06-12-2024

Crémant de Bourgogne, le bollicine alternative tra storia, curiosità e identità

Incontro all'Enoluogo di Milano con il Consorzio francese, alla scoperta di un prodotto di qualità, dal competitivo rapporto qualità-prezzo, che cerca spazio anche in Italia

I Crémant de Bourgogne alla conquista dei mercati

I Crémant de Bourgogne alla conquista dei mercati internazionali: prodotti di grande identità e dal competitivo rapporto qualità-prezzo

Non solo Champagne. Il mondo della spumantistica francese è molto effervescente anche fuori dai confini dello Champagne, in zone magari più conosciute per i vini fermi ma che sanno anche esprimersi con originalità e identità anche nelle bollicine.

Ma per scoprire questi prodotti, prima di tutto, bisogna uscire dagli stereotipi, avere una mente aperta e voglia di scoprire.

Proprio per questo motivo Alessandro Torcoli, direttore di Civiltà del Bere, ha voluto con forza un momento di confronto tra professionisti del settore sui Crémant de Bourgogne, con una significativa presenza di produttori e, soprattutto, con l’intervento proprio de L’Union des producteurs et des Elaborateurs de Crémant de Bourgogne, durante una delle “Giornate dell’Enoluogo” a Milano, appuntamenti dedicati agli appassionati del vino che non si fermano alle “etichette”. «Il Crémant de Bourgogne in Italia non è ancora così conosciuto – ha spiegato Torcoli – Si tratta di bollicine di alto livello. Lo scopo di questo approfondimento è uno scambio di idee, ma anche capire quali possano essere, da un punto di vista di mercato, le potenzialità di questi prodotti in Italia».

«La denominazione Crémant de Bourgogne è nata nel 1975 – spiega il vicepresidente del Consorzio, Philippe Chautard – Ma già dal 1820 si lavorava con il metodo tradizionale, ovvero il metodo classico, nell’area dello Châtillonnais, e successivamente anche nelle altre zone della Bourgogne. Al momento dedicati al Crémant ci sono circa 3.000 ettari con 3.000 produttori: parliamo dei produttori di uva, in questo caso, mentre sono meno di 100 quelli che effettuano la realizzazione del vino completo».

Sull’identità territoriale, Chautard non ha alcun dubbio: «Per noi è molto importante la lavorazione del terreno, per noi. La nozione di terroir viene proprio dalla Bourgogne, ed è alle basi del prestigio della nostra zona».

Un'immagine dei vigneti di Bourgogne

Un'immagine dei vigneti di Bourgogne

Andrea Amadei di RadioDue ha poi fatto un quadro complessivo dell’area, sottolineando come ci sia un enorme patrimonio naturale, tanto che nel 2018 è stato riconosciuto dall’Unesco come Geoparco Globale. «Siamo nella zona più microparcellizzata del mondo. Allevare la vite in Bourgogne è una missione». I vitigni utilizzati sono Chardonnay, Pinot Noir, Gamay, Aligoté, con i primi due che rappresentano l’80% complessivo. Nell’annata 2023 sono state prodotte poco meno di 23 milioni di bottiglie, il 46% delle quali destinate all’esportazione, e con un prezzo medio allo scaffale tra i 20 e i 30 euro, con un rapporto qualità-prezzo estremamente competitivo.

Parlando dei terreni, si ha una grandissima varietà, con marne, calcare e kimmeridge, particolarmente ricco di fossili. Le bottiglie si classificano poi in Blanc Brut, Blanc de Blancs, Blanc de Noirs e Rosé. Nel 2016, poi, è stata introdotta una classificazione qualitativa, degli Eminent (con almeno 24 mesi di permanenza sui lieviti) e dei Grand Eminent, con tre anni di lieviti e una diminuzione della percentuale massima di Gamay, dal 30 al 20%, utilizzando esclusivamente mosto fiore. Ma per poter avere questo riconoscimento, bisogna passare da una valutazione qualitativa effettuata, durante uno speciale evento, da 60 professionisti e 100 consumatori, che stabiliscono chi merita questo riconoscimento.

La degustazione aperta al pubblico all'Enoluogo

La degustazione aperta al pubblico all'Enoluogo

Durante la giornata milanese di confronto all’Enoluogo, è stata fatta una piccola carrellata della produzione, degustando i vari Crémant in una sequenza dai più “semplici” ai più complessi.

Il primo assaggio è stato Les Terroirs, Crémant de Bourgogne Blanc Brut 2021 di Domaine Louis Picamelot: si tratta di una maison familiare, specializzata proprio in Crémant. Il vino è realizzato con Pinot Noir 37%, Chardonnay 41, Aligoté 15%, Gamay 7%, che è l’assemblaggio di diverse zone. Un vino immediato, da profumi fruttati dolci, con una buona morbidezza.

Sicuramente più diretto è il Crémant de Bourgogne Blanc de Noirs Brut 2019 di Cave Bailly Lapierre, una realtà associativa di 430 vignaioli. In questo caso siamo a Nord, su un terreno da kimmeridge, 100% Pinot Noir, 16 mesi sui lieviti. In questo caso troviamo ben espressa la varietà del vitigno, con frutti di bosco, un leggero miele, bella sapidità, buona lunghezza e discreta verticalità.

I sei campioni assaggiati durante la degustazione dedicata ai professionisti del settore

I sei campioni assaggiati durante la degustazione dedicata ai professionisti del settore

Perle d'Aurore, Crémant de Bourgogne Rosé Brut di Maison Louis Bouillot è un vino divertente e spensierato: buon ingresso agrumato, poi fragolina di bosco, floreale, in bocca è piacevole e morbido, anche grazie a un residuo di 10 grammi litro, comunque abbastanza ben integrato.

Cuvée Gérard, Cremant de Bourgogne Blanc Brut di Maison Vitteaut-Alberti inizia ad avere una complessità superiore, anche grazie a una fermentazione in legno di Chardonnay, Aligoté e Pinot Noir e un affinamento tra i 24 e i 36 mesi: in questo caso iniziano a uscire note di frutta più matura, leggere spezie, il lievito ha una maggiore presenza, e si iniziano a percepire sentori balsamici e resinosi. Lungo al sorso e molto avvolgente.

Lo Chardonnay, poi, è il cuore pulsante di Immémorial, Crémant de Bourgogne Blanc de Blancs Grand Eminent Extra Brut 2017 di Sainchargny (Cave de Lugny). Chardonnay in purezza, con un terzo del vino base che matura per ben due anni in botte, per poi passare altri 36 mesi sui lieviti. Qui è il regno della complessità: naso fruttato, ampio, ricco ma comunque elegante, non invadente, poi al sorso si apre con una lunghezza notevole e soprattutto sentori retrolfattivi di spezie dolci.

Conclusione con la Grande Cuvée, Crémant de Bourgogne Grand Eminent Blanc de Blancs Brut 2018 di Maison Albert Sounit, che rimane per 60 mesi sui lieviti. In questo caso ci sono note volutamente più ossidate, con complessità, ampiezza, spezie, frutta secca e frutta tropicale, e finale lungo sorretto da un’ottima sapidità.

Ma che mercato possono avere questi Crémant de Bourgogne in Italia? Nel mondo delle bollicine, in questo momento, c’è una grande curiosità da parte degli appassionati. Certo, rimane ancora una grande parte di consumatori che non ha una particolare cultura del mondo della spumantistica, ma dobbiamo pensare che il Crémant de Bourgogne ha una produzione limitata, di nicchia, e che per questo ha la grande possibilità di aumentare la propria presenza anche in Italia, puntando sulla sua innegabile identità territoriale. Un’arma, questa, che potrebbe diventare davvero vincente, unita a un prezzo piuttosto competitivo. Non escludiamo di trovare qualche bottiglia in più di Crémant de Bourgone nei locali italiani, nei prossimi anni.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

Raffaele Foglia

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Raffaele Foglia

giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose

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