Al termine di una cena prestigiosa, a suon di grancho reale, scampi dorati come fossero cotolette, gamberi succulenti, i mitici spaghetti di tonno rosso e tante altre prelibatezze, Chicco Cerea torna al nostro tavolo ed è particolarmente interessato a sapere cosa ne pensiamo… di una brioche. Questa fa parte di un poker di dessert: c’è il tiramisù brandizzato Vuitton – siamo nel nuovo ristorante DaV Vuitton nel Quadrilatero della moda a Milano, ossia l’unione della famiglia tristellata di Brusaporto con la celebre maison francese -, poi la Gioconda, immancabile lievitato della casa, quindi i classicissimi cannoncini da riempire sul momento e infine, appunto, una semplice brioche, farcita di crema gelata al caffè bianco e cosparsa di cannella. «Ti piace?», mi chiede. Io non amo particolarmente i dolci, ero deciso di assaggiarli tutti ma solo un boccone e via, pensando anche alla bilancia; poi però me l’ero sbranata, quella brioche: spettacolare, l’impasto delizioso, fragrante, tiepido, il gioco di temperature con il ripieno gelato, un equilibrio di gusto magistrale.
«Ti piace?», mi chiede dunque Chicco Cerea. Io gli rispondo raccontandogli tutta la storia, che non volevo finirla però è troppo buona e bla bla bla. I suoi occhi lampeggiano, si rivolge subito allo staff attorno: «Grande! Stasera era una prova, ora abbiamo la consacrazione. Questa brioche deve diventare un nostro nuovo signature» (i Cerea sono tra i recordmen di signature nell’alta cucina italiana. Enumeriamo: Paccheri alla Vittorio, Spaghetti di tonno, Orecchia d’elefante alla milanese, Crudo d’ Amare, Fragoline di mare al verde, Gioconda, cannoncini…).

Bobo e Chicco Cerea ai tavoli del nuovo DaV by Da Vittorio Louis Vuitton a Milano
L’aneddoto per dire due cose. La prima: i
Cerea vogliono sempre essere riconoscibili, quasi familiari. Che si sia nella Bergamasca, a St. Moritz, a Shanghai, a Portofino, a Milano o chissà dov’altro, la loro non deve essere necessariamente una cucina ipercreativa – infatti non lo è – ma del tutto identitaria, figlia di una proposta distinguibile e specifica. Devono essere una garanzia, ossia devono apparire sempre garanti nei confronti del commensale: vieni a mangiare da noi, gusterai cibi eccellenti, generosi e golosi, sarai accolto come un re e ti troverai da dio.

Il resident chef del DaV by Da Vittorio Louis Vuitton è Edoardo Tizzanini. Già sous chef del ristorante Da Vittorio a Brusaporto (Bergamo), è il finalista italiano della S.Pellegrino Young Chef Academy Competition 2024-25. Classe 1995, di Calenzano (Firenze), Tizzanini lavora da più di sette anni coi Cerea. Prima, ha avuto esperienze formative ai Four Seasons di Firenze e di Milano e poi in Spagna, a El Celler de Can Roca, al Disfrutar e con Martin Berasategui
La seconda considerazione: nell’unione milanese di due brand del lusso – un fantastico tristellato come
Da Vittorio e un marchio iconico come
Louis Vuitton – l’idea dei
Cerea è (anche) quella di sfondare attraverso la proposta di una brioche, quasi una banalità straordinaria. Per riprendere un vecchio concetto di
Identità, è il lusso della semplicità. È il sapersi distinguere non con effetti speciali, ma con la concretezza tutta orobica che avvicina l’idea del lusso, lo sdogana. Un tempo l’haute cuisine s’ammantava d’esclusività, con lo chef ieratico, il servizio affettato, l’idea di doversi accostare quasi con reverenza a un tempio laico dedicato al cibo. La modernità dei
Cerea sta nel fatto di aver sempre percorso il sentiero opposto: si viene accolti come a casa da una famiglia piena di sorrisi, ci si gode momenti spensierati. Nel buono e nel bello, ovviamente.

Il Da Vittorio Café Louis Vuitton
Il
DaV Vuitton si trova d’altra parte nel nuovo negozio della
Maison Louis Vuitton di via Montenapoleone. Si compone di due spazi che fanno da ali al negozio vero e proprio: da una parte il
Da Vittorio Café Louis Vuitton, dove un tempo sorgeva il cortile centrale di Palazzo Taverna. È splendido, dominato da un soffitto in vetro che crea una sorta di jardin d’hiver arioso, arricchito di piante; il pavimento è un’opera d’arte, realizzata con pietre in gradazioni di colore dal bianco al nero, per riprodurre un disegno di
Martin Kline.

Il l ristorante DaV by Da Vittorio Louis Vuitton

Tavoli al DaV by Da Vittorio Louis Vuitton
Al ristorante
DaV by Da Vittorio Louis Vuitton si accede invece da dietro, da Via Bagutta 1, attraverso un vano progettato dal
Portaluppi. I colori sono forti, gioiosi.

Gaufrette di granchio, chela di granchio reale al vapore, carpaccio di pomodoro, olive nere taggiasche

Scampi di Mazara dorati alla Da Vittorio, misticanza Planet Farm, maionese. Gli scampi sono dorati in padella come fossero la mitica cotoletta del Da Vittorio

Cacio e cacciucco: crostacei crudi, migole di pane, salsa aioli, brodo di cacciucco tiepido

Spaghetto di tonno rosso, bagna cauda e crumble di pistacchi
Si potrebbe ben dire: i tavoli son fin troppo ravvicinati per un locale di questa levatura. Vero, lo abbiamo pensato anche noi. D’altra parte ogni
DaV (ce n'è un altro a Milano, alla torre
Allianz di CityLife. E uno al
Belmond di Portofino) vuole essere la versione smart della casa madre, eppoi la cucina fa dimenticare ogni obiezione possibile. La
Gaufrette di granchio, chela di granchio reale al vapore, carpaccio di pomodoro, olive nere taggiasche è molto fresca e suadente; gli
Scampi di Mazara alla Da Vittorio una chicca carnosa e voluttuosa; in
Cacio e cacciucco la forza è nella salsa di cacciucco, alleggerita rispetto alla tradizione livornese, resa così raffinata ad accompagnare i crostacei crudi. Gli
Spaghetti di tonno rosso sono perfetti, a temperatura ideale; le seppioline muscolose e goderecce; i gamberi rossi alla brace incontrano una bernese al miso così da far abbracciare dolcezza, grassezza, umami, sentori tostati, morso e fondenza… Fettuccine e risotto sono come devono essere, poi arrivano i dolci e l’attenzione va tutta al tiramisù brandizzato
Vuitton. Diresti: sarà questo il dessert destinato ad assurgere a simbolo. E invece…

Seppia scarpetta del mercato di Chioggia, salsa di provola, datterini rossi e gialli. Le seppie scarpetta sono cotte al Josper

Gambero rosso alla brace con bernese al miso

Fettuccine con vongole, caviale e crema acida

Risotto alla zafferano, ristretto di ossobuco con ragù e gremolada

I classicissimi cannoncini