Ve lo abbiamo annunciato in anteprima (puoi leggere la news qui): domenica 19 ottobre, alle ore 12.00, presso il Teatro Olimpico di Roma sarà proiettato per la prima volta Sbrigàte, il cortometraggio ideato da Ciro Scamardella, chef del ristorante capitolino Pipero, insieme al Comune di Roma, con la regia di Claudia Gerini e realizzato da Groenlandia Group. Un viaggio viscerale nella Roma più autentica, quella che abita l'immaginazione dei quattro chef protagonisti, e che ispira ogni giorno piatti e visioni dell'alta cucina romana, uno strumento in grado di avvicinare epoche e culture diverse.
Sullo schermo con Claudia Gerini, Roy Caceres, Andrea Antonini, Domenico Stile e, naturalmente, Ciro Scamardella ai quali abbiamo chiesto com'è stato trovarsi su un set cinematografico e cosa rappresenta per loro questo progetto. A prendere la parola per primo è proprio chef Scamardella. Buon viaggio nella più insolita Roma!

Ciro Scamardella, chef del ristorante Pipero, Roma
«Sbrigàte è un progetto del quale vado molto fiero, in cantiere ormai da un anno, un'idea realizzata con il Comune di Roma. Dopo un primo incontro con Mariano Angelucci, Presidente della commissione Turismo, Moda e Relazioni internazionali di Roma Capitale, abbiamo presentato il progetto alla Fiera TTG Travel Experience di Rimini, reso poi effettivo dagli amici di Groenlandia Group. Un’idea bellissima, un corto con la regia di Claudia Gerini nel quale l’alta ristorazione romana racconta Roma evitando, però di posare l’attenzione sui soliti luoghi e mostrando, invece, una città molto preziosa. Una scelta che ci ha permesso di esplorare la correlazione tra l’alta cucina e la cultura cittadina. Il cuoco, infatti, continua a studiare, a ricercare informazioni e input per dare profondità alla sua cucina e ideare nuovi piatti, e lo fa in una città quale è Roma, tra le piazze più importanti per il movimento gastronomico che si sta generando. Ecco, il corto è un’ode a tutto questo».

Andrea Antonini, chef del ristorante Imàgo all'Hassler Hotel, Roma
«Mi sento davvero onorato di aver preso parte a questo progetto che mi ha visto protagonista insieme ad altri tre chef – Domenico Stile, Ciro Scamardella, Roy Caceres - che ammiro e che considero amici di vecchia data. Claudia Gerini è stata una regista formidabile e ha saputo restituire con autenticità e orgoglio tutte le facce della città che più amo al mondo, Roma».

Roy Caceres, chef del ristorante Orma, Roma
«Il progetto è molto bello. Ciro – che è stato mio collaboratore, ma soprattutto è un vero amico – me ne aveva parlato tempo fa, e alla fine siamo riusciti a realizzarlo. Personalmente è stata un'esperienza che mi è piaciuta molto perché siamo stati in grado di mostrare un pezzo poco conosciuto della gastronomia e, soprattutto, dell'alta gastronomia romana. Questa città, infatti, non è solo Carbonara, Amatriciana, Cacio e pepe e magari qualcos’altro, ma la si può apprezzare anche per una tavola diversa. Tutto questo può diventare l’inizio di una serie di eventi legati all’alta ristorazione capitolina. Poi, Claudia Gerini è stata molto simpatica. Quando abbiamo girato, siamo stati accolti da una grande spontaneità; la troupe è arrivata da noi, ha visto ciò che facevamo, e hanno dato il ciak. Io non ho ancora visto Sbrigàte, lo farò domenica in occasione dell’anteprima».

Domenico Stile, chef del ristorante Enoteca La Torre, Roma
«Questo progetto è stato molto coinvolgente; ci siamo ritrovati nel mezzo delle riprese, e anche se noi chef ultimamente siamo spesso sul palcoscenico, è stato davvero impegnativo. La troupe è stata proprio brava a metterci a nostro agio. La Gerini, poi, è una persona speciale. Non la conoscevo, ma ci ha guidato con le sue grandi capacità davanti e dietro la macchina da presa. Ognuno di noi aveva un ruolo differente. Loro, per esempio, sapevano che mi piace molto curare l’estetica dei piatti, e perciò mi hanno chiesto di ispirarmi al bello di Roma per ottenere anche il buono. Non ho ancora visto il film, ma mi hanno detto che l’esito è stato estremamente piacevole: valorizza sia la bellezza architettonica e archeologica dell’Urbe, e di pari passo la forza della nostra gastronomia, fulcro di una città che fino a pochi anni fa era un po’ spenta da questo punto di vista, mentre Milano la faceva da padrone. Oggi i ruoli in qualche modo si sono ribaltati e il film racconta questa crescita operata da chef che, peraltro, propongono cucine molto diverse tra loro».