31-05-2017
Lo staff misto del ristorante InGalera, contenuto all'interno della Casa di reclusione di Bollate, e del ristorante Seta del Mandarin hotel. InGalera è un'idea di Silvia Polleri, responsabile della cooperativa sociale Abc-La Sapienza in Tavola. La brigata è composta in gran parte da detenuti
Solo sei chilometri separano il ristorante InGalera dalla fermata della metropolitana Rho Fiera. Ma quando al tassista ho chiesto di portarmici, una decina di minuti prima delle 20 di una sera di maggio, la sua reazione è stata quella di sgranare gli occhi chiedendomi se fossi sicura dell'indirizzo. Il motivo? Il locale in questione (aperto dalle 12.15 alle 14 e dalle 19.30 alle 22 dal martedì al sabato) si trova a Milano in via Belgioioso 120, all'interno del perimetro esterno della Casa di reclusione di Bollate. InGalera è la scommessa di Silvia Polleri (responsabile della cooperativa sociale Abc-La Sapienza in Tavola nata nel 2004 all'interno dello stesso carcere) e del direttore del carcere Massimo Parisi, fautore «dell'apertura costante della struttura penitenziaria al territorio», ha spiegato accogliendo i convitati della "Cena a 4 mani", iniziativa di fundraising in favore della cooperativa, che ha visto affiancarsi in cucina il due stelle Michelin Antonio Guida del ristorante Seta del Mandarin Oriental e Davide, resident chef di InGalera.
Davide, come il sous-chef Federico e i ragazzi di sala sono detenuti a Bollate. Solo il maître Massimo Sestito è esterno. «Ci consideriamo pionieri: lo scorso anno abbiamo servito diecimila persone che, altrimenti, non avrebbero avuto occasione di venire in contatto con la realtà carceraria. Con questa iniziativa, che coinvolge alcuni dei carcerati in un'attività formativa, cerchiamo di diminuire la recidiva fornendo loro delle competenze utili nella fase di reinserimento sociale e lavorativo al termine della pena. Speriamo, invece, che i nostri clienti siano recidivi e tornino spesso nel nostro ristorante», dice la "mamma" di InGalera che rivendica anche la paternità del claim della cena di fundraising, «Per una volta, prigionieri del gusto».
Tra i sostenitori della cena InGalera, da sinistra a destra, Matteo Lunelli di Cantine Ferrari, Alberto Tasinato del ristorante Seta, Riccardo Uleri di Longino&Cardenal, Valentina Lunelli, Filippo Mainini (Longino&Cardenal) e Antonio Guida del ristorante Seta
«Porto a casa la soddisfazione di aver incontrato persone che ci mettono passione, che hanno voglia di riscattarsi. Ci hanno chiesto dei consigli su come fare alcune salse e altre preparazioni che avevamo portato già pronte», ha commentato alla fine Antonio Guida invitando i colleghi di InGalera a fare un'esperienza al Seta. «Ci sarebbe piaciuto vedere lavorare Guida nella fase di preparazione, ma so che gli impegni sono diversi», ha ammesso chef Davide che non è affatto uno sprovveduto.
Antonio Guida (a destra) all'opera
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Giornalista catanese a Milano, classe 1966. «Vado in giro, incontro gente e racconto storie su Volevofareilgiornalista» e per una quantità di altre testate. Inscalfibile