Terry Giacomello
Cheese cake di baccalà profumato al finocchietto con ceci, pomodori confit e buccia di limone di Marianna Vitale
Guida alla Guida Paolo Marchi: «Nonostante tutto, si mangia sempre meglio. E non esiste solo il fine dining»
Porta Romana a Milano con, al centro, l'installazione firmata Enzo Catellani per un Fuorisalone di parecchi anni fa, era il 2006
Si sa. Che a Milano stia succedendo continuamente e ancora una volta qualcosa di nuovo nel mondo della gastronomia, non è certo una novità. Aimo e Nadia aprono due bistrot e ristrutturano via Montecuccoli (o meglio, forse dovrei dire Fabio e Alessandro, che con la Moroni figlia hanno preso in mano le redini gastronomiche e commerciali della ditta…), Perdomo e soci aprono e allargano bistrot, Oldani sta per arrivare con un concetto di pane in centro, Trippa si diversifica con un concetto ancora più easy nei pressi di Porta Romana...
Insomma, sembra che questa “movida del gusto” a Milano non abbia mai fine. Marketing territoriale della ristorazione. Ed è vero a tutti i livelli. È vero per i ristoranti stellati, è vero per i locali di trend, ma è vero anche per la ristorazione “larga”, quella per tutti. Trattorie, banconi, tavoli giovani o almeno giovanili riempiono le sere soprattutto in zona Porta Romana. E, invece di farsi concorrenza, si spingono e accompagnano l’un l’altro nell’offerta gastronomica. Si chiama appunto “marketing gastronomico territoriale”, anche all’interno di una stessa città. Perché, se Milano già di per sé rappresenta la meta gourmet in Italia per eccellenza, avendo surclassato Roma, Napoli e Bologna in questo senso, nondimeno la sua movida gastronomica si sposta territorialmente a seconda della forza dell’offerta di ristoranti del quartiere stesso in cui si trovano.
E se una volta era Brera a vincere la sfida del quartiere più ambito (negli anni '70 e '80 se non passavi una serata tra il Banco e la Briciola eri considerato “out”...) e se subito dopo era arrivata l’Isola, il quartiere a Nord della stazione di Porta Garibaldi, insieme alla zona di via-Tortona-via-Savona, come spesso sentivi dire (lì è nato anche il fenomeno Langosteria, il locale di Enrico Buonocore che si è poi moltiplicato negli anni nel capoluogo ma è anche arrivato ad aprire a Paraggi, vicino a Portofino), ora è il turno di Porta Romana.
Diego Rossi ai fornelli del suo Trippa
Gli interni del Vasiliki Kouzina
Il Dabass
Tre locali. Un quartiere. Milano la sera si vende anche così. È la movida gastronomica, si diceva. Un movimento di marketing autogenerato, che individua zone di Milano e le riempie di contenuti ludico-gastronomico-territoriali. Così è per i Murazzi a Torino. Così è sempre stato per Trastevere a Roma. Così era ed è anche per Brera, sempre a Milano. E così ora per Porta Romana, nuova oasi gastronomica. Provate, andate, gustate per credere.
Triestino, partito dall'agenzia di pubblicità Armando Testa, ha ricoperto ruoli di vertice nei settori della comunicazione di aziende come Michelin, Honda, Telecom Italia. Oggi è consulente di comunicazione e marketing aziendale e politico, per clienti quali Autogrill, Thevision.com. Tiene lezioni all'Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e a quella di Genova. È docente presso Niko Romito Formazione, Intrecci Scuola di Sala e In-Cibum. Presidente dell'Associazione "Le cose cambiano", che lotta contro il bullismo omofobico
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose