Miscelazione e ristorazione vanno a braccetto da diverso tempo, in molteplici modi e rendendo possibile un dialogo che una ventina di anni fa sembrava impensabile almeno qui in Italia. Un dialogo che va oltre le competenze di chef e bartender, ma che abbraccia anche gli stessi produttori di distillati e in particolar modo, di spirits come il gin. Considerato una tela su cui dipingere un bouquet di botaniche che rispondano al proprio gusto, diventa nelle mani di uno chef e di imprenditori affermati, un’occasione per riscrivere l’alfabeto del palato e dare concretezza al rapporto tra cucina e bar.
La start up Presobene Gin firmata dalla famiglia Presezzi e affidata alla primogenita Beatrice, vuole essere una risposta concreta a un gap nel mercato dei superalcolici ovvero quello di offrire un London dry gin da pasto, che possa essere bevuto in purezza oppure sapientemente miscelato. Al fine di trovare le giuste botaniche è stata chiamato in campo Stefano Grandi, chef milanese con trascorsi nelle cucine di Sadler e Il Luogo di Aimo e Nadia, che ha messo in campo la sua filosofia di cucina per disegnare un prodotto che potesse sposare il concetto di mediterraneità e di cucina liquida.

La bottiglia disegnata dall'architetto milanese Ivo Redaelli, un oggetto di design e da collezione
Una scelta controcorrente, ma che permette di dare una dimensione gastronomica al distillato e permettere di dare una risposta al trend di “bere meno ma bere meglio”.
Sicuramente la contrazione dei consumi e le innumerevoli etichette che sono attualmente sul mercato non sono un facilitatore per un’attività che muove i primi passi. Ma la carta vincente che viene messa in campo è quella della qualità senza compromessi, ovvero puntare sulle migliori materie prime sul mercato e affidarsi anche alla professionalità e alla sensibilità di architetti come Ivo Redaelli che ne ha curato il design della bottiglia. Equilibrio, trasparenza, luce, il vetro è stato modellato per restituire un concetto di movimento e allo stesso tempo, donare eleganza alle bottigliere dei migliori cocktail bar italiani e internazionali.
In occasione della presentazione alla stampa del gin e con la collaborazione del bar manager Abi El Attaoui di Ceresio 7, si è approfondito quanto la messa a punto della ricetta sia fondamentale per restituire all’assaggio un’armonia naturale e un equilibrio dato dall’utilizzo di frutti, fiori, legni e spezie. Il tutto bilanciato da una sapidità di testa dovuta al cappero di Salina e al sale di Cervia.
Come sottolinea Beatrice Presezzi: «Presobene Gin è molto più di un nome: è una dichiarazione d’intenti, il punto di partenza di un progetto nato per far vivere un’emozione autentica a chi sceglie di assaggiarlo».
I drink proposti durante la presentazione sono proprio stati un esempio della versatilità di questo nuovo gin, che non ha perso la sua identità all’interno di drink particolarmente azzeccati. L’apertura è stata con Martino dove il gin si accompagna al vermouth rosso, l’aceto balsamico e il marsala, acquistando delle note profonde di frutta rossa. Molto più fresco e sapido è Hinoki grazie allo shiso e lime keffir, il sake di yuzu e la tonica mediterranea. Un omaggio invece a un grande classico come il Martini è il PresoTini dove un gin aromatico e non secco trova invece struttura e convince grazie a un vermouth ambrato al cappero, lo sherry amontillato e l’orange bitter.

L'interpretazione in miscelazione del nuovo London dry gin è stata firmata dal bar manager di Ceresio 7, Abi El Attaoui
In una chiara dichiarazione d’intenti,
Beatrice Presezzi ammette che: «Siamo solo all’inizio, ma vedere che già grandi nomi stanno credendo in Presobene è una conferma che ci emoziona e ci responsabilizza. Significa che quel potenziale che avevamo intravisto fin dall’inizio oggi è riconosciuto anche da chi vive questo settore con esperienza e visione. E, lo ammetto, per noi è un segnale potente: non avevamo dubbi, ma sentirlo riecheggiare dagli altri dà ancora più forza al nostro percorso».
Oggi le intenzioni di Presobene Gin sono quanto mai chiare ovvero quella di offrire al mondo della ristorazione e miscelazione, quell’occasione di esplorare nuovi territori e abbinamenti che rendano ancora più sottile il confine tra piatto e bicchiere.