Un passo per certi versi storico, che certifica il buon lavoro svolto dal Consorzio di Tutela Vini dell’Abruzzo nel corso degli anni e che ha portato a un importante traguardo.
È stato proprio il Mipaaf (Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali) a certificare il “Modello Abruzzo” che, in sostanza, va a semplificare l’intricato sistema delle denominazioni del vino.
Il progetto, che ha concluso l’iter burocratico in Italia e che ora attende solo l’ultimo via libera dall’Unione Europea, è stato presentato durante una conferenza stampa dal vicepresidente della
Regione Abruzzo,
Emanuele Imprudente, e dal presidente del
Consorzio Tutela Vini,
Valentino Di Campli.
«C’è una filosofia comune – ha spiegato Imprudente – legata all’identità dell’Abruzzo. Siamo una regione unica, con il mare, il Gran Sasso e i parchi regionali». Da qui il primo passo di semplificazione: le 8 Igt sono state ridotte a una sola, regionale, il Terre d’Abruzzo. Inoltre ci sarà la dicitura “d’Abruzzo” su tutte le Denominazioni. E non è finita: è stata introdotta la menzione Superiore per le Doc, con l’ulteriore possibilità (anche per le Riserve) di fregiarsi delle appellazioni provinciali: Colline Teramane; Colline Pescaresi; Terre de L’Aquila; Terre di Chieti.
«È un risultato storico per la Regione – prosegue Imprudente – Questo è il modello che darà il giusto valore ai nostri prodotti. Senza contare che il nostro rapporto qualità prezzo è superiore a tutti».

Uno splendido paesaggio dell'Abruzzo vitivinicolo
Gli fa eco
Valentino Di Campli: «È un passaggio fondamentale per il territorio. È stato un percorso lungo, con una procedura più articolata del solito, ma che ci ha portato a questo risultato. La situazione di partenza era molto frammentata, era necessario fare una riorganizzazione delle produzioni. Nel tempo c’era stata un’introduzione di tutta una serie di
Igt che non erano facili da comunicare, non erano aggreganti. La volontà dei produttori, unanime, manifestata nelle assemblee tra 2018 e 2019, ci ha spinto a continuare su questa strada di semplificazione».
«L’obiettivo era di dare più valore collettivo ai nostri valori, anche se non era facile da rappresentare. Il primo passaggio è stato di semplificazione: c’è un’unica identità collettiva, data dal termine “d’Abruzzo” che apparirà su tutte le etichette. Un’identità “madre”, comune su tutti i vini, per poi avere una successiva differenziazione con chiarezza».

Tra montagna e mare: la forza dell'Abruzzo
Inoltre c’è stato un ampliamento dei territorio, ma verso l’alto. La quota è stata alzata fino ai 700 metri, addirittura a 1.000 per i vitigni autoctoni bianchi. «L’obiettivo è quello di valorizzare la viticoltura montana – spiega
Di Campli – che prima, in sostanza, non rientrata nelle denominazioni».
La speranza della Regione e del Consorzio di Tutela è che queste novità siano attive già per la prossima campagna vendemmiale, con l’annata 2022 in uscita, poi, nel 2023. L’operazione ha anche una finalità a lungo termine: l’idea è quella di raddoppiare in un decennio il prodotto a denominazione, passando dall’attuale 40% all’80%. E di questo fare sì che il 10% riguardi le Riserve, il 30% il Montepulciano d’Abruzzo, il 30% le altre denominazioni e infine il 20% l’Igt Terre d’Abruzzo.