È Clare Smyth, del Core di Londra, la Elit Vodka World's Best Female Chef 2018, ossia la miglior chef donna dell'anno per la The World's 50Best Reasturants. L'annuncio poche ore fa. Abbiamo conosciuto Clare un paio di anni fa, a Courmayeur, quando ancora lavorava da Gordon Ramsey: ci annunciò l'intenzione di aprire un ristorante tutto suo, leggi La superchef si mette in proprio. Poi è stata anche con noi all'ultima edizione di Identità Milano, per un'attesissima lezione che abbiamo raccontato qui: Patate, carote e due italiani: la cucina di Clare Smyth.
Lei è una nordirlandese classe 1978 che ha passato la sua esistenza professionale in cucine tristellate o giù di lì, chef-patron sotto l’ala appunto di
Ramsey nel ristorante ammiraglia dello scozzese, sulla Royal Hospital road, quartiere Chelsea a Londra; vi entrò 24enne, nel 2002, per poi spostarsi per un triennio al
Louis XV di Montecarlo con
Alain Ducasse e ancora frequentare tirocini più brevi al
Waterside Inn dei
Roux e al
French Laundry e
Per Se, sulle due coste statunitensi al fianco di
Thomas Keller (poi il ritorno "a casa" da
Ramsay, nel 2008. E se quando se n'è andata per affrontare la sua prima avventura da solista, nel 2016, il locale conservava ancora il massimo riconoscimento della Rossa, una buona fetta del merito è da ascrivere a lei, una ragazza di ferro).
Al suo
Core, aperto il primo agosto 2017, ha spaccato; «prenotare un tavolo è un incubo» ci avverte il bravo
Ivan Crispo. Situazioni che s'incontrano solo dai grandissimi, tipo
Massimo Bottura per intenderci.
Spiega Laura Price, sul sito dei 50Best, che la Smyth prima ancora di raggiungere i 40 anni - li festeggerà a settembre - ha ottenuto allori su allori: «L'onorificenza dell'Ordine dell'Impero Britannico per l'hospitality, un posto indiscusso come la prima e unica donna a gestire un ristorante a tre stelle Michelin nel Regno Unito e un serie di riconoscimenti tra cui il World's Best Female Chef 2018», appunto. Ha vinto pure il titolo di migliore chef per GQ, giusto due giorni fa. Tanta roba, anche se alla Smyth rimane un sassolino nella scarpa: trova che il suo lavoro di chef non debba conoscere differenze di sesso, e che dunque vi siano ancora troppe poche toques rosa sotto i riflettori. Non vuole essere una primadonna, insomma, ma la portavoce di tutte le colleghe che meritano di emergere.

La Smyth fotografata da noi due anni fa a Courmayeur
«Abbiamo ancora una vera e propria mancanza di donne riconosciute al top del settore e dobbiamo fare qualcosa al riguardo. E la cosa non cambierà da sola, se ci voltiamo dall'altra parte ignorando il problema - spiega la
Smyth alla
Price - Occorre riconoscere il ruolo delle donne nell'alta cucina e dare loro un palcoscenico in modo che possiamo davvero iniziare a cambiare le cose e correggere questo disequilibrio. Ci sono un sacco di giovani donne che lavorano nelle prime cucine di tutto il mondo; questo premio che ho vinto lo dedico a loro».

Clare Smyth sul palco di Identità Milano 2018 con Davide Franco e Antonio Acquaviva, che lavorano con lei al Core. Sono due pugliesi classe 1986, nella foto quello barbuto è Davide Franco da Trani, che in 92 Kensington Park Road è restaurant manager, e l'altro è Antonio Acquaviva da Bisceglie, una delle colonne portanti della cucina (foto Brambilla-Serrani)
Per la
Smyth, questo non significa che bisogna assumere donne in cucina per il gusto di farlo. Infatti, dei 14 che sono in brigata al
Core, solo tre sono donne, tra cui
Smyth se stessa, perché dice «non se ne sono presentate altre». Lei fa da mentore alle donne nel ruolo di sous chef perché «hanno bisogno di un po' più di incoraggiamento per sfondare. Dobbiamo incoraggiarle».