16-11-2018
Alessandro Miocchi del ristorante Retrobottega di Roma, impegnato a raccogliere erbe spontanee in Abruzzo (foto di Matteo Bizzarri)
La tradizione è una base certa dalla quale partire. Prima dell’avvento di agricolture intensive ed ipermercati, intere generazioni si sono sfamate grazie a piccoli orti e alla raccolta di erbe, frutti e radici spontanee, ricchezza delle loro terre. Oggi, l’immediatezza di una busta di insalata tirata a lucido, di distese immense di scaffali stracolmi di qualsivoglia prodotto, 365 giorni l’anno, 24/7, a prezzi competitivi, ingolosisce i consumatori. Difficile arrestare e condannare tutto questo.
Nella ristorazione la situazione è, nella maggior parte dei casi, la stessa. Il fornitore è il migliore amico del ristoratore, sempre più ossessionato a standardizzare il prodotto e convinto dalla comodità di avere ogni settimana, a giorni stabiliti, gli ordini direttamente in cucina a prezzi vantaggiosi. Arduo biasimare anche questo. Un ristorante è un’impresa che deve (dovrebbe) garantire un profitto.
Però gli chef oggi non hanno più il solo compito di sfamare, devono formare i clienti facendo conoscere loro prodotti nuovi o dimenticati. C’è perciò chi ha deciso di riavvicinarsi ai mercati di quartiere e ai piccoli produttori. C’è anche chi ha scelto di virare con ancor più forza, ritornando su quelle stesse terre un tempo ricchezza delle vecchie generazioni. Non solo quindi una questione etica ma di gusto ed emozioni.
I ragazzi di Retrobottega
Lega i due la passione per la terra, i suoi prodotti e le giornate all’aria aperta. Differente però la vocazione: più moderno ed innovatore il primo, legato alle tradizioni il secondo. Divergenza che però unisce ed arricchisce entrambi. Laureato alla facoltà di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e appassionato da sempre di cucina, tanto da frequentare l'Accademia di Niko Romito, Alessandro Di Tizio concentra tutti i suoi sforzi nell’etnobotanica. Una ricerca continua, che lo porta a viaggiare per il mondo per capire come alcune specie siano arrivate fino a noi.
Alessandro Di Tizio e Miocchi
La rosa canina
Il raccolto finale
Dai prati si raccolgono erbe delicate come la margherita ed il trifoglio dalle note leggermente amaricanti. Più decisi e rustici sono il tarassaco e la borsa del pastore mentre la piantaggine ha un caratteristico sapore di fungo champignon. Non mancano le note pungenti e piccanti della senape e del rafano selvatico così come le tipiche aromaticità della pimpinella e della veronica dei prati. Molto bello e dall’interessante storia è il caglio, in passato utilizzato per la produzione di formaggi.
Miocchi tornato alla base, il ristorante Retrobottega. In cucina con lui c'è Giuseppe Lo Iudice
Lo staff del ristorante
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
di
Classe '93, nato a Roma, studente di Medicina. Appassionato di fotografia e cucina, spesso coniuga questi due interessi. Insieme al fratello cura il sito di ricette www.infoodfamily.com
Alessandro Di Tizio in una foto scattata da Yamil Sfeir
Il logo della nuova apertura firmata Lo Iudice e Miocchi: Miao Miao Kebab
A sinistra, Paolo Griffa, chef del ristorante Paolo Griffa al Caffè Nazionale, ad Aosta e a destra, Alessandro Gilmozzi, chef del ristorante El Molin, a Cavalese (Trento): sono stati loro i protagonisti che ci hanno accompagnato in un'intensa giornata di foraging in Val Ferret, Valle d'Aosta. Foto a cura di Marialuisa Iannuzzi
Dall’Italia è una narrazione in continua evoluzione di tutto il buono che racchiude in lungo e in largo il nostro Belpaese. Una rubrica che ci porta alla scoperta delle migliori trattorie, i ristoranti più esclusivi, osterie, tra le vette più alte o in riva al mare. Delizie che non possono sfuggire alle rotte dei più entusiasti viaggiatori.