10-09-2021
La famiglia Ceretto
Ultimi appuntamenti, questa volta dal vivo, de La via selvatica, il progetto - curato da Matteo Caccia e proposto dalla famiglia Ceretto - che si compone di 12 dialoghi volti a far emergere le esperienze profonde dei protagonisti: un percorso lungo un anno che indaga la natura selvatica e autentica, le sue regole immutabili, la ricerca di un equilibrio virtuoso in cui l’uomo sia capace di interagire con rispetto nella consapevolezza che la vera protagonista è la natura. Domenica 12 settembre, alle ore 18, Caccia dialogherà con Stefano Bartezzaghi alla Tenuta Monsordo Bernardina, Alba (Cuneo): «Sarà una piccola festa di fine anno. Bartezzaghi racconterà con la sua maestria il senso delle parole e la nostra capacità di addomesticarle; e poi ci sarà Andrea Loreni, il funambolo già voce di uno dei primi incontri de La via selvatica, che passeggerà su un cavo nei cieli sopra le vigne», commenta Caccia.
La famiglia Ceretto torna così a ospitare eventi culturali che stimolino riflessioni intorno a temi di sostenibilità e cura del territorio. Dice Roberta Ceretto, alla guida delle aziende vitivinicole insieme al fratello Federico e ai cugini Alessandro e Lisa: «Ci siamo impegnati con La via selvatica a raccontare, attraverso la voce di personaggi unici, il nostro modo di sentire e percepire quello che l’esperienza della chiusura ci stava insegnando, a partire da una natura più forte e rigogliosa che si è ripresa i suoi spazi lasciandoci silenziosi spettatori. Raccontarlo è stata un’occasione per trovare un nuovo punto di vista per continuare ancora con più forza il nostro lavoro di vignaioli attenti alla terra, preservandone i suoi tratti autentici».
L'evento è aperto al pubblico, con posti limitati. Per partecipare è necessario confermare la propria presenza compilando il form a questo link.
Per l’occasione il 12 e 13 settembre la chef Ana Roš, già protagonista di una delle conversazioni, ed Enrico Crippa proporranno al Piazza Duomo di Alba un menuu a 4 mani che interpreta il tema selvatico. Su prenotazione: info@piazzaduomoalba.it.
Pubblichiamo qui un estratto dell'intervento che la stessa Ana Roš firma all'interno della pubblicazione La via selvatica che verrà presentata proprio il 12 settembre e poi sarà scaricabile dal sito ceretto.com.
Quando Franko ha deciso di andare in pensione nel 2000, abbiamo deciso di prendere in mano questa attività, che non aveva ancora né una filosofia né un futuro prestabiliti. Era tutto da reinventare, compreso l’edificio che ospitava la trattoria. Per portare a compimento questa trasformazione sono stati necessari oltre dieci anni perché il mutamento è un processo più difficile rispetto alla creazione. Inoltre, a quel tempo, la valle in cui si trova il ristorante non era una meta turistica né gastronomica, era un luogo in cui gli abitanti della zona venivano a fare la spesa, magari andavano dal macellaio del paese, facevano benzina e mangiavano qualcosa di semplice prima di rientrare a casa. In questi ultimi vent’anni abbiamo dovuto lavorare per rendere la nostra valle una destinazione turistica e quando qualcuno mi domanda com’è andata, come ci siamo riusciti, ripenso a quanto è stato faticoso e non sono sicura che lo farei di nuovo. Costruire una meta gastronomico-turistica è davvero un’opera per diverse generazioni, non sono sufficienti poche decine di anni.
Anche la mia storia personale parla di trasformazioni continue. Prima sono stata una giovanissima sciatrice professionista, nella squadra nazionale jugoslava, e poi ho intrapreso gli studi per entrare nel corpo diplomatico. Ricordo bene una data legata alla scelta di chiudere con quella carriera, che mi avrebbe portato per il mondo, lontana dalla Slovenia, a fare un mestiere radicalmente diverso da quello che esercito adesso. Il 16 agosto 2002, ero incinta e andava tutto storto. Aiutavo Valter a gestire il ristorante, in sala, e in cucina non andava bene perché ci sarebbe sempre bisogno di qualcuno che la conduca, con rigore e filosofia, anche se magari non sta tra le pentole tutto il tempo. In quel periodo in cucina non c’era nessuno di carattere ed ero io, da fuori, a cercare di indirizzarla, dando delle idee che gli chef non sapevano però come realizzare. Dunque in quel giorno d’estate ho detto a Valter che uno di noi due avrebbe dovuto prendere in mano la cucina.
Valter Kramar, compagno di Ana Roš
In quegli anni, nonostante sia una zona montana, Kobarid-Caporetto era celebre per i ristoranti di pesce: ce n’erano due o tre in centro e i clienti percorrevano anche cinquecento chilometri per andarci a pranzo, erano sempre al completo. Hiša Franko era sempre vuoto e allora i ristoratori del paese, quando si vedevano costretti a rifiutare clienti che avevano viaggiato per due ore per andare a mangiare da loro, li indirizzavano da noi. Queste persone ci domandavano se avessimo il menu di mare, rispondevo che avevamo la trota, loro ringraziavano e se ne andavano. Forse tornavano a fare la fila fuori dai ristoranti a Caporetto. Sapevo che per riempire la nostra sala la soluzione più semplice sarebbe stata fare copia-incolla dai menu dei ristoranti di pesce, ma non ho mai voluto farlo. Avevamo una visione del futuro esattamente come lo desideravamo e si sta realizzando. La nostra idea era di poter interpretare al meglio il territorio con creatività e tecnica, che allora non avevo ancora, l’ho acquista adesso. Non siamo ricchi, non abbiamo grandi automobili davanti casa; abbiamo un ristorante senza investitori né partner.
L’autocritica è la virtù più importante: bisogna guardarsi allo specchio e riconoscere i propri sbagli, perché sono i dubbi che dobbiamo cavalcare, non il successo. Nel 2020 Hiša Franko ha ottenuto due stelle Michelin, partendo da zero perché la guida Michelin era appena arrivata a recensire i locali in Slovenia, e io mi sono tatuata le stelle, lasciando spazio per la terza. Non abbiamo festeggiato: ci siamo riuniti in quaranta persone – il team, i miei genitori e i miei figli con i loro amici – e abbiamo brindato tutti insieme. Eppure non sono numerosi i ristoranti nel mondo che abbiano preso direttamente due stelle Michelin, da zero, circa quindici casi nella storia. Ne siamo stati soddisfatti ma ci siamo detti che si può fare ancora meglio.
Hiša Franko
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
di
chef del ristorante Hiša Franko a Caporetto in Slovenia. Già miglior cuoca del mondo secondo la World's 50Best, nel 2020 il suo ristorante ha ottenuto le sue prime 2 stelle Michelin
Il nostro viaggio enoico, calice dopo calice, camminando nella cantina di Località San Cassiano
Foto di gruppo della super-brigata che è stata protagonista per una sera a Identità Golose Milano: con nostro resident chef Edoardo Traverso c'erano Davide Di Fabio del Dalla Gioconda a Gabicce Monte, Remo e Mario Capitaneo del Verso a Milano e Alessandro Miocchi e Giuseppe Lo Iudice del Retrobottega a Roma, ossia i vincitori del titolo di migliore chef's table d'Italia, attribuito dalla Guida ai Ristoranti di Identità Golose in collaborazione con Ceretto
Foto di gruppo al pass di Identità Golose Milano
Dall’Italia è una narrazione in continua evoluzione di tutto il buono che racchiude in lungo e in largo il nostro Belpaese. Una rubrica che ci porta alla scoperta delle migliori trattorie, i ristoranti più esclusivi, osterie, tra le vette più alte o in riva al mare. Delizie che non possono sfuggire alle rotte dei più entusiasti viaggiatori.