26-07-2025

In un resort 5 stelle in Toscana, il vero lusso è una proposta gastronomica 100% naturale

Il riflesso del territorio, ingredienti di prossimità legati alla filosofia del farm to table, ma soprattutto l'intenzione di rievocare le memorie gustative a noi più care: è la missione di Ariel Hagen, executive chef di Borgo Santo Pietro a Chiusdino

A sinistra, Ariel Hagen, executive chef di Borgo S

A sinistra, Ariel Hagen, executive chef di Borgo Santo Pietro, resort di lusso a Chiusdino (Siena) assieme alla sua brigata

Immerso tra le dolci colline della campagna senese, dove il tempo scorre lento e la natura segue ritmi dolci, si cela un luogo da sogno, oggi considerato uno degli indirizzi più esclusivi del turismo di lusso in Italia. Lontano dalle rotte più battute, Borgo Santo Pietro è stato trasformato da storica residenza del XII secolo in un resort a cinque stelle di fama internazionale, grazie alla visione di Claus e Jeanette Thottrup. Le sue 22 suite, eleganti e raffinate, si distinguono per l’autentica anima agricola e sostenibile che permea l’intera proprietà.

Vista dall'alto di Borgo Santo Pietro

Vista dall'alto di Borgo Santo Pietro

Qui il concetto di farm to table non è marketing, ma realtà con un orto di 11 ettari, vigneti, galline libere, api, i maiali di cinta senese, le capre, le pecore, un caseificio artigianale e una linea cosmetica naturale (Seed to Skin) che completano questo resort da sogno a Chiusdino (impossibile non fermarsi e godere anche dei privilegi della SPA).

Parte dell'orto di Borgo Santo Pietro

Parte dell'orto di Borgo Santo Pietro

Fiore all’occhiello di Borgo Santo Pietro è senza dubbio la proposta ristorativa guidata dal bravo Ariel Hagen, affiancato da un team di talentuosi professionisti che include Luca Ottogalli, senior executive sous chef, Marco Sforza, executive pastry chef e Marco Stagi, head chef e coofondatore del progetto Saporium.

Ariel Hagen

Ariel Hagen

La stagione che non c’è è il principio al quale si ispira Hagen per portare nei suoi piatti i prodotti migliori, lavorando in simbiosi con l’orto, e conquistando così, non solo una stella della guida Michelin, ma anche la stella verde: «La stagione che non c'è vuole essere il racconto della nostra vita attraverso una rivoluzione culinaria - precisa lo chef - se io prendessi un proiettore, proiettassi il territorio dove siamo, e facessi una fotografia, sarebbe quello che realmente è. Queste sono le proiezioni territoriali che danno vita al mio menu e che rappresentano in pieno lo stile, l’animo e i frutti di questo meraviglioso luogo».

Strepitoso il Tagliolino con fiori di sambuco e shio koji (un condimento fermentato ottenuto dal riso), ma è già dalle entrée di benvenuto che si comprende il valore dell’intero percorso, a partire dalla Tartelletta con il dentice ai Fegatini toscani, fino al Cappelletto, o l’Insalata di erbe con la clorofilla di menta a impreziosire. L’Agnolotto con carciofo morello e calamaretto spillo è golosissimo, l’Animella, deliziosa, così come la Sogliola con lenticchie germogliate servite con un po’ di caviale. Anche la selezione musicale non è lasciata al caso (cantautorale italiano anni ‘60), o la selezione dei vini a cura del sommelier Arian Nuhi.

La Trattoria sull'albero

La Trattoria sull'albero

Tessere lodi meritate non basta per raccontare l’universo di Borgo Santo Pietro, che eccelle anche nella trattoria sull’Albero, progettata attorno a una quercia secolare con interni rustici e una vista mozzafiato sui vigneti e sulla foresta della Valle Serena. Qui la proposta è molto comfort, ma la filosofia non cambia con un menu 100% toscano. E non manca la pizza, a lunga lievitazione e cotta nel forno a legna.

Pizza e altre delizie alla Trattoria sull'albero

Pizza e altre delizie alla Trattoria sull'albero

Ora torniamo ad Hagen, giovane, toscano, con una formazione da autodidatta e una visione ben precisa: «Quello che provo a fare è rievocare le memorie gustative e olfattive. Anche in un periodo storico come questo, ricco di cambiamenti, dove l'imprenditorialità nel mondo della ristorazione sta cambiando e tira un’aria nuova - precisa lo chef - la cucina per me è una forma di comunicazione che mi rende libero di esprimere ciò che abbiamo vissuto o che semplicemente vogliamo condividere con i nostri ospiti. Ma la parte interessante è garantire un futuro di sostenibilità umana alle nuove generazioni senza mai dimenticarci da dove veniamo, e senza che la cucina vada mai persa come valore. Questa è la stagione che non c'è».

Lo chef, classe 1993, è oggi uno dei nomi più interessanti del panorama italiano; in pochi anni è riuscito a lasciare un’impronta profonda nella cucina d’autore grazie a un approccio che fonde rigore tecnico, sensibilità per il territorio e una raffinata ricerca estetica. In un’epoca in cui la ristorazione rischia (a tratti) di smarrirsi tra tecnicismi e tendenze, la voce di Ariel Hagen si distingue per autenticità, consapevolezza ed etica radicata nel territorio, ma aperta al mondo. Un messaggio chiaro che ben si accompagna alla bontà dei suoi piatti e a una narrazione sincera che arriva sempre al cuore e alla gola. E per chi non potesse arrivare a Borgo Santo Pietro, c’è Saporium a Firenze dove la cucina dello chef è aperta per un racconto alla città e ai suoi ospiti.


Dall'Italia

Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose

Salvo Ognibene

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Salvo Ognibene

nato in Toscana ma cresciuto a Menfi (Agrigento), ama la pasta, la bici e la Sicilia. È laureato in Giurisprudenza all’Università di Bologna ed ha conseguito due master di cui uno in Marketing digitale alla LUMSA. Sommelier e giornalista, si occupa di comunicazione con attività di ufficio stampa e pr. Degustatore e collaboratore di guide enogastronomiche, è autore di 5 libri

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