Dimmi, un sito australiano di prenotazioni online a cui fanno capo oltre 4mila ristoranti del Nuovissimo Continente, ha stilato una lista nera di clienti maleducati (al conto sono già 38mila!) che non si sono presentati pur avendo riservato un tavolo. La pena? Niente più prenotazioni nello stesso locale per ben un anno. Il fondatore di Dimmi, Stevan Premutico, accusa il no show di essere uno dei maggiori problemi della ristorazione e dichiara: «Stiamo facendo la nostra parte per sradicare del tutto il problema entro il 2020». Il sito di prenotazione online ha inoltre l’opzione Dimmi Payment in cui viene richiesto il numero della carta di credito: in caso di no show, il costo della cena viene addebitato, parzialmente o per intero, al cliente.

Il sito di prenotazioni australiano Dimmi
Secondo il report annuale di
Dimmi, la “lista nera” e l’addebito su carta di credito per
no show hanno ottenuto i risultati sperati con un calo nel fenomeno del 25% nel primo anno. Un risultato importante per un fenomeno che costa alla ristorazione australiana fino a 75 milioni di dollari australiani all’anno. L’imprevisto dell’ultimo secondo può capitare, ma lo staff di sala e cucina viene organizzato in base al numero delle prenotazioni e le materie prime vengono comprate e preparate secondo i tavoli da servire. Il
no show causa quindi una perdita economica per il ristorante nonché uno spreco a livello ambientale. Le città più colpite secondo il gruppo editoriale
Fairfax Media sono Melbourne e Sydney, ma gli chef rispondono a tono per tutelarsi.
Lo chef Nelly Robinson del ristorante Nel di Sydney ha sentito le scuse più improbabili dai clienti che si sono ritrovati con 150 dollari in meno sul conto per non esseri presentati la sera della prenotazione. «In caso di un’emergenza o di un imprevisto familiare siamo disponibili a spostare la prenotazione a un’altra data, ma addebitiamo un costo se il cliente decide di cancellare completamente», dice Robinson. E a sua volta Erez Gordon, proprietario del ristorante Bishop Sessa in Surry Hills, rende pubblici I nomi dei clienti che non onorano la prenotazione anche sui social media. Matt Moran (chef icona della ristorazione australiana e proprietario di ben 10 ristoranti tra cui il celebre Aria), ha scelto la politica della conferma obbligatoria della prenotazione 48 ore prima della data stabilita.

Il ristoratore australiano Erez Gordon ha deciso di pubblicare su Twitter, con l'hashtag #NoShowShame, i nomi dei clienti "scomparsi". L'immagine è di www.therail.media
Il resto del mondo non manca di idee, e
apps, per combattere il
no show. In Svezia e negli Usa, soprattutto i ristoranti di lusso richiedono il numero di carta di credito. In caso di
no show senza una previa disdetta al cliente viene addebitata una percentuale, o l’intero costo della cena.
Will Guidara del
Eleven Madison Park di Ndew York addebita 75 dollari statunitensi ai clienti che non si presentano, e già dal 2012. Il ristorante svedese
Fäviken richiede il pagamento anticipato e non rimborsabile al momento della prenotazione. Molto popolare è il
Ticketed Dining, in uso soprattutto per eventi e celebrazioni, in cui il cliente compra un biglietto per una cena come al cinema o al teatro.
Lo chef co-proprietario di
Alinea a Chicago, il
co-owner Nick Kokonas, ha dichiarato al
Washington Post solo pochi mesi fa che questo sarà il futuro della ristorazione. Non solo multe, ma anche un tentativo di promuovere una maggiore educazione anche in Canada, dove
Darcy Mac Donell, del ristorante
Farmhouse Tavern, ha lanciato la campagna su twitter #RespectTheRestaurant per scoraggiare le cancellazioni dell’ultimo secondo dopo un record di 97
no show in un solo sabato. Nella Corea del Sud gli chef si sono rivolti anche al Governo e hanno lanciato con la
Fair Trade Commission locale una campagna educativa contro il
no show. Perché il rispetto per il lavoro altrui non deve mai mancare.
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