Shake & shock

19-10-2025

Cos'è Mesccia, il nuovo rum del principe Alberto di Monaco

Il progetto è nato dalla collaborazione tra il sovrano monegasco e Luca Gargano, patron di Velier. S'ispira alla "miscela" – mesccia in dialetto ligure – diventata prodotto tradizionale monegasco, e ha l'avallo dalla locale sezione di Slow Food

La presentazione del ruhm Mesccia nel cuore del Pr

La presentazione del ruhm Mesccia nel cuore del Principato di Monaco

Gli yacht lunghi come un campo da calcio, ancorati alla banchine. I bolidi di Formula 1 che accelerano nel Tunnel dopo aver affrontato lo strettissimo tornante del Grand Hotel Hairpin. Gli sfarzi del Casinò e i vip che passeggiano in Boulevard des Moulins. E un Centro Ospedaliero intitolato alla memoria di Grace Kelly. Questo è il Principato di Monaco: mondano, ordinato, esclusivo, trés chic e riservatamente elegante. Qui, quasi nascosta, al civico 9 di Rue de la Turbie, c’è una distilleria, L'Orangerie. Chi lo avrebbe mai detto? Dietro una vetrina che potrebbe confondersi con quella di un rigattiere o di una cartoleria, si erge, scultorea, la figura in rame di un alambicco Kothe da 400 litri. È in questo luogo, unico e inaspettato, che si concretizza il progetto, voluto e promosso personalmente dal principe Alberto di Monaco, di Mesccia che lo ha voluto personalmente presentare alla stampa monegasca, francese e italiana in un incontro avvenuto al Théatre du Fort Antoine. Un’iniziativa realizzata grazie alla preziosa collaborazione di Luca Gargano, patron di Velier e massimo esperto al mondo di rum.

Il principe Alberto di Monaco si è dedicato personalmente al progetto e alla sua presentazione

Il principe Alberto di Monaco si è dedicato personalmente al progetto e alla sua presentazione

Per comprendere la genesi occorre fare un passo indietro di quattro secoli. Era il 1600, anno più anno meno, quando a Montecarlo - all’epoca centro di scambi e approdo delle navi genovesi provenienti dai Caraibi – usava mescolare rum con vermouth, marsala. Una miscela – mesccia in dialetto ligure – diventata ben presto prodotto tradizionale monegasco, bevuta allungata o insieme al succo degli agrumi che crescono sui pendii che circondano l’attuale Principato. Il passare degli anni ne ha stemperato il ricordo e fatto perdere le tracce. Sino a quando, insieme a un gruppo di imprenditori locali, il principe Ranieri II ha voluto riportarlo in auge.

«La cultura monegasca è un mix di influenze, francesi, genovesi, corse. Con Mesccia le vogliamo riunire in un prodotto qualitativamente eccellente per mostrare il legame del nostro piccolo territorio con le tradizioni agricole e le pratiche artigianali come quella della distillazione. E’ un’eredità che abbiamo ricevuto e vogliamo continuare a perpetrare».

Luca Gargano, patron di Velier, si dedica ai progetti speciali e alle collaborazioni che rendono ancora più unico il catalogo degli spirit che distribuisce

Luca Gargano, patron di Velier, si dedica ai progetti speciali e alle collaborazioni che rendono ancora più unico il catalogo degli spirit che distribuisce

Chiara la volontà, promossa anche dalla locale sezione di Slow Food, di mantenere un patrimonio di tradizioni, preparazioni e prodotti locali. I già citati agrumi: limoni, arance, pompelmi, il frutto della carruba, l’olio, sono specchio del modo di vivere e di una cultura di comunità da tramandare come patrimonio alle future generazioni. Partorita l’idea il passaggio alla parte attuativa richiedeva il cosiddetto know how. Ed ecco entrare in scena Luca Gargano. «Replicare la Mesccia del 1600 mi pareva anacronistico. Cosi come realizzare un anonimo spicy rum. Siamo a Monaco, il Principato più famoso ed esclusivo del mondo. Il requisito della qualità doveva essere assolutamente garantito. Ho pensato di proporre quello che mi è apparso subito come l’uovo di Colombo: utilizzare la canna da zucchero migliore del mondo per produrre un rum, fermentarla e distillarla una prima volta nei Caraibi».

La scelta è caduta sulla varietà Crystalline, coltivata a Saint-Michel-de-l’Attalaye nella zona nord occidentale di Haiti. Biologica per definizione (non esistono prodotti chimici sull’Isola), non ibridata, raccolta a mano è trasportata a dorso di mulo per essere poi pressata dolcemente in un piccolo mulino. Il succo è fermentato naturalmente, con lieviti autoctoni. Viene distillato una prima volta a bagnomaria nell'alambicco Mueller, alimentato a legna, di Sajous, lo stesso utilizzato per la produzione del famoso Clarain. Il risultato è un distillato di poco meno di 30° di volume alcolico che è messo in fusti e trasportato a Monaco.

«In terra monegasca, alla distilleria del mio amico e master distiller Philip Culazzo – spiega Gargano - avviene la seconda distillazione dove si eliminano teste e code per tenere solo il cuore del liquido. Il prodotto finale è Mother Mesccia, un rum bianco imbottigliato a 46° gradi, nato ad Haiti e sbocciato a Montecarlo».

Il passato e il futuro: la storia della Mesccia a confronto

Il passato e il futuro: la storia della Mesccia a confronto

Intensità e purezza, il dna della canna Crystalline riportato integralmente nel bicchiere, aromi di agrumi e frutta fresca tropicale, sentori erbacei un’eleganza con pochi uguali. Il percorso, racconta Gargano – però non finisce qui.

«Era impensabile mescolare liquori a questo distillato di altissima qualità. Per questo abbiamo deciso di recuperare botti ex vermouth per mettere a dimora il rum. Adesso non resta che attendere qualche anno per poter gustare la nuova Mesccia». La creatività e la curiosità di Gargano e del team non escludono future sperimentazioni. Si potranno usare altre tipologie di canna da zucchero caraibiche e nuovi legni per l'affinamento. Di certo ora oltre agli yacht, alle fuori serie e ai vip, Monaco può contare su un rum di première classe, un distillato regale da far apprezzare in tutto il mondo.


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Maurizio Trezzi

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Maurizio Trezzi

Giornalista professionista, classe 1966 con una laurea in Fisica e, oggi, docente in IULM e comunicatore. Cultore del bello e del buono, attento osservatore della società e dei suoi cambiamenti, appassionato e commentatore televisivo di golf. Amo e racconto il cibo, quello schietto, vero e senza fronzoli. Scrivo di luoghi, persone, vino, rum e distillati e, quando capita, di politica

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