero o di altri additivi. Invecchiato in botti ex Bourbon a queste latitudini – quindi con la spada di Damocle dell’
Angel Share – è poi commercializzato in 80 Paesi del mondo.

Mauricio Solórzano, global brand ambassador di Flor de Caña, con Dom Costa, mixology manager di Velier
Alla serata milanese, sotto la guida di
Mauricio Solórzano -
global brand ambassador Flor de Caña - sono stati serviti tre cocktail e degustati due rum della collezione
Ultra Premium: il 18 anni e il raro 25. Nel
Flor & Ginger, la Ginger Ale si abbina al rum 7 anni per un perfetto predinner, fresco e dissetante e non banale. Con il
Rombo, maionese alle erbe e lattuga marinata proposta dal team di
Spazio guidato da
Gaia Giordano, l’abbinamento scelto è stato con il
Flor Collins, preparato con rum bianco 4 anni, lime, sciroppo di zucchero di canna e soda water. Più muscolare la versione caraibica del
Manhattan: Flor de Caña 12, aromatic bitter, zucchero e scorza di agrumi che ha esaltato le
Mezze maniche al ragù di pesce, olive e origano.

La versione caraibica del Manhattan (Flor de Caña 12, aromatic bitter, zucchero e scorza di agrumi) ha esaltato le Mezze maniche al ragù di pesce, olive e origano
E per finire i due pezzi forti della collezione. Il primo è il
Flor de Caña 18 anni servito con il classico dessert di
Spazio Milano a base di meringa, panna e frutti di bosco. Qui la potenza del terreno vulcanico da cui proviene la canna da zucchero, i profumi primari di frutta secca, miele e in coda di toffee e caramello che arrivano dal lungo affinamento in botte si sprigionano in un crescendo di emozioni.
Ancora più deciso il 25 anni, un prodotto quasi mistico se si pensa che una botte da 100 litri, affinata in clima tropicale, regala, dopo un quarto di secolo di invecchiamento, una frazione infinitesimale di prodotto, circa 11-12 litri di distillato. Una chicca. Gli archi sono ampi, le note del legno più smussate ma ben presenti con vaniglia e cacao al naso, il gusto è possente, cremoso e molto elegante. Un rum eccellente, emblema non solo dell’azienda ma di una intera nazione.