29-04-2023
In questa uscita abbiamo un Cava, quindi la Spagna, poi quattro Champagne a rappresentare la Francia e infine sei prodotti italiani che arrivano da Alto Adige, Piemonte, Veneto, Marche, Sicilia e Friuli. Ecco i consigli dei nostri esperti.
Puntay Peak Nat 2022 - Erste+Neue, Alto Adige
Si chiama Puntay Peak Nat e il nome è un gioco di parole, tra le vette delle Dolomiti (peak) e il metodo di produzione (Pét-Nat, ovvero pétillant naturel). La novità in casa Erste+Neue, la storica cantina cooperativa di Caldaro, in Alto Adige, è rappresentata da questa bollicina che va a esaltare il Pinot Bianco (vinificato in purezza), senza andare per forza alla ricerca di complessità ed evoluzioni troppo spinte. Le uve arrivano proprio dalle “vette” enologiche delle Dolomiti, cioè i vigneti più elevati della costa della Mendola, sopra il paese di Caldaro, a circa 600 metri di altitudine. Dopo una pressatura soffice a grappolo intero e una decantazione e trasferimento in vasche di acciaio inox, la fermentazione si svolge molto lentamente. Una volta raggiunti i 18 g/l di residuo zuccherino, il vino viene imbottigliato: qui, dopo la presa di spuma, riposa per circa sei mesi sulle sue fecce per poi essere sboccato a fine marzo e tappato con tappo a fungo. Si tratta, insomma, di un metodo ancestrale, con sboccatura finale, e aggiunta di una liqueur d’expédition con solo vino bianco e 1,5 grammi di zucchero per litro, per un residuo finale di circa 2 grammi. Il risultato è un vino fragrante, floreale, fresco e fruttato, ma soprattutto dall’estrema bevibilità, espressione di un grande Pinot Bianco in Alto Adige.
Raffaele Foglia
Vino Rosato Frizzante "Ho scritto t'amo sulla sabbia…" - Le Vigne di San Pietro, Veneto
Correva l'anno 1980 quando Sergio e Franca Nerozzi decisero di trasferirsi con la famiglia dalla città alla campagna. Cercavano un locus amoenus che trovarono tra le colline moreniche del Garda, a Sommacampagna, a pochi passi da Verona dove affondano le proprie radici, sia metaforicamente, sia concretamente con le Vigne di San Pietro, nomen omen per un'azienda che oggi vanta circa dieci ettari all'interno di un grande parco. Parola d'ordine, a queste latitudini, biodiversità, propiziata da un suolo di origine glaciale, ricco di calcare attivo, argille e minerali, e da un clima che il Lago di Garda mitiga, forgiandone la natura, squisitamente mediterranea. Oggi è il figlio Carlo a tenerne le sorti: architetto e imprenditore, qui Carlo proietta la sua vis creativa che sublima grazie all’amico agronomo ed enologo Federico Giotto mediante vini versatili ed espressivi come "Ho scritto t'amo sulla sabbia…", un rosato color pompelmo rifermentato in bottiglia nutriente e sapido, fresco e succoso, e abitato da eloquenti suggestioni di fragola, rosa e pesca. Goloso e gastronomico, il palato è abitato da una spiccata sensazione agrumata, merito della Corvina, le cui bucce macerano assieme al mosto, per 24 ore, e che rifermenta in bottiglia, nel mese di marzo, grazie alla sapiente aggiunta dello stesso mosto di cui sopra, preventivamente congelato.
Andrea Grignaffini
Champagne Perle d’Ayala 2012 - AYALA, Champagne | Francia
La nouvelle vague di Ayala inizia nel 2005 quando fu acquisita dalla Société Jacques Bollinger, con l’ambizione di far ritornare la Maison ai vecchi fasti. Quest'ultima possiede 20 ettari, in villaggi Grand Cru e Premier Cru, con uno stile legato alla predominanza dello Chardonnay. È un assemblaggio dell’80% di Chardonnay di Chouilly, Cramant e Le Mesnil sur Oger e il 20% di Pinot Noir di Verzy. La vinificazione avviene in cuve inox con svolgimento della fermentazione malolattica, e seguente affinamento sui lieviti di circa 8 anni con il bouchon liège, che permette di sviluppare la complessità degli aromi, garantendo un maggior controllo dell’ossido-riduzione. Il dégorgement è stato effettuato a ottobre 2021, con un dosaggio di 6 g/l. Champagne di grande complessità aromatica, si esprime all’olfatto con profumi di mirabelle, aromi agrumati di cedro e mandarino, un bouquet floreale giallo, note tostate di nocciola e noci, sentori di pasticceria e pasta di mandorle. Al palato ha una buona struttura, un’effervescenza cremosa, equilibrato tra una bella freschezza e note di maturità, con un finale in cui mineralità e sapidità lo rendono di grande bevibilità. Rappresenta la perfetta espressione dello stile della Maison: finezza ed eleganza.
Manlio Giustiniani
Spumante Metodo Classico Pas Dosè - Cantine Fina, Sicilia
Nata nel 2005 dalla passione e dall'impegno dell'enologo Bruno Fina e di sua moglie Mariella, artefici della moderna rinascita di uno dei territori più suggestivi della Sicilia, Cantine Fina è oggi un’importante realtà produttiva nel panorama vitivinicolo regionale. Ad affiancare Bruno ci sono i tre figli, Marco, Sergio e Federica, impegnati a testimoniare attraverso i loro vini il legame indissolubile con il territorio di origine e la volontà di interpretarlo al meglio. I vigneti si estendono nel territorio della Contrada Bausa, affacciati sulle Egadi e sulla riserva dello Stagnone, mentre un antico baglio siciliano ospita la bella cantina. Accanto ai vitigni autoctoni, come Grillo, Zibibbo, Nero d’Avola e Perricone, sono coltivate anche varietà internazionali, come Chardonnay, Sauvignon, Traminer, Merlot, Cabernet e Pinot Nero. Da Chardonnay (70%) e Pinot Nero (30%) nasce il Metodo Classico Pas Dosè, che riposa sui lieviti per almeno 24 mesi. Uno spumante dalle note inebrianti di scorza di limone e cedro candito, in cui i richiami di zagara e fiori bianchi e le sottili sfumature iodate anticipano un sorso intenso e slanciato, con un deciso finale salino.
Adele Granieri
Champagne Blanc de Blancs Brut “A travers le Mythe” - Lheureux Plékhoff, Champagne | Francia
Un bellissimo maniero in Champagne, nelle Montagne di Reims, eletto a dimora di caccia prima e a residenza estiva poi, diviene oggi un luogo di hospitality circondato da tanto verde e bellissime vigne. E non solo: qui ci sono i vigneti di questa Maison nata poco più di venti anni fa da Georges Lheureux e da Stéphanie Plékhoff. Siamo a Mutigny, vicino Épernay, che a noi amanti delle bolle d’oltralpe racconta più di una semplice cittadina. Piccola azienda familiare, 15 ettari di vigneti tra grandi e primi crus, sparsi nelle tre zone cuore della Champagne, alcuni certificati biologici, che ama produrre tanto con visione parcellare, quanto con assemblaggio dei diversi appezzamenti. A’ travers le Mythe è una delle cuvée da singolo vitigno, Chardonnay in questo caso, che regala attraverso una seconda fermentazione di 24 mesi e un dosaggio di circa 7 grammi, una beva ricca, fresca, elegante, di ottimo volume e di lunga e piacevole persistenza. Aromi classici di frutta bianca e gialla si espandono all’apertura, invitando a unire il vino alla gastronomia che più ci piace.
Luca Turner
Champagne Cuvée Réserve Premier Cru Brut - Jean Marie Massonot, Champagne | Francia
Christel e Jean-Marie Massonnot dedicano la loro quotidianità alla cura di poco più di 5 ettari di vigneto a Coulommes-la-Montagne, comune classificato Premier Cru nella Montagne de Reims, in “atmosfera protetta”, lontani dai calpestii dei turisti attirati dalla “grandeur” della Champagne, patrimonio UNESCO. Principalmente Meunier e Pinot Noir (meno di un ettaro la quota di Chardonnay) occupano 25 parcelle su terreni argilloso-calcarei, anche con ceppi ultrasessantenni. Vignerons Indépendants, i Massonnot mostrano come uno stile del tutto personale, intimo e familiare, possa scaturire naturalmente da un lavoro scrupoloso, di sana cura e attento alle “buone pratiche”: dal 2012 si lavora senza diserbo chimico e dal 2018 si è in conversione biologica. Tutto con il tempo “che ci vuole”. Anche la cuvée Réserve (Meunier, Pinot Noir e Chardonnay in parti uguali) si è presa il suo tempo prima di mostrarsi nel calice con un profilo aromatico genuino e fruttato e un messaggio gustativo franco, setoso ed equilibrato. Questa “serenità” è figlia di una vinificazione del vino base in acciaio, dell’unione del 60% dell’annata 2016 e del 40% di vini di riserva 2015 e 2014, di una rifermentazione che è durata 5 anni. Con dedica a tutti quelli che pensano che in Champagne non ci sia più tanto da scoprire.
Monica Coluccia
Spumante Metodo Classico Terre di Ger - Terre di Ger, Friuli
Terre di Ger è una realtà vitivinicola che sviluppa la sua produzione su tre diverse regioni: il Veneto, le Marche e il Friuli. Ed è proprio in quest’ultima regione, a Pravisdomini, in provincia di Pordenone, che trova le sue radici. Alla coltivazione delle tipiche uve friulane, vengono affiancati anche vitigni internazionali, come lo Chardonnay, che è protagonista del Metodo Classico Terre di Ger. Una bollicina che riposa 36 mesi sui lieviti, fresca e minerale; regala al naso profumi di lievito e pasticceria, con un assaggio che punta alla mineralità e una buona dose di acidità. Mutevole in bocca, trova la sua forza nella sapidità finale e nel perlage fine e continuo, grazie al quale si è portati al nuovo assaggio. La sua leggerezza lo rende adatto per un aperitivo, in abbinamento a crudi di pesce o per un brindisi iniziale in un momento conviviale. D’altronde, come sottolinea anche l’Azienda, «il Metodo Classico è senza dubbio l’anima delle feste, delle celebrazioni, dei momenti speciali in famiglia».
Stefania Oggioni
Asti Spumante DOCG Brut BricPrimaBella - Soria Matteo, Piemonte
Nel cuore di Castiglione Tinella sorge la cantina Soria circondata da 40 ettari di vigne nella zona nord-orientale delle provincia di Cuneo, territorio vocato per la coltivazione del Moscato Bianco. Un’azienda storica per la zona, oggi guidata da Matteo, giovane vignaiolo deciso a portare in bottiglia una visione più moderna del grande vitigno aromatico di questa porzione di Piemonte. Questo Asti Brut è stato creato nel 2017 con le uve provenienti da un “bric” che, per i piemontesi purosangue significa la sommità della collina con le migliori esposizioni solari e di maturazione. Uve vinificate con una fermentazione a temperatura controllata di 20 gradi in vasche d’acciaio secondo il metodo Martinotti. L’affinamento sui lieviti dura sei mesi. Una bollicina dal colore giallo paglierino chiaro, florealità immediata con note di frutta a polpa bianca, perfettamente riconoscibili all’assaggio. Un Asti fresco, a tratti erbaceo, con una piacevolezza immediata di grande equilibrio. Eliminiamo i cliché assurdi e degustiamo questo Asti con salumi, carni bianche, un risotto marinaro e perché no, con il sushi. Andiamo oltre la lettura di un’etichetta e assaggiamo una nuova versione di vitigni che hanno fatto la storia dell’enologia italiana.
Cinzia Benzi
Vino Rosato Frizzante Scighera - Azienda Agricola Fiorano, Marche
Milano-Cossignano sola andata? Perché no, se il richiamo è quello delle splendide colline picene e la prospettiva quella di creare un luogo in cui affondare le radici della vigna e della vita. L'azienda Fiorano nacque nel 1997, quando Paola Massi e Paolo Beretta decisero di rispondere al richiamo della terra e di cominciare un'avventura a forti tinte green, circondati dall'affetto dei familiari. Da subito la scelta fu quella di puntare sui vitigni autoctoni e sull'agricoltura biologica senza compromessi, avvalendosi di amici e collaboratori che li potessero aiutare a dare concretezza a questa grande passione per il vino. Dal 2003, anno del primo imbottigliamento, i vini di Fiorano si sono sempre contraddistinti per pulizia e precisione, senza rinunciare all'anima verace e contadina di chi vive la campagna a tutto tondo, senza mai rimanere nella comfort zone dei successi ottenuti. Con questo spirito nasce lo Scighera, nebbia in milanese, un vino che è nostalgia e un presagio di ciò che avverrà: un metodo ancestrale non sboccato, che all'apertura rimette in circolo i lieviti diventando "nebbioso". All'olfatto i frutti rossi, fragola, ciliegia e lampone, si intersecano con i toni agrumati di arancia e pompelmo, la bocca è asciutta e verticale, briosa e saporita. Fiesta!
Alessio Pietrobattista
Champagne Brut Oeil de Perdrix - Jean Vesselle, Champagne | Francia
Delphine Vesselle è l’erede di una famiglia di vignerons con alle spalle tre secoli di storia e tradizione champenoise. Grazie alla sua dedizione e costanza - oltre al supporto del marito David - quel patrimonio di conoscenza e insegnamenti si è ora trasformato in un marchio forte e identitario che propone una gamma di etichette di consolidata qualità e intrigante richiamo. Oggi gli ettari di proprietà di questo récoltant manipulant sono quindici, il 90% dei quali vitati a Pinot Nero e i restanti a Chardonnay. La gestione dei vigneti, certificati HVE, è scrupolosamente vocata alla sostenibilità ambientale, limitando quanto possibile l’utilizzo di sostanze chimiche. La cantina, ristrutturata e rinnovata nel 2007, è improntata all’utilizzo di fonti rinnovabili e la produzione annua è di 150.000 bottiglie, di cui l’80% destinate all’esportazione. In una gamma piuttosto estesa, consigliamo il non comune Oeil de Perdrix, Pinot Nero in purezza, il cui nome deriva dalla colorazione ambrata appena accennata, che assume durante la spremitura e che mantiene durante la vinificazione. Un processo antico, oggi raramente applicato, che richiede grande attenzione ed esperienza. Ne risulta un vino franco e piacevole. Molto fruttato e di grande persistenza. Da provare assolutamente.
Luca Torretta
Max Cava Gran Reserva 2008 - Bertha, Spagna
Nel territorio di Penedès, in Catalogna, si producono grandi Cava e Bertha è senza dubbio una delle aziende più brillanti. Nasce nel 1989 a San Sadurní d’Anoia, la capitale produttiva della regione e fino al 2014 sviluppa la sua attività in una vecchia cantina prima di inaugurare e spostarsi in una struttura molto moderna. Qui Cava Bertha non abbandona un fortissimo legame con la tradizione, soprattutto da un punto di vista filosofico: qualità, rispetto per la storia del Cava, utilizzo ed esaltazione dei vitigni autoctoni come Macabeo, Xarell·lo e Parellada. La qualità media dei vini di Bertha è altissima e parte dai fermi per arrivare a eccellenti Cava. Vini di carattere, ricchi ed esuberanti, di stile e peculiarità. Fiore all’occhiello di Bertha è il Max Cava Gran Reserva 2008, una grande bollicina costruita con il sapiente assemblaggio di un 20% di Macabeo, 30% di Xarel·lo e il restante diviso tra un 40% di Chardonnay e un 10% Pinot Nero con ben 120 mesi sui lieviti. Cava esplosivo, meravigliosi profumi di frutta e pane tostato, aromi intriganti di notevole intensità, potenza e complessità, vergati da suadenti nuances di miele ed erbe officinali. Palato avvolgente, una bollicina finissima, perfetto equilibrio tra dolcezza e acidità, finale di pulizia eccezionale.
Bruno Petronilli
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
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A cura della redazione di Identità Golose
Lo chef Denny Lodi Rizzini e il sommelier Isacco Giuliani. L’entusiasmo contagioso dei giovani di Makoré è perfettamente in linea con il progetto della nostra guida App Bollicine del Mondo.
Rare Champagne nella versione Millésimé 2013 - Foto Marco Strullu