Se il 13 maggio per i “comuni mortali” non è una data da segnarsi in calendario, per i professionisti e gli appassionati di miscelazione è il World Cocktail Day, la celebrazione della prima definizione data al cocktail nel lontano 13 maggio 1806 nella rivista dello stato di New York, The Balance and Columbian Repository. Dalla definizione di allora come bevanda rinvigorente composta da qualsiasi tipo di distillato, acqua, bitter e zucchero; oggi i cocktail sono celebrati in tutto il mondo tra classici e ricette più creative che sono espressione del talento di bartender in grado di raccontarsi in un “sapere miscelato”.
Proprio per celebrare il “cocktail” senza dimenticare quanto l’italianità sia presente in modo importante sia in termini di produzione di distillati sia di professionisti che dominano le classifiche internazionali; abbiamo chiesto a barman italiani all’estero qual è il cocktail con cui celebrare la giornata odierna. Non si può parlare di miscelazione senza parlare di classici e di uno, in particolare, che è il cocktail più amato dai barman, un banco di prova di equilibrio, professionalità ed eleganza a cui ogni bartender si sottopone più e più volte nella propria carriera: ovvero il Martini cocktail. A darci una visione personale di questo drink due grandi maestri della miscelazione contemporanea, che hanno fatto del loro carrello Martini un’icona riconosciuta a livello internazionale.

Il carrello Martini del Connaught Bar è tra le esperienze più iconiche e che meglio celebrano questo grande classico. Perrone e Bargiani hanno studiato cinque diverse spezie con cui l'ospite può personalizzarlo: lavanda, coriandolo, fava tonka, cardamomo e una speciale "dr. Ago". Foto credits: Christian Banfield Ph
Parliamo del
Connaught Martini del
Connaught Bar di Londra e firmato da
Agostino Perrone e Giorgio Bargiani. A raccontarci di questo classico e di cosa rappresenti per loro proprio i due protagonisti.
Agostino Perrone, director of mixology al
Connaught, ci svela che «il cocktail Martini è un’icona di glamour che appartiene a molti tempi, motive per cui è ormai senza tempo. È un drink che continua ad evolvere non solo nell’immaginario delle persone ma anche nel mondo del bar, grazie alla sua versatilità che permette una continua personalizzazione del drink a seconda di gusti e tendenze del tempo in cui si circoscrive. Per noi, al
Connaught, è soprattutto un modo di stabilire una connessione con i nostri ospiti, conoscerne le esigenze e i gusti, e quindi cucire un’esperienza su misura. Partiamo da un drink che di per sé è già iconico per andare a coinvolgere l’ospite e renderlo parte integrante dell’esperienza. Dalla scelta della base, alla scelta del bitter aromatico che dà quella nota fragrante aggiuntiva in base al gusto o all’umore, la scelta della garnish e poi la creazione stessa del cocktail sul trolley che culmina con il pour teatrale – tutto contribuisce a uno spettacolo collettivo. Per noi questa è una routine che non smette di creare conversazioni e conoscenze incredibili. Ogni Martini è unico perché unici sono il momento e l’ospite per cui lo creiamo».
Giorgio Bargiani, assistant director of mixology, sottolinea inoltre come sia «interessante guardare a come l’evoluzione del Martini rifletta l’evoluzione del gusto nel tempo a livello internazionale. Nella ricetta originale la componente di Vermouth era molto più importante rispetto alle quantità di oggi perché preferita dal palato dell’epoca. Nel ‘900 poi assistiamo a un boom del Martini, un vero e proprio simbolo di sofisticazione. Dal "three-Martini-lunch" dei business executives di New York alla popolarità trovata grazie a Ian Fleming e altri scrittori e artisti. In questi anni la componente del distillato, gin o vodka o entrambi, continua ad aumentare a discapito del Vermouth, a riflettere una tendenza sempre più verso il gusto del "dry". Passiamo poi da decadi di eccentricità se così vogliamo definirla in mixology - in cui nascono nuovi twist sul Martini diventati poi classici moderni, dal Porn Star Martini all’Espresso Martini, a testimonianza di un gusto più indulgente di quel periodo. Adesso siamo improntati ad un ritorno ai classici, in cui innovazione e ricerca sono più avanzate che mai ma tendono alla ricerca di una qualità più elevata ed essenziale, senza strafare. Il dna dell’originale rimane, così come il gusto per il dry, ma la tendenza a personalizzare la ricetta a seconda di stile, ingredienti e gusto locali, e della creatività del mixologist, insieme all’attenzione al servizio, hanno aperto le porte a quella che possiamo davvero considerare l’epoca d’oro del Martini cocktail».

Il Sips di Barcellona è tra i locali attualmente più sperimentali della città, a cui Simone Caporale e Marco Alvarez hanno aggiunto una nuova apertura Essencia, in cui vivere un percorso attraverso i drink simile al menu degustazione di un ristorante
Per parlare di Martini non mancano gli interlocutori tra gli italiani all’estero e sicuramente, con la sua creatività ed estro, non è da meno
Simone Caporale di
Sips a Barcellona: lui propone un
Two Steps Martini. Il titolo stesso racconta il servizio del drink, come spiega
Caporale: «Viene versato da una bottiglietta e il bicchiere da cocktail riempito due volte. In questo modo ci assicuriamo che sia completamente freddo entrambe le volte grazie a un passaggio diretto dal freezer a -7°C».
A Hong Kong invece, Lorenzo Antinori di Bar Leone ci racconta il Filthy Martini, un Martini “sporcato” di vodka con smoked olive brine e smoked olive; una ricetta che rispecchia appieno lo spirito del suo Bar Leone ovvero una costante dichiarazione d’amore per la sua Roma e il quartiere Trastevere. Ma, ancor di più, un format che mette al centro la sua personalità e la forte identità di un locale che sa distinguersi per professionalità ma con quel tocco di ironia che diventa intrattenimento per l’ospite.

Informale e vivace Bar Leone è un angolo di Roma nel quartiere Central di Hong Kong. Un format vincente che ha conquistato in poco meno di due anni dalla sua apertura non solo il primo posto nell'Asia's 50 Best Bars ma anche il secondo posto nella classifica mondiale
A chiudere questa carrellata di drink iconici da tutto il mondo, abbiamo pensato di fermarci alla voce creatività grazie a due cocktail proposti da
Davide Norcini, dietro il bancone sia del
Dr. Stravinsky sia del nuovo membership club
Dr Stravinsky’s Parfumerie. A lui abbiamo chiesto un drink tra i più best seller dell’attuale drinklist ovvero il
Coffee Break, un tributo concettuale all’Irish Coffee ma completamente privo di quegli ingredienti che sono alla base della ricetta classica ovvero caffè e irish whiskey. Il drink è infatti un sofisticato gioco di illusioni, in grado di rievocarne l’aspetto e l’amore ma senza mai toccare il caffè. Il sapore tostato viene ricreato grazie alla cicoria e a “cafake”, un liquore artigianale a base di spezie selezionate che simula le note del caffè in modo sorprendentemente fedele. A completare l’esperienza, una spuma vellutata realizzata con burro artigianale, che aggiunge rotondità e struttura al sorso. Un cocktail che esplora con eleganza l’equilibrio tra amaro, dolce e speziato, sfidando le aspettative e stimolando i sensi.

Dr. Stravinsky, situato nel cuore del quartiere Born di Barcellona, è un craft bar dove tutte le preparazioni sono artigianali firmate dal team di bartender diretti da Cesar Montilla. Un luogo in cui la storia – la location è infatti un'antica farmacia – si sposa perfettamente con le moderne tecniche di miscelazione e una creatività vivace
Che siate a casa a miscelare un buon Negroni o nel vostro bar del cuore, che sia un ottimo
World Cocktail Day sempre all’insegna del bere consapevole e responsabile.