Il dibattito è aperto. E il confronto fra le posizioni tutto da valutare. Ad aiutare la comprensione del fenomeno “low alcol” nella mixology e nel mercato degli spirits è arrivato l’incontro "Shake the trend: mixology e low alcol, visioni a confronto", che ha riunito professionisti ed esperti in occasione del lancio, all’Hotel Indigo di Milano, di Santa Ana Pomelò Gin, la seconda etichetta firmata Santa Ana, distribuita in Italia da Rinaldi 1957.
I dati presentati da Paolo Antonini di Circana evidenziano una controtendenza. Il settore degli spirits registra un lieve calo (-2%) di vendite mentre il gin continua la sua crescita con un +5%, rispetto allo scorso anno. Paolo Porcelli di TradeLab, ha indicato una tenuta sostanziale delle propensione degli italiani al consumo di spirits e cocktail nel “fuori casa” dove il 70% dei cocktail consumati nel 2024 sono “long drink” e 1 consumazione su 5 ha il gin come ingrediente base. Il dato sui cui riflettere sono le scelte che si orientano sempre più verso proposte a più basso contenuto alcolico. È l’effetto di una maggior attenzione dei consumatori alla qualità e al bere consapevole e moderato, senza la rinuncia al gusto. Valentina Ursic – direttore Marketing di Rinaldi 1957 – ha parlato di “well-spirit” cioè di un nuovo approccio a cocktail e distillati per un edonismo consapevole. Una modalità positiva che vuole interpretare questo momento come una grande opportunità di evoluzione creativa. Queste tendenze sono una leva di sperimentazione e innovazione per i barman come confermato da Corey Squarzoni, bar manager di Ugo Cocktail Bar.

Uno dei drink low alcohol presentati durante la serata e a base di gin Santa Ana Pomelò
Fatto il punto della situazione del mercato degli spirits è giunto il momento di presentare il nuovo
Santa Ana Pomelo Gin, seconda versione dell’elegante distillato di ginepro con l’anima nelle Filippine, gli ideatori sono la famiglia proprietaria della
Bleeding Heart Rum Co, l’azienda creatrice del rum
Don Papa, e il cuore in Francia, nella regione della Charente dove viene prodotto. La bottiglia è raffinata e preziosa. L’etichetta è ispirata al locale
Santa Ana di Manila, cuore pulsante della vita notturna degli anni ‘20 e ‘30, luogo di incontro di artisti, intellettuali e viveur e tempio dello swing e del charleston. Dopo la Floreale, la prima release ottenuta addizionando alle classiche botaniche anche 4 essenze della foresta pluviale (ylang-ylang, alpinia e le note citriche a agrumate del calamansi e del dalandan), ecco il Santa Ana Pomelò: sedici botaniche pregiate, tanti agrumi sia tropicali sia mediterranei, con il pomelo a fare da pivot, un frutto molto presente nelle colture delle Filippine, apprezzato per la polpa rosa e il gusto dolce e delicato. Anche in questa seconda proposta
Santa Ana sono presenti il calamansi, lime filippino dal gusto pungente, e l’arancia dalandan. Le note di zenzero e pepe aggiungono calore e profondità, insieme alle classiche botaniche. Santa Ana Pomelò è prodotto con la distillazione sottovuoto, come si usa nella profumeria, per estrarre delicatamente i profumi sottili senza alterarli e regalare un gin setoso, brillante, speziato e vivace. In assaggio nei cocktail preparati da
Mattia Schiaretti e
Luca Redolfini, bartender del
Choice Cocktail Bar di Parma, è subito piaciuto per la freschezza che fa tanto estate e la capacità di entrare in drink più strutturati e complessi.

Santa Ana Gin e Santa Ana Pomelò sono i gin delle Filippine in distribuzione da Rinaldi 1957
Il
Lost Around è avvolgente e deciso, preparato con Santa Ana Pomelò, liquore al chinotto e di vino di mela e pera acidificato. Le note più acide degli agrumi si ritrovano nel
50% SKL con Santa Ana Pomelò, liquore alle mele e lime, kiwi, sedano chiarificati con kefir. Entrambi sono cocktail “low alcol” dove freschezza e facilità di beva sono apprezzabili tanto quanti un classico gin tonic.
«Vogliamo contribuire – ha concluso Valentina Ursic – a un ripensamento dei cocktail grazie a distillati premium che valorizzino ingredienti naturali, locali e senza zuccheri o coloranti artificiali. Così si può dare ai clienti più attenti un’ottima alternativa ai drink più alcolici ai quali siamo tradizionalmente abituati».