12-06-2023
Lo chef Mauro Colagreco e uno dei piatti del suo menu dedicati ai frutti che più ci ha colpito: Zucchina e pagro
Chi scrive si sta convincendo sempre di più che i più grandi ristoranti sono tali soprattutto per una questione di ritmica. Proviamo a spiegarci: mangiare un ottimo piatto, persino un piatto eccelso, non è ormai così difficile, basta sapersi orizzontare di fronte a un'offerta sempre più ricca di qualità e stili diversi; già trovare un ottimo servizio, empatico e professionale insieme, è più difficile, ma diamo per scontato che un locale di valore sia tale anche perché in sala tutto gira bene o addirittura a meraviglia, dunque non è questo il ritmo al quale stiamo facendo cenno. Ci riferiamo invece a qualcosa di meno scontato e che ha a che fare con le emozioni: gli indirizzi top sanno coinvolgere il commensale in un racconto che avvince (pure) perché perfettamente scandito. Serve un concetto di base e che sia forte, come una sceneggiatura coerente e fitta d'idee; poi, proseguendo col parallelo cinematografico, occorre uno sviluppo narrativo che abbia non solo una cadenza armonica e costante, ma che disponga di un'articolazione interna definita, efficace, che ha lo scopo di rendere più accattivante il procedere del pasto, fino alla resa dei conti conclusiva, ce lo insegna il cosiddetto paradigma hollywoodiano o paradigma di Syd Field. A volte si dice che non si può giudicare un tal ristorante secondo i banali criteri di qualsiasi altro, perché appartiene al ristretto novero di quelli che offrono, più che cibo&vino, una vera e propria esperienza (ormai lo si dice anche troppo spesso, è diventata un'etichetta da appiccicare qua e là senza distinzioni di sorta). Ecco: quando tale attribuzione corrisponde al vero, ossia realmente il pasto è un'esperienza, è perché si viene avvinti da un intreccio-degustazione perfettamente calibrato, in cui le aspettative trovano piena corrispondenza ed esito finale.
Nel Giardino Rosmarino
Era così per il menu dedicato ai fiori, lo avevamo narrato qui. Lo è forse persino di più per quello che vede come protagonisti i frutti. Contribuisce, in questa percezione di piena veridicità del racconto, l'aver fatto precedere al nostro pranzo una visita al Giardino Rosmarino, uno dei sei orti - cinque sono a Mentone, uno a Castillon: 5 ettari in tutto - che assicurano al 70-80% le necessità vegetali del ristorante, «potremmo anche fare di più, ma non vogliamo spezzare il legame con i coltivatori dell'area che ci forniscono le loro eccellenze da tanti anni», ci spiegano.
Vista su Mentone dagli orti di Giardino Rosmarino
La villa - ormai un rudere - dei reali del Belgio, a Giardino Rosmarino. Il progetto è farla diventare la guest house del Mirazur
Qui nel Giardino tutto è coltivato in permacoltura e biodinamica, ricorrendo a principi naturali, come l'associazione tra specie, l'una che è geneticamente portata a difendere l'altra dai parassiti, tipo fragole-cipolle oppure mais-zucca-fagioli. Gli orti appaiono disordinati, ossia sono reali: non c'è nulla che occhieggi alla photo opportunity, quando si coltiva davvero. L'acqua che serve a dissetare la vegetazione è sorgiva, proviene da Grimaldi, versante italiano. A un certo punto, in una specie di radura tra i terrazzamenti, ombreggiata dagli alberi, spunta un punching ball appeso a un ramo, piuttosto consunto: lo usa lo chef, al mattino, per scaricare lo stress.
Il punching ball di Colagreco
Ora tutta la sequenza dei bocconi, nelle foto di Tanio Liotta.
Taco di semi di chia con tartare di carne e cedro confit
Granola (amaranto, sesamo) e foie gras
Sfere di cetriolo con panna acida, caviale e aneto
Barbajuan ripieni di zucchine, ricotta e yuzu
Cubo fritto alla crema di anguilla affumicata con pomelo
Il pane
Green: pisellini freschi, kiwi, erbe aromatiche e crema di clorofilla
Taccole: ceci verdi, taccole, gamberoni viola di Sanremo, lardo di Colonnata, una versione dell’aguachile
Fave e borragine: tartelletta con fave, pistacchi, robiola e borragine
Asparagi e pompelmo: asparagi verdi di Sylvan Erhardt, salsa olandese al pompelmo rosa, riduzione di pompelmo rosa, alloro, tartare di asparagi e pompelmo
Fagioli di Pigna e calamaretti di Villefranche, salsa di sesamo bianco e fondo di maiale
Zucchina e pagro: cannellone di zucchina, pagro, salsa di zucchine e ajo blanco
Il piccione...
Olive e piccione: piccione della Dordogna, olive taggiasche, cipolla di Charlotte ripiena di piccione, olive e ciliegia
A parte, un raviolo ripieno di piccione in brodo di olive
Limone e menta, con crema soffice di formaggio di pecora
Fragola e acacia: fragole, acacia fresca e in tempura, crema di acetosa
Gita fuoriporta o viaggio dall'altra parte del mondo? La meta è comunque golosa, per Carlo Passera
di
classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera
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Il panorama al tramonto dal ristorante Ceto, The Maybourne Riviera a Roquebrune-Cap-Martin
Gita fuoriporta o viaggio all’estero? La meta è comunque golosa. Lo è perlomeno per il nostro Carlo Passera, alias Carlo Mangio. Un cibo succulento le sue parole, che stimolano curiosità e salivazione, pensieri limpidi, tanta sostanza per una delle penne più interessanti del panorama gastronomico nazionale