“Sono pochi quelli che s’avventurano nel periglioso mar della creatività, i cui fedeli debbono incamminarsi verso Santiago di Compostela per il miglior pellegrinaggio del gusto”, scrivevamo
qui raccontando della lenta evoluzione della cucina di Galizia, da santuario tradizionalista consacrato al prodotto (la materia prima è eccezionale) a tempietto vocato a culti gastronomici new age.
Eccoci dunque, nella capitale gallega: deposto il bastone del viandante, imbracciamo la forchetta, ché sono almeno tre gli indirizzi della nostra processione laica (sarebbero anche di più: aggiungiamo al volo
Abastos 2.0, dove
Marcos Cerqueiro e
Iago Pazos propongono una cucina di mercato – siamo d’altra parte nel
Mercado de Abastos). L’alfa e l’omega di qualsiasi tour goloso in città è la
Casa Marcelo di
Marcelo Tejedor, classe 1967, uno che nel suo curriculum ha
Bocuse,
Ducasse e
Arzak: fu tra i primi a togliere il menu alla carta proponendo solo il degustazione, tre lustri fa; e a infrangere le barriere tra fornelli e sala, abbattendo i muri di mattoni e quelli mentali, coi cuochi che servivano a tavola,
Redzepi ancora non ci aveva pensato. Tejedor scommette sempre sul futuro, così poco più di un anno fa ha riconvertito il proprio ristorante, sul quale brillava una stella: via i tavolini, al loro posto tre banconi di design dove gustare (anzi
compartir, ossia condividere coi commensali) piatti di concetto nuovo, un fusion nippo-gallego con incursioni in altre terre. La formula è frizzante e strizza l’occhio al
low cost, senza perdere il proprio
appeal autoriale. Ottimi gli
Shao mai di lepre à la royale o i
Dim sum di empanada, così come la
Tartare di toro. Fantastica la
Bica Casa Marcelo (la
bica è un dolce gallego, specie di
plum cake, qui con zucchero caramellato e una grattata di fava Tonka).

Lúcia Freitas durante il Fórum Gastronómico La Coruña 2014. Discepolo di Jordi Butrón di EspaiSucre, lavora alla Tafona do Peregrino. Il suo punto di forza? Ovviamente i dolci (foto Passera)
A parlar di dolci, occorre passare alla
Tafona do Peregrino, hotel del centro, nel cui
ristorante lavorano i giovani
Nacho Tierno e
Lúcia Freitas. In particolare quest’ultima vanta un bel percorso -
Celler Can Roca e
Mugaritz tra le tappe – segnato dalle lezioni di pasticceria creativa
by Jordi Butrón (
EspaiSucre a Barcellona). Così un degustazione di 9 portate a 39 euro, del quale ricordiamo per la parte salata un ottimo
Maialino da latte con indivia e arancia, culmina con due dessert di livello, che fanno onore al maestro:
Passion fruit, mango e granita di rose, fresco e aromatico, col crumble a conferire una lieve nota croccante-grassa-salata, prima del godurioso
Cioccolato, pralina e caffè.

Verdinas en verde con toques anisados, di Iago Castrillón, creazione che ha vinto il premio "Miglior piatto vegetale dell'anno 2013" a Fruit Attraction. Si tratta di una composizione di fave, i famosi peperoncini verdi galleghi pimientos de padrón, cipollotto, chalotiña de costa (una sorta di scalogno marino), acqua di mela e sedano rapa, crema di alga codium, alga kombu fresca, finocchio marino e acqua di mare distillata
La grande promessa della tavola gallega va però cercata altrove. Si chiama
Iago Castrillón, ha 35 anni, già con
Ricard Camarena, è stato premio
Cocinero Revelación a
Madrid Fusión 2013 e la sua è “
la cocina más atractiva del momento en Santiago”, scive
Abc. Replica
El Paìs, che per la penna di
José Carlos Capel lo inserisce nella lista dei “10 chef giovani da non perdere di vista”. Il suo ristorante,
Acio, ha l’aspetto di una bistronomia di qualità e le ambizioni di diventare qualcosa di più, anche per merito della
sumiller Eva Pizarro, che di Castrillón è moglie. Senza sbavature il nostro degustazione (una decina di portate a 43 euro): squisiti
Carciofi e vongole in succulento brodo ristretto, saporite le
Seppioline con animella di vitello e cavolo arrosto, sontuosa ed equilibrata la
Lampreda à la royale con barbabietola e formaggio di Cebreiro (un cacio vaccino stagionato Dop), perfetta chiusura salata prima di una parte dolce inferiore al resto. Sentiremo ancora parlare di lui, statene certi.