21-11-2021
Tra le montagne del Corleonese e il golfo di Castellammare, affacciata tra la valle del Belice e dello Jato, c'è l’Azienda Agricola Disisa, un feudo assegnato nel 1100 dal re normanno Guglielmo II all’Arcivescovo di Monreale, poi passato al Principe di Cassaro e infine dal 1867 di proprietà della famiglia Di Lorenzo
Lu Bancu di Disisa è un tisoru chi si trova ‘nta li grutti di lu feu di Disisa. Cuntanu l’antichi ca c’è un gran massenti di dinari di munita d’oru e d’argentu, e cu’ è chi li pigghia ‘un trova cchiù la porta nèsciri. Che tradotto suona come: "Il Banco di Disisa è un tesoro che si trova nella grotta del feudo di Disisa. Raccontano gli antichi che c’è una grande quantità di danari, monete d’oro e d’argento, e chi le prende non trova più la porta d’uscita”.
Il territorio di Monreale dall’Azienda Agricola Disisa
Inizia così un’antichissima leggenda popolare sull’esistenza di un tesoro comunemente noto come Lu Bancu di Disisa nascosto nel territorio di Monreale (Palermo). Disisa, un nome che deriva probabilmente da quell’Aziz, “la splendida” con cui gli arabi decantavano già nel 1200 la misteriosa bellezza e fertilità della Conca d’Oro. È qui, tra le montagne del Corleonese e il golfo di Castellammare, affacciata tra la valle del Belice e dello Jato, che troviamo l’Azienda Agricola Disisa, un feudo assegnato nel 1100 dal re normanno Guglielmo II all’Arcivescovo di Monreale, poi passato al Principe di Cassaro e infine dal 1867 di proprietà della famiglia Di Lorenzo, che riuscì a convertire, con grande lungimiranza, la tradizionale dedizione a pascolo e seminativi di questi territori, nell’attuale realtà enologica e olearia, mutando il volto del territorio non solo dal punto di vista agricolo, ma anche economico e sociale.
Mario Di Lorenzo, titolare dell’azienda Feudo Disisa
L’azienda è posizionata su colline a 500 metri di altitudine e si estende per oltre 400 ettari in un areale che comprende la Doc Monreale, la Doc Alcamo e la Dop Val di Mazara (per la superba produzione olearia di cultivar Cerasuola, Nocellara e Biancolilla).
Il centro aziendale, dominante rispetto al resto della tenuta, è situato nelle adiacenze di un’antica torre saracena, restaurata dai Di Lorenzo, una famiglia della nobiltà siciliana giunta alla sesta generazione tramandando di padre in figlio questa realtà, oggi guidata da Renato Di Lorenzo con il supporto della moglie Maria Paola e dei due figli Laura e Mario.
Uliveti coltivati a Cerasuola
Abbiamo avuto il piacere di visitare il baglio e la cantina (modernissima, realizzata solo nel 2004) accompagnati dal titolare dell’azienda, l’ingegnere Mario Di Lorenzo - attuale presidente della Doc Monreale - che ci ha aperto le porte ad un mondo fatto di mappe storiche di antichi possedimenti terrieri, quadri e ceramiche d’epoca, mobili d’antiquariato, immagini e ricordi di famiglia, immersi in quell’atmosfera di affettuosa accoglienza propria dei signori di altri tempi. Il granaio, la vecchia cantina, le vasche di cemento per la vinificazione e il forno dove ci si riuniva per preparare il pasto, un luogo intimo, fatto di agricoltura e di vino, il Bianco d’Alcamo, ancora da taglio. Sono infatti i primi anni Ottanta quelli che segnano l’inizio della sperimentazione per verificare l’adattabilità al clima e ai terreni di vitigni autoctoni come Catarratto, Grillo, Insolia, Perricone e Nero d’Avola ma anche delle varietà alloctone Syrah, Cabernet Sauvignon, Merlot e Chardonnay: «Siamo stati proprio noi ad impiantare le prime barbatelle di Chardonnay – ci racconta con orgoglio Maria Paola - è di nostra proprietà il vigneto di Chardonnay più antico dell’isola».
Alcune delle etichette di Feudo Disisa in degustazione: Grillo, Catarratto Lu Bancu e Chardonnay
I vini, suddivisi nelle quattro linee prodotte (I Territoriali, I Tesori, I Cru e i Vini da dessert) racchiudono gran parte del patrimonio ampelografico regionale. Eleganti, complessi, longevi, si distinguono per la fedeltà alle caratteristiche varietali delle uve, complici il clima, la generosità del terroir, la cura e lo studio ma anche l’approccio moderno e innovativo della lavorazione in cantina. «l nostro obiettivo è proprio questo - spiega Mario Di Lorenzo - puntare ad una qualità altissima. Improntando tutto sulla ricerca, la sperimentazione, la modernità dei processi di vinificazione, dalla cantina al vigneto, con una cura e un’attenzione maniacale valorizzata dalla selezione clonale e da una precisa zonazione».
I rossi Tornamira Terre Siciliane, Syrah Roano, Perricone Granmassenti e Nero d’Avola Vuarìa
Dietro alla pittoresca leggenda del tesoro nascosto, che ancora oggi stimola la fantasia di fidenti avventurieri, si cela la visione e il sapiente lavoro di una famiglia che ha saputo valorizzare la vocazione più autentica del suo territorio in sorsi che cantano le bellezze di questa terra fertile, solare e generosa, con le sue vie d’acqua e d’ombra, che raccontano la mineralità dei suoi suoli e tutta la sapidità dei suoi venti. In questi vini c’è il calore della Sicilia, la salinità del suo mare, la dolcezza dei suoi fiori di ginestra e della sua macchia mediterranea fatta di frutti tropicali e agrumi maturi. Un loro sorso è più che abbastanza per sbancare "Lu Bancu".
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
di
Veneta di Bassano del Grappa, dopo un Master in Food & Wine Communication entra nell’estate 2016 nello staff di Identità Golose. Diplomata Ais (Associazione Italiana Sommelier), ora vive in Sicilia, per amore, e scrive dell’unicità dei sapori e delle persone di questa terra
Uno scatto dalla 13ª edizione del Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti FIVI. Foto Michele Purin
Edoardo Ligabue, alias Gunter
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo, dando voce a grandi blasoni, insomma delle vere e proprie istituzioni, ma anche a piccole aziende: tutto questo è In cantina.