28-12-2024

Spumanti sull’Etna, il punto sulle bollicine del vulcano

Il Nerello Mascalese domina la scena, sale il Carricante e si spumantizzano nuove varietà. Spunti ed assaggi dalla sesta edizione della rassegna, a Catania

La Sicilia, terra di cultura e di tradizioni millenarie, trova nel vulcano Etna non solo il simbolo di una natura potente e incontrollabile, ma anche un terreno fertile per la produzione di vini di eccellenza. Tra questi, gli spumanti dell’Etna si stanno ritagliando un ruolo sempre più importante: con l’obiettivo di promuovere sempre di più le bollicine del vulcano attivo più alto d’Europa, è nata sei anni fa la manifestazione Spumanti dell’Etna.

L’evento, svoltosi circa un mese fa, è ormai tappa imperdibile per appassionati e curiosi ma anche per produttori e operatori del settore che si ritrovano per confrontarsi sulla spumantistica etnea. Una iniziata nel 1870 quando il Barone Spitaleri dava vita allo Champagne dell’Etna (ricordiamo che il primo metodo classico in assoluto in Italia fu inventato da Carlo Gancia, nel 1865) salvo poi arrestarsi qualche anno dopo: «Nella spumantistica moderna la nostra terra è giovanissima, è stata Murgo la prima cantina a proporre nel 1989 il primo brut etneo ma oggi qui sul vulcano riusciamo a esprimere un’ottima qualità - precisa Francesco Chittari, fondatore dell’evento - Il Nerello Mascalese è senza dubbio la punta di diamante della produzione ma anche le altre vinificazioni sono interessanti, certamente le varietà autoctone qui hanno ancora molto da raccontare».

Ad oggi gli spumanti Etna Doc possono essere prodotti con almeno il 60% di Nerello Mascalese (rosato o vinificato in bianco) al quale possono contribuire altre varietà coltivate all’interno di quella che è stata la prima Doc siciliana: «A oggi, quasi tutti i produttori stanno lavorando sul Mascalese di cui molti in purezza ma le sperimentazioni non mancano - continua Chittari - ci sono produttori che danno vita anche a spumanti fuori dal disciplinare utilizzando principalmente il Carricante ma anche il Catarratto, il Nerello Cappuccio ed il Pinot Nero».

Di recente il Consorzio di Tutela dei Vini Etna Doc ha approvato una modifica del disciplinare che, in seno alla nuova Docg, aggiungerà la possibilità di utilizzare la denominazione anche per il Carricante in purezza e sarà possibile produrre la variante Pas Dosé, ovvero uno spumante con metodo classico senza zuccheri aggiunti.

Di questo e di molto altro si è parlato a Spumanti dell’Etna che quest’anno, oltre ai consueti banchi di assaggio, degustazioni, talk show e visite in cantina, ha aggiunto anche un focus sul cibo di alta qualità, performance culturali e diverse visite nelle cantine che producono spumanti. Siamo stati alla serata conclusiva al MF Museo & Fashion di Marella Ferrera a Catania dove oltre a diversi produttori e alcune cantine ospiti come Champagne Mademoiselle Margo e Ferrari (con il suo buonissimo Perlè Zero 2017), erano presenti anche diversi chef provenienti da tutta l’isola.

I NOSTRI MIGLIORI ASSAGGI.
Benanti, Noblesse Brut Carricante 2019
Primo Carricante spumantizzato sull’Etna e che in questo caso si tratta di una sboccatura tardiva, infatti l’azienda etnea dal 2016 riserva una piccola quantità di bottiglie ad affinare ancora sui lieviti. Presentata insieme alle 2021 (entrambe sboccate l’8 febbraio 2024), la 2019 risulta più complessa, piacevole, con un’elegantissima effervescenza e una godevole cremosità. Le vigne che danno vita alle uve si trovano tra i 700 e gli 850 m etri sul livello del mare.

Tenute Nicosia, Sosta Tre Santi Etna Doc Brut 2018
Il nome Sosta Tre Santi è un tributo a Trecastagni (dove nasce la casa vinicola) e ai suoi santi protettori Alfio, Cirino e Filadelfo, che nel loro viaggio verso il martirio fecero sosta nella cittadina dove ancor oggi viene loro riservata una grande devozione popolare. Questo è lo spumante più importante per la famiglia Nicosia, vendemmia 2018 per questo Nerello Mascalese vinificato in bianco e sboccatura a marzo 2024 con 60 mesi sui lieviti: grande intensità e complessità olfattiva dove emergono tutti i sentori del lungo affinamento, al palato è scalpitante, ancora giovanissimo ma già di lunga persistenza.

Antichi Vinai, Bollenere Extra Brut Etna 2017
48 mesi sui lieviti e sboccatura a giugno 2023 per questo interessantissimo spumante da Nerello Mascalese vinificato in bianco, vendemmia 2017. A produrlo è la famiglia Gangemi che studia e lavora la varietà a bacca rossa etnea da centocinquant’anni: i vigneti si trovano sul versante nord dell’Etna, tra Castiglione di Sicilia e Randazzo, su terreni sabbiosi di origine lavica, con grandi escursioni termiche tra il giorno e la notte. Il risultato è una bollicina gastronomica dalla spuma avvolgente.

Cantine di Nessuno, Apum Etna Extra Brut 2017
Oltre 60 mesi per lo spumante (prova) di Seby Costanzo prodotto in sole 300 bottiglie (e 100 magnum) che dà garanzia della proverbiale vocazione del Nerello Mascalese quale uvaggio decisamente adeguato alla raffinatezza e alla bevibilità espressa dagli spumanti dell’Etna. Vinificato in bianco e sboccato a dicembre 2023, è uno spumante dotato di maestosa eleganza, grande verticalità e senza dubbio di notevole interesse.

Murgo, Extra Brut 2016
Fin dalla prima produzione che risale alla vendemmia 1989 il Nerello Mascalese ha dimostrato grandi potenzialità per gli spumanti etnei, sono diversi i progetti di Murgo portati avanti in questi decenni ma la spumantistica è sempre stata la punta di diamante dell’azienda di Santa Venerina. L’Extra Brut 2016 (sboccato nel luglio 2024) porta con sé un'importantissima acidità: dotato di grande personalità e struttura, è un vino destinato ad un lungo affinamento ed una bottiglia da provare per tutti gli appassionati degli spumanti di montagna.

La Gelsomina, Etna Doc Rosé Brut
Dai vigneti di Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio l’unico rosè di questa selezione: meno impegnativo rispetto agli altri proposti questo spumante de La Gelsomina nato da un vigneto a 550 mt dal livello del mare sul versante nord-est del vulcano attivo più alto d’Europa, si differenzia per una notevole sapidità ed una beva più versatile e godereccia. Affina almeno 30 mesi sui lieviti.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

Salvo Ognibene

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Salvo Ognibene

nato in Toscana ma cresciuto a Menfi (Agrigento), ama la pasta, la bici e la Sicilia. È laureato in Giurisprudenza all’Università di Bologna ed ha conseguito due master di cui uno in Marketing digitale alla LUMSA. Sommelier e giornalista, si occupa di comunicazione con attività di ufficio stampa e pr. Degustatore e collaboratore di guide enogastronomiche, è autore di 5 libri

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