21-04-2024
Particolare della sala del The Longevity Kitchen, in Via Melzi d’Eril 34, zona Arco della Pace, a Milano
In ogni storia esiste una sliding door. Una deviazione di percorso che cambia la direzione del futuro. Ce n’è una anche dietro la nascita di The Longevity Kitchen, sottotitolo "Bar, Bistrot & Fine Dining", format di ristorazione inaugurato qualche settimana fa a Milano creato per vincere la “scommessa delle scommesse”: passare da un cibo sano e salutare che fa tanto dieta e privazione, a uno sano e salutare, ma pure gustoso e bello da vedere, tanto da poterlo inserire a pieno titolo nel novero del fine dining, appunto.
La sliding door è quella inforcata due anni fa da Fabrizio Pisciotta, oggi componente del board di The Longevity Kitchen, ma allora soltanto ceo e co-founder della catena di ristoranti di sushi e cocktail tropicali Temakinho. «In una sera d’estate del 2022 mi convinco ad andare a cena insieme a molti sconosciuti in un ristorante in Sardegna, certo che mi sarei annoiato. Invece mi trovo seduto di fronte Massimo Gualerzi e Luigi Caterino con la moglie Elisa Mondelli (fondatori di The Longevity Suite, ndr) che hanno catturato la mia attenzione parlando di nutrizione in maniera autorevole su basi scientifiche. E, siccome io sono un imprenditore del cibo, mi si è accesa subito qualche lampadina», racconta Pisciotta. La lampadina diventa in men che non si dica The Longevity Kitchen, progetto di delivery a domicilio con menu healthy settimanali personalizzati, realizzato con i nuovi amici e soci, la consulenza di medici nutrizionisti che trova fonte di ispirazione negli ingredienti delle cinque Blue Zone del mondo, aree geografiche caratterizzate da longevità e benessere olistico, ovvero la nostra Sardegna, Loma Linda in California, Nicoya in Costarica, Ikaria in Grecia e Okinawa in Giappone
La sala
Il primo locale di quello che, nelle intenzioni dei fondatori, è un format pronto a essere replicato in Italia e all’estero, si trova a Milano in Via Melzi d’Eril, ed è separato dalla City Clinic The Longevity Suite Sempione solo da una scala che porta al piano inferiore, dove si può entrare in una Cryosuite Total Body (il corpo impatta una temperatura tra -85° e -95°), o regalarsi experience che impattano su corpo e mente con l’unico scopo di perseguire la “longevity”. «Un concetto che non equivale a vivere più a lungo, ma a vivere in salute gli anni che ognuno deve vivere», sottolinea Caterino precisando che la contiguità tra le due realtà non sarà la normalità.
Alcuni piatti del The Longevity Kitchen: qui Energy Greens, ossia polpette vegane con asparagi, pomodori secchi, fagioli neri, aneto e menta
Wild Guaca: focaccia con salmone selvaggio, guacamole e rucola
Beet Mayo: focaccia con verdure grigliate, maionese vegetale e rapa rossa
Fit Feta: riso nero con feta, pomodori secchi e olive taggiasche
Fregua: fregola con gamberi, bottarga di muggine e zucchine
Dalla ricerca, per esempio, arriva la fibra costituita da arabinoxilani e betaglucani, brevettata dall’università di Pavia che, miscelata con la farina, riduce l’impatto glicemico del 50%, viene utilizzata nella cucina del The Longevity Kitchen per la produzione di focacce, brioche e biscotti. Sono 70 piatti del delivery nella proposta del locale che, col titolo “Feeding Good”, si articola in due momenti: il menu bistrot del pranzo e quello fine dining serale. A pranzo, ai tacos e alle focacce da condividere (ottima la Wild Guaca con salmone selvaggio, guacamole e rucola), si aggiungono i piatti identificati da ingredienti e piatti delle 5 Blue Zone, tra cui fregola sarda, feta greca, composizioni vegetariane ispirate alla comunità avventista californiana di Loma Linda, pollo yakitori, quinoa rossa. Alla sera, le focacce si (ri)vestono con tartare di pescato, i tacos inglobano gamberi, spuntano ceviche e una decina di portate «che – osserva sorridendo Caterino - non “spaventano” i poco oltranzisti, che è uno dei nostri scopi».
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
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Giornalista catanese a Milano, classe 1966. «Vado in giro, incontro gente e racconto storie su Volevofareilgiornalista» e per una quantità di altre testate. Inscalfibile
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