Enrico Crippa

Piazza Duomo

piazza Risorgimento, 4
Alba (Cuneo)
T. +39.0173.282582

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Le stelle sono tre, ma i piedi restano ben piantati per terra, fra i filari di nebbiolo che pettinano le colline delle Langhe. E la testa non fora il manto delle nuvole ma resta china sul pass, nella chirurgia che anima il teatro delle ombre sul piatto. È il momento di Enrico Crippa, inutile negarlo, lui così schivo, riservato, gentile, il pizzetto ottocentesco a tirarci fuori da tempi concitati, la figura volatile come le armonie più imponderabili. Una leggenda agguantata senza strepiti o squilli di fanfara, con la disciplina interiore e l’acribia intransigente di un monaco zen.

Chi ha seguito la sua traiettoria, dal paesino brianzolo che gli ha dato i natali al sodalizio plurilaureato con la famiglia Ceretto, lo vede nitido nel vorticare degli stimoli, irrimediabilmente se stesso nella messa a fuoco dello scatto. Il suo stile cangiante, renitente a qualsiasi semplificazione, impermeabile alle mode del momento, dalle scarnificazioni boreali ai primitivismi avanguardisti, al mantra della semplicità e del prodotto, era già presente in nuce nei primi, acerbi passi mossi in via Bonvesin de la Riva, dove prese l’abbrivio per circumnavigare la gastronomia fino a ritrovare il sentimento di casa.

Dei tanti insegnamenti di Marchesi, per il quale ha firmato insieme a Lopriore un epocale Menu Oggi a Erbusco, ha selezionato innanzitutto il giapponismo, tema conduttore della nouvelle cuisine. Che dopo le esperienze formative al fianco di Willer, Arabian, Westermann, ha acquistato accenti intimi e risonanze da camera grazie a Michel Bras, maestro assoluto di sensibilità, poesia e natura (qualità che condivide con un altro allievo eccellente, Andoni Luis Aduriz). Per poi confrontarsi con le declinazioni pop e tecnologiche di Ferran Adrià, iperattivo nell’import delle suggestioni nipponiche; nonché con i modelli originali durante 3 anni a Kobe e Osaka.

Passato sotto traccia per gli anni ruggenti dell’avanguardia, nel 2003 Enrico Crippa è sbucato sotto il sole di Alba come il fiume Alfeo della mitologia: la sua cucina pura, incentrata sugli incantesimi gustativi di una manualità fatata (la migliore d’Italia a detta di Bob Noto), rappresenta forse la più bella manifestazione del risveglio sensoriale della tavola contemporanea dall’anestesia concettuale anni Zero.

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Nato a Carate Brianza nel 1971, Enrico Crippa ha collezionato mostri sacri nel suo CV, da Gualtiero Marchesi a Michel Bras, fino a Ferran Adrià. Dopo una permanenza triennale in Giappone, nel 2003 con la famiglia Ceretto ha inaugurato Piazza Duomo, ristorante che da fine 2012 vanta le tre stelle Michelin

di

Alessandra Meldolesi

Umbra di Perugia con residenza a Bologna, è giornalista e scrittrice di cucina. Tra i numeri volumi tradotti e curati, spicca "6, autoritratto della Cucina Italiana d’Avanguardia" per Cucina & Vini