24-07-2025

Roy Caceres senza confini: tra Occidente, Italia e Oriente, l'ascesa di un grande chef

All'Orma di Roma perfeziona sempre più una sintesi mirabile tra suo vissuto personale, contaminazioni e creatività fertile. Così può proporre una tavola che va in profondità, bombarda di stimoli gustativi, regala una esemplare complessità controllata

Roy Caceres ritratto da Sara Scanderebech

Roy Caceres ritratto da Sara Scanderebech

C’è un piccolo filone di enorme fertilità che riguarda gli chef d’origine sudamericana in Italia, dalla messicana Karime López a Firenze all’uruguagio Matias Perdomo a Milano, dal peruviano Alexander Robles a Torino all’argentino Paulo Airaudo (basato a San Sebastian, ha ora aperto pure a Firenze e Venezia), al connazionale Mariano Guardianelli a Rimini, fino ai due colombiani, Roy Caceres a Roma e Juan Camilo Quintero che presto lo raggiungerà nella capitale. È come se un’anima latina – stile fratelli separati dall’oceano – animasse connessioni che sposano materie prime diversissime ma che ritrovano una matrice comune; in fondo, da dove arriva il pomodoro, coperta di Linus totale per noi italiani? Ma una qualche matrice comune si (ri)trova soprattutto nell’utilizzo di tali ingredienti: la centralità del vegetale lavorato (i cereali come base, i legumi come apporto proteico), i parallelismi conseguenti (pensiamo alle empanadas, alle arepas), l’integrazione tra acidità e dolcezza, la convivialità a tavola e dunque il cibo come rito sociale… Discorso lungo, che qui vale la pena solo evocare poiché reduci – è passata qualche settimana fa, per dire il vero – da una cena strepitosa all’Orma di Roma.

La sala di Orma a Roma

La sala di Orma a Roma

Roy Caceres ci ha sorpreso per la profondità con cui ormai sa ordire un tessuto connettivo tra il suo vissuto (oltre alle origini bogotane vanta un nonno siriano, il che gli ha dischiuso fin da piccino le porte a un’influenza mediorientale che a sua volta dialoga da secoli con quella mediterranea) e il suo presente; va oltre il gioco più ovvio, il fruttato-salato che dai tropici andini o amazzonici rimbalza idealmente in Sicilia; va oltre o per meglio dire lo calibra con ancor più compostezza attraverso una perfetta complessità controllata. Così, il bombardamento di stimoli gustativi – a volte più concentrati, altre volte maggiormente soffusi - che ne deriva è quello tipico dei grandi ristoranti d’autore, quale Orma è diventato. Caceres fa tutto questo con una padronanza che non gli riconoscevamo prima, aiutato in ciò dal duo di sous Pier Mario Fiengo e Giovanni Oliveri, che condividono il suo stesso approccio ma partendo da prospettive diverse poiché filtrato attraverso identità registrate all’anagrafe sulla sponda opposta dell’Atlantico.

Per pulirsi le mani, al posto delle consuete velette inumidite, un batuffolo naturale di cotone, che arriva direttamente dall'orto di Ardea

Per pulirsi le mani, al posto delle consuete velette inumidite, un batuffolo naturale di cotone, che arriva direttamente dall'orto di Ardea

Caceres nell'orto di Ardea

Caceres nell'orto di Ardea

È aiutato anche – ma qui dagli apporti di idee veniamo a quelli più funzionali – dal grande orto sperimentale che Roy ha creato vicino a Roma, ad Ardea, e che oggi rifornisce Orma di buona parte del suo fabbisogno veg. Il fatto è che (per via dei cambiamenti climatici? O semplicemente perché nessuno ci aveva provato prima? Chissà) vi crescono benissimo specie che prima trovavi solo a Calì o Medellin o magari a Cuzco: quindi lulo e jalapeño, tomatillo e papa criolla, guanábana e patata camote, e poi certo i nostri abituali carciofi, cavolfiori, pomodori e peperoni, nonché tutti gli altri ortaggi rari e/o recuperati frutto del lavoro dei “cercatori di semi” Pietro Segatta e Silvia Galan all’Azienda Agricola Santa Teresa di Ardea appunto, in cui l’orto sperimentale si trova.

Aperitivo nella sala d'ingresso (Crema di mandorla e mandorla di Noto fritta alla cantonese, poi Kombucha con koji, olio al pino mugo e mentuccia, poi Sope - una tortilla del Nord del Messico - con crema di piselli, miso di piselli, lime e jalapeño, lattuga romana, crisantemo, lime e infine Bignè ripieno di mole rossa e pasta di noci piccante, il tutto accompagnato da un ottimo cocktail Senhor Niquino - Johnnie Walker Double Black e shrub a base di aceto di lampone, lamponi freschi e caffè), cui segue, al pass davanti allo chef, una Capasanta con cristalli di sale, riduzione di salsa di soia bianca e extravergine, lattuga di mare in polvere («Per dare profondità e persistenza marina») e lemon kosho (variante dello yuzu kosho, pasta piccante tradizionale del Giappone meridionale, a base di peperoncino jalapeño, buccia di yuzu, zucchero e sale. Viene fermentata per ottenere un condimento aromatico e pungente). Si accompagna con un leche de tigre: in genere viene realizzato con succo di limone come base citrica, qui invece con succo di guanábana, frutto tropicale dal gusto dolce-acidulo, spesso descritto come un mix tra ananas, fragola e banana con una punta agrumata. «Si beve e si mangia in alternanza, così si crea un ceviche direttamente in bocca»

Aperitivo nella sala d'ingresso (Crema di mandorla e mandorla di Noto fritta alla cantonese, poi Kombucha con koji, olio al pino mugo e mentuccia, poi Sope - una tortilla del Nord del Messico - con crema di piselli, miso di piselli, lime e jalapeño, lattuga romana, crisantemo, lime e infine Bignè ripieno di mole rossa e pasta di noci piccante, il tutto accompagnato da un ottimo cocktail Senhor Niquino - Johnnie Walker Double Black e shrub a base di aceto di lampone, lamponi freschi e caffè), cui segue, al pass davanti allo chef, una Capasanta con cristalli di sale, riduzione di salsa di soia bianca e extravergine, lattuga di mare in polvere («Per dare profondità e persistenza marina») e lemon kosho (variante dello yuzu kosho, pasta piccante tradizionale del Giappone meridionale, a base di peperoncino jalapeño, buccia di yuzu, zucchero e sale. Viene fermentata per ottenere un condimento aromatico e pungente). Si accompagna con un leche de tigre: in genere viene realizzato con succo di limone come base citrica, qui invece con succo di guanábana, frutto tropicale dal gusto dolce-acidulo, spesso descritto come un mix tra ananas, fragola e banana con una punta agrumata. «Si beve e si mangia in alternanza, così si crea un ceviche direttamente in bocca»

Empanada dimais, crema di patata ratta, crema di tuorlo d’uovo, caviale, erba cipollina

Empanada dimais, crema di patata ratta, crema di tuorlo d’uovo, caviale, erba cipollina

Cavolfiore, lavorato in tutte le sue forme e consistenze: crema di cavolfiore, le sue cimette ossidate e in pickles, il suo gambo crudo e tagliato a velo con tartufo bianchetto, poi erbe aromatiche e polvere di caffè brasiliano

Cavolfiore, lavorato in tutte le sue forme e consistenze: crema di cavolfiore, le sue cimette ossidate e in pickles, il suo gambo crudo e tagliato a velo con tartufo bianchetto, poi erbe aromatiche e polvere di caffè brasiliano

Carciofo: cuori di carciofo alla brace, gocce di caffè di carciofo ottenuto con le foglie esterne tostate, olio al prezzemolo, cialde di foglie di carciofo pressate e rese croccanti, brodo di carciofo

Carciofo: cuori di carciofo alla brace, gocce di caffè di carciofo ottenuto con le foglie esterne tostate, olio al prezzemolo, cialde di foglie di carciofo pressate e rese croccanti, brodo di carciofo

Ce ne sarebbe a sufficienza per pensare a una cucina anche solo vegetariana, e i nostri assaggi lo confermano: Cavolfiore (parte dolce e poi arriva l’amaro, è un cavolfiore lavorato in tutte le sue forme e consistenze: crema di cavolfiore, le sue cimette ossidate e in pickles, il suo gambo crudo e tagliato a velo con tartufo bianchetto, poi erbe aromatiche e polvere di caffè brasiliano) e Carciofo (cuori di carciofo alla brace, gocce di caffè di carciofo ottenuto con le foglie esterne tostate, olio al prezzemolo, cialde di foglie di carciofo pressate e rese croccanti, brodo di carciofo. Si rifà alla tradizione laziale del carciofo in brodetto) dimostrano la necessità dello chef d’esprimersi, a maggior ragione a inizio pasto, attraverso la naturalezza armonica della materia prima da cui deriva un’eleganza di terra carnosa e pungente, poco contaminata, come a scaldare i motori (a parte arriva un pane ingemmato di semi, buonissimo, da accompagnare con del balcanico kaymak, sorta di panna rappresa ricca e burrosa - yogurt affumicato, mascarpone, miso di soia, finocchietto e sale).

Chawanmushi. Ci spiegano: «Quando Orma era ancora in fase di costruzione, Roy, Giovanni e Pier Mario venivano qui, ragionavano sui piatti e poi andavano in pausa pranzo in un ristorante giapponese vicino, dove gustavano un ottimo chawanmushi». Ecco l'idea: un chawanmushi alla sudamericana con astice, patata camote, peperoncino, aglio e zenzero, da accompagnare al leche de tigre al cocco

Chawanmushi. Ci spiegano: «Quando Orma era ancora in fase di costruzione, Roy, Giovanni e Pier Mario venivano qui, ragionavano sui piatti e poi andavano in pausa pranzo in un ristorante giapponese vicino, dove gustavano un ottimo chawanmushi». Ecco l'idea: un chawanmushi alla sudamericana con astice, patata camote, peperoncino, aglio e zenzero, da accompagnare al leche de tigre al cocco

Già il successivo Chawanmushi (un chawanmushi jap portato in Sud America, con astice, patata dolce camote, peperoncino, aglio e zenzero, da accompagnare sorseggiando leche de tigre al cocco) conduce però a un’esplosione di colori e nuances non più carnose (al morso) ma carnali (al palato), in bella successione: sapide, marine, poi l’onda del leche a regalare dolce e frutto, e a donare pure la svolta al piatto, per un piccolo capolavoro.

Ceviche, mais, spaghetti: piatto dall’Italia al Sudamerica. La pasta è fredda, acidula, condita con succo di mais lattofermentato, alghe come fossero spaghetti, semi di coriandolo tostati, poi pestato di jalapeño, prezzemolo, lime e rape dell'orto di Ardea, infine olio al cipollotto

Ceviche, mais, spaghetti: piatto dall’Italia al Sudamerica. La pasta è fredda, acidula, condita con succo di mais lattofermentato, alghe come fossero spaghetti, semi di coriandolo tostati, poi pestato di jalapeño, prezzemolo, lime e rape dell'orto di Ardea, infine olio al cipollotto

Fregula XOrma: fregula cotta in fondo d’anatra, bietola dell'orto di Ardea, mole verde (ortaggi a foglia dell’orto e tomatillo messo in conserva lo scorso anno), salsa XO (nata negli anni Ottanta a Hong kong, l'originale è con capesante secche “conpoy”, gamberi secchi, prosciutto, peperoncini, aglio e cipolla, qui in versione maison con ricci galiziani crudi)

Fregula XOrma: fregula cotta in fondo d’anatra, bietola dell'orto di Ardea, mole verde (ortaggi a foglia dell’orto e tomatillo messo in conserva lo scorso anno), salsa XO (nata negli anni Ottanta a Hong kong, l'originale è con capesante secche “conpoy”, gamberi secchi, prosciutto, peperoncini, aglio e cipolla, qui in versione maison con ricci galiziani crudi)

Pardula: il simil-raviolo è ripieno di cioccolato di peperone crusco, kefir di bufala, crema di capperi, foglia di cappero e olio all’nduja

Pardula: il simil-raviolo è ripieno di cioccolato di peperone crusco, kefir di bufala, crema di capperi, foglia di cappero e olio all’nduja

Si riparte con la pasta, che è perfetta simbiosi Italia-mondo, consolatoria, gli spaghetti abbracciati con spaghetti d’alga, il succo di mais lattofermentato a far da legante e un pesto cosmopolita a infondere carattere, ecco Ceviche, mais, spaghetti. I successivi “piatti sardi” (Fregula XO e Pardula, la moglie di Caceres, Alessandra, è isolana) continuano questo filone con un poco di incisività in meno, vanno meglio registrati, mentre senza sbavature è una sontuosa Ricciola frollata una settimana, cotta sulla brace dalla parte della pelle, fatta riposare in un letto di alga kombu (è la tecnica giapponese detta kombujime) per acquisirvi la parte sapida e marina, poi adagiata su una potente crema di limone fermentato e accompagnata da asparago bianco (sia affumicato sia al naturale), beurre blanc con miso di ceci e kombucha ai fiori di sambuco. Grande assaggio.

Ricciola frollata una settimana, cotta sulla brace dalla parte della pelle, riposa in letto di alga kombu (è la tecnica giapponese detta kombujime) per acquisire la parte sapida e marina, poi crema di limone fermentato, asparago bianco (sia affumicato sia a crudo), beurre blanc con miso di ceci e kombucha ai fiori di sambuco

Ricciola frollata una settimana, cotta sulla brace dalla parte della pelle, riposa in letto di alga kombu (è la tecnica giapponese detta kombujime) per acquisire la parte sapida e marina, poi crema di limone fermentato, asparago bianco (sia affumicato sia a crudo), beurre blanc con miso di ceci e kombucha ai fiori di sambuco

Tamal, manzo e muhammara: il riso è cotto in foglia di banano e condito con succo di lime ed erba cipollina; la salsa muahammara è di origine siriana e realizzata con ;melograno, cumino e concentrato di peperoni; il manzo wagyu è di Cà Negra, cotto sulla brace, condito col suo fondo leggermente affumicato e peperoncino

Tamal, manzo e muhammara: il riso è cotto in foglia di banano e condito con succo di lime ed erba cipollina; la salsa muahammara è di origine siriana e realizzata con ;melograno, cumino e concentrato di peperoni; il manzo wagyu è di Cà Negra, cotto sulla brace, condito col suo fondo leggermente affumicato e peperoncino

Il precedente eccellentissimo quanto il successivo Tamal, manzo e muhammara, gioco multiculturale col riso cotto in foglia di banano e condito con succo di lime ed erba cipollina, la salsa muahammara di origine siriana (melograno, cumino, concentrato di peperoni), il manzo wagyu (ma quello splendido di Cà Negra in Veneto), cotto su brace, abbracciato al suo fondo leggermente affumicato e al peperoncino, saltano fuori mille aromi che rimandano alle spezie, qui c'è più Oriente.

Crema di zucca, semi di zucca croccanti, crema gelata di stracchino, olio all’alloro

Crema di zucca, semi di zucca croccanti, crema gelata di stracchino, olio all’alloro

Arachidi: un soufflè alle arachidi...

Arachidi: un soufflè alle arachidi...

...accompagnato con una "macedonia" di papaya, arachidi e lime con gelato al karkadè

...accompagnato con una "macedonia" di papaya, arachidi e lime con gelato al karkadè

Dolci un gradino sotto al resto, tempistiche di servizio esemplari: due ore e mezza che volano via sulle ali della pura felicità golosa.


Carlo Mangio

Gita fuoriporta o viaggio dall'altra parte del mondo?
La meta è comunque golosa, per Carlo Passera

Carlo Passera

di

Carlo Passera

classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera

Consulta tutti gli articoli dell'autore