Questa sera, 18 dicembre, Alain Ducasse sarà ai fornelli de Le Chateaubriand accanto a Iñaki Aizpitarte. Non una cena qualunque, e non solo per la presenza del celeberrimo e pluri-stellato chef Ducasse, ma una delle tappe di un lungo addio: il bistrot di avenue Parmentier, punto di riferimento fondamentale della scena gastronomica (e soprattutto bistronomica) parigina e internazionale, chiuderà i battenti nei primi mesi del 2026, poco prima di compiere vent'anni.
L'annuncio è arrivato lo scorso 19 novembre, con un post sul profilo Instagram del locale. Parole semplici, senza retorica: «Sto per lasciare Le Chateaubriand... Le Château, l'ho sognato questo luogo, questo bistrot, l'ho avuto, l'ho vissuto, ora tocca a me passare le chiavi. Ci resta poco tempo per celebrare questi 20 anni, tutti questi momenti passati al 129 di avenue Parmentier, in compagnia di...».
A seguire, l'elenco degli chef coinvolti nelle cene celebrative. Alcuni appuntamenti si sono già tenuti: a dicembre, pochi giorni fa, c'erano Alexandre Gauthier de La Grenouillère e Cyril Bordarier de Le Verre Volé. Per l'inizio del 2026 sono attesi Paul Boudier e Marta Cerbino, storici secondi del locale, oltre a Yves Camdeborde, figura centrale della bistronomia francese che fu tra i primi a riconoscere il talento di Aizpitarte.

La sala, fotografata nel 2016
La decisione di chiudere non è improvvisa. Da febbraio 2024
Aizpitarte ha aperto il
Petit Grill Basque a Saint-Jean-de-Luz, nei Paesi Baschi francesi dove è cresciuto. Ha rilevato una storica taverna degli anni Venti, rinnovandola con rispetto, e vi ha portato una cucina diversa da quella parigina: niente menu degustazione, solo carta, con piatti radicati nella tradizione locale. Accanto, la compagna
Delphine Zampetti gestisce
Chez Maya, gastronomia da asporto. Invece a guidare la brigata del
Chateaubriand in sua assenza è rimasto
Leonardo Righini, cuoco italiano originario di Imola.
«Ho 53 anni, la mia vita si è spostata nei Paesi Baschi», ha spiegato Aizpitarte
in un'intervista con il seguito magazine di musica e cultura
Les Inrockuptibles. «Sono molto legato alla bellezza de
Le Chateaubriand, ma bisogna essere realisti. Avrei dovuto diventare un manager che lavora a distanza e non è il mio mestiere».

La sala del Petit Grill Basque
Le Chateaubriand è stato aperto nell'aprile 2006 in un locale dell'11° arrondissement parigino che ha ospitato per più di un secolo un bistrot. In pochi anni, lavorando con creatività e personalità sull'idea di reinterpretare in chiave contemporanea proprio il format del bistrot, è diventato il simbolo di una nuova stagione della gastronomia francese: il modello a cui si è ispirata un'intera generazione di cuochi e ristoranti parigini, francesi, europei.

Aizpitarte alla cerimonia 2012 della World's 50 Best
Nel 2011 il nono posto nella
World's 50 Best Restaurants, come primo ristorante francese nella classifica di quell'anno, ne ha sancito il riconoscimento internazionale, e anche il ruolo di portabandiera di una cucina francese inedita, nuova. La stella Michelin, arrivata nel 2018 e ritirata nel 2021, non ha mai realmente definito un locale che si è sempre mosso fuori dai canoni tradizionali.
Nel 2008, sulla Guida di Identità Golose, Paolo Marchi ne scriveva per la prima volta così:
C’è una Francia che tutti conosciamo fatta di ori, stucchi, cristalli, panna, burro, pomposità. È una Francia che ha stufato, ma il Paese è anche in grado di rinnovarsi e proporre del nuovo partendo dal livello bistrot e allegria. In tal senso lo Châteaubriand, nel popolarissimo 11° arrondissement, ovvero République, è l’anti-Francia che più anti è difficile pensare. Inaki Aizpitarte, basco di nazionalità francese, per tutti Inaki e basta, per inciso nome che porta molti a considerarlo giapponese, ovvio prima di vederlo di persona, si è insediato in un vecchio bistrot parigino dall’aria spartana. E poi ha calato la sua cucina che sembra un domino perché tutto viene posto sul piatto senza coccole e coreografie charmose, in un quartiere che non conosce il turismo provincialotto che affolla tanti angoli parigini. Eletto a beniamino di Omnivore e di Fooding, a pranzo ha solo alcuni piatti unici. La sera la «carta» prevede tre antipasti, tre piatti e tre dessert. Se cercate la Ville Lumiere evitatelo. Un paio di esempi: il Boeuf carottes cru/cuit è un gioco tra un manzo brasato servito con carote crude grattugiate e una tartare di manzo crudo con carote bollite, mentre Chocolat, poivrons vede strisce rettangolari di cioccolato affiancate da peperoni rossi della stessa forma.
Prezzi medi: un’entrée e un plat o un plat e un dessert 33; entrée, plat e dessert 39 euro
Quella di questo ristorante è una storia di prima importanza, che merita di essere raccontata per esteso. Torneremo presto a ripercorrere l'eredità de Le Chateaubriand e le molte figure della cucina internazionale che si sono formate in quella cucina.