06-07-2021
I vigneti di Barbaterre: qui il Pinot Nero è diventato "di casa"
Missione Pinot Nero. Pensando a questo nobile vitigno, ci s’immagina immersi in Alto Adige, o comunque in un’area montuosa e fresca del panorama vitivinicolo italiano. Barbaterre, invece, si trova a Canossa, nelle Terre Matildiche, una regione collinare tra Parma e Reggio Emilia.
«E ci concentriamo proprio sul Pinot Nero» spiega Maria Grazia Lugo, che con il marito Franco Garzotti ha avviato questa avventura pochi anni fa, nel 2017. «Mi ricordo che il 21 gennaio abbiamo visto questa azienda e ad aprile eravamo già qui. A Verona abbiamo un’altra azienda biologica, che però non lavora nell’ambito del vino».
Maria Grazia Lugo e il marito Franco Garzotti hanno acquistato l'azienda nel 2017
«Inusualmente – sottolinea Maria Grazia Lugo - la metà dei nostri vitigni è Pinot Nero. Non siamo una realtà molto grande, abbiamo circa una decina di ettari complessivi».
«Il nostro è stato un innamoramento da pazzi: non siamo proprio dei teeneger. L’azienda era abbandonata, dopo la morte del fondatore. E noi abbiamo voluto ripartire». Una ripartenza resa difficoltosa anche da un incendio nel marzo del 2020 che ha provocato danni ingenti.
Un territorio davvero particolare, come conferma anche Massimiliano Ferrari, Brand Manager di Barbaterre: «Ci troviamo in una posizione unica, tra la Pianura Padana e gli Appennini. Il Pinot Nero non è certo un’uva tipica di queste zone, ma nasce dalla passione per il fondatore Massimiliano Bedogni per lo Champagne. Qui ha comunque trovato delle condizioni adatte al Pinot Nero, con escursioni termiche e terreni con un’importante base calcarea che mantengono le caratteristiche di finezza di questo vitigno».
Franco Garzotti in cantina
«Il Metodo Classico è un po’ la firma dell’azienda – ribadisce Ferrari - Oltre ai prodotti a base Pinot Nero abbiamo un Blanc de Blancs da Sauvignon e un Lambrusco, sempre Metodo Classico. Tutti con almeno 36 mesi sui lieviti. La filosofia di Barbaterre è questa: siamo bio per natura, perché qui difficilmente riusciremmo a fare diversamente».
I tre vini a base Pinot Nero degustati
Anche il Rosé 2012 segue questa cifra stilistica: in entrambi i casi non viene utilizzato il legno, ma solo l’acciaio, «con l’intenzione di preservare al massimo le caratteristiche del Pinot Nero».
Infine il Pinot Nero Pèder 2018, vinificato rosso. In questo caso escono i frutti rossi, sentori balsamici e una nota un po’ selvaggia, con una sensazione sapida in bocca. Tutti e tre i vini sono accomunati da una nota iodata.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
a cura di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
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