25-08-2024
Guala Closures presidia la produzione di chiusure del vino, acqua, spirits, olio e il settore prestige con le chiusure di lusso. Ha sede a Spinetta Maregno in provincia di Alessandria
L’hinterland di Alessandria, in particolare il comune di Spinetta Marengo, vanta una serie di marchi d’eccellenza che hanno scelto questa porzione di Piemonte per produrre, per esempio, grandi cappelli come lo storico Borsalino, la Paglieri con i prodotti leader nella cura della persona e della casa e Guala Closures nata nel 1954 per volontà dell’ingegner Guala che, nel tempo, ha subito delle evoluzioni e preso strade differenti specializzandosi in tre settori: pack, dispensing e closures. A proposito di closures, sono presidiate le chiusure del vino, acqua, spirits, olio e il settore prestige con chiusure di lusso. Brevetti, innovazioni e una velocità di produzione davvero unica.
Dal 1954 al 1999 la gestione è rimasta nelle mani della famiglia Guala; solo poi sono entrati dei fondi d’investimento. Dal 1999 al 2021 l’azienda è stata quotata in borsa ben due volte e, proprio nel 2021, è stata registrata un’accelerata con l’ingresso di Investindustrial, il primo fondo d’investimento industriale in Europa di origini italiane.
La sede di Guala Closures a Spinetta Marengo (Alessandria)
Guala Closures è leader di mercato nella produzione di chiusure in alluminio e non ricaricabili con un’ampia gamma di soluzioni innovative, di lusso, sostenibili e tecnologicamente all’avanguardia. Se il quartiere generale resta a Spinetta Marengo con un distaccamento veneto a Breganze, oggi Guala Closures vanta 33 sedi produttive dislocate in tutto il mondo, con una presenza capillare in oltre 100 mercati del pianeta per un giro d’affari di 830 milioni di euro e una produzione di 16 miliardi di chiusure nel mondo.
Emanuele Sansone, ingegnere, Direttore Generale BU Italia di Guala Closures
Emanuele Sansone, giovane Direttore Generale Business Unit Italia, è nato in Cilento, si è laureato in Ingegneria e ha iniziato il suo percorso formativo in Italia, proseguendo in Europa, quindi in giro per il mondo, per poi affinare il suo talento - a più riprese e con ruoli diversi - presso Guala Closures. «La nostra è un’azienda che ha conservato il nome dei fondatori, la famiglia Guala per l’appunto. Il 14 settembre 2024 festeggeremo i suoi 70 anni - spiega Sansone -. Pur essendo una realtà mondiale, abbiamo sempre rispettato la valorizzazione locale producendo lì dove al cliente interessi avere il prodotto, una vicinanza che ci contraddistingue anche in termini di personalizzazione, fino a elaborare un approccio di tipo sartoriale che percepisce le esigenze dei clienti, come pure le tendenze di mercato. Il nostro mantra? La qualità del prodotto, a cui si aggiunge un servizio post-vendita, vero e proprio fiore all’ occhiello. I nostri tecnici, infatti, sono sempre a disposizione della clientela e si spostano regolarmente sia per testare una novità, sia per far giungere il messaggio che Guala Closures non sia un semplice fornitore, bensì un partner a tutti gli effetti».
Quanto impiegate a creare un nuovo prodotto, per esempio un nuovo tappo? «Dipende da creazione a creazione, ma il tempo massimo è di sei mesi. Per le nuove grafiche impieghiamo 24 ore, per un campione fisico cinque giorni e occorrono appena quattro settimane per una nuova produzione».
Cosa significa essere un’azienda aperta h24? «Siamo aperti h24 innanzitutto perchè vogliamo creare lavoro per le aree locali e per reggere questi ritmi occorrono persone. Mi piace sottolineare che, anche durante la pandemia, non ci siamo mai fermati. Abbiamo continuato a lavorare perché produciamo packaging primari e attraverso i nostri colleghi cinesi, ci siamo approvvigionati di mascherine da fornire a tutti i dipendenti, operando così in sicurezza e con il distanziamento sociale, ancor prima della necessità di legge».
Uno dei vostri punti di forza è la vicinanza totale alla sostenibilità: quali sono i vostri progetti futuri? «Siamo un’azienda sostenibile da ancor prima che il fenomeno diventasse “glamour”, di tendenza. Già nel 2011 avevamo ben chiari i nostri capisaldi: l’attenzione all’ambiente, alle persone e al prodotto. Proprio in quell’anno abbiamo pubblicato il nostro report di sostenibilità. Nella declinazione “sociale”, poi, abbiamo attivato un gruppo di lavoro per la valorizzazione della diversità inclusiva».
Altre novità per il futuro? Per il tappo corona c’è stata una recente acquisizione in Grecia, come è già accaduto in passato in Australia e Nuova Zelanda. La nostra azienda italiana si proietta nel futuro innovando attraverso materiali riciclati come l'alluminio e la plastica. La differenza rispetto al sughero è proprio questa: con la plastica si può dare finalmente una nuova vita al tappo, spaziando dalla pavimentazione, al design, fino alle suole per le scarpe o ai pannelli fonoassorbenti, mentre cerchiamo di riutilizzare l'alluminio per ottenerne altro».
Cosa pensa dell’automazione e dell’intelligenza artificiale? «Le nostre presse a Spinetta Marengo lavorano sempre e le persone che impieghiamo sono meno di cinquanta, una bassa proporzione. Sull’ A.I., in verità, non ho preconcetti, ma penso possa mutilare i ragionamenti emotivi che vogliamo ancora condividere con un cliente. Senza dubbio una macchina non potrà mai possedere quella genialità tutta italiana».
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