08-07-2024
Niccolò Amadori, giovane bar manager dell'Alto Rooftop a Cervia: è stato lui il motore dell’Alto Cocktail Festival
Quest’anno sono diventati cinque i giorni dedicati all’Alto Cocktail Festival a Cervia (Ravenna), l'evento dedicato alla miscelazione contemporanea - che alla prima edizione si era svolto in una sola serata - nato dalla professionalità e dall’intraprendenza del giovanissimo Niccolò Amadori, cresciuto nelle attività di ristorazione e accoglienza di proprietà della sua famiglia. A soli ventitré anni ha all’attivo collaborazioni nazionali e internazionali. Spiega: «Il mio percorso professionale in alcuni dei più importanti cocktail bar internazionali, mi stimola continuamente nell’intento di dare risalto alla miscelazione contemporanea di qualità e far diventare il festival come un punto di incontro qui in riviera, per gli esponenti di spicco internazionali del settore».
La novità dell’edizione 2024 è stata quella di mettere in campo il dialogo tra miscelazione contemporanea e cucina. D’altronde, le anime caratterizzanti di Alto Rooftop, che ha ospitato l’evento, sono rappresentate dal cocktail bar diretto da Niccolò e il ristorante con la cucina dello chef Andrea Vailati.
Immagini dall’Alto Cocktail Festival a Cervia
L’intenzione del creatore dell’evento è stata quella di creare «un'occasione unica per scoprire nuove tendenze nel mondo dei cocktail e per apprezzare il lavoro dei professionisti del settore».
Questa intenzione si è espressa anche attraverso la serata di domenica dedicata ai protagonisti di diverse edizioni di Emergente - Angelo Tantucci proprietario della pizzeria Il Capriccio di Monsano, lo chef Danilo Massa di DaMa a Piode in Valsesia, gli uomini di sala Federico Foschi di La Cucina di San Pietro a Pettine a Trevi e Gianluca Grossi assistente sommelier al Glam di Venezia, la pasticcera Debora Vella di LEI Atelier Gourmet a Gatteo a Mare - affiancati dal pairing firmato dal già citato Jimmy Bertazzoli, barman e patron di Aguardiente, cocktail bar a Marina di Ravenna, inserito quest’anno da The World’s 50 Best nella sezione 50 Best Discovery.
Nuove professionalità tra sala e miscelazione
Federico Foschi
Dopo un diploma di cuoco all’istituto alberghiero di Spoleto, si è in realtà avvicinato casualmente e per curiosità al mondo della sala scoprendo da un lato la passione per il rapporto diretto con gli ospiti e, dall’altro, quello per la miscelazione, grazie ai bartender Simone Matia Raiola – anche master distiller di Green Heart Distillery – ed Enrico Maestrini e alla distilleria interna che gli ha permesso un contatto diretto e consapevole con la produzione dei prodotti finiti, punto di partenza di un cambiamento nel pairing che guarda oltre al vino verso un’alternativa meno usuale ma sempre più richiesta, quella del cocktail pairing. Spiega: «Il cliente oggi ha una grande consapevolezza di quello che sta per mangiare e bere, ed è sempre alla ricerca di nuove esperienze gastronomiche. Il pairing è parte fondamentale dell’esperienza, ecco perché chi è in sala deve saperlo comunicare». E ancora: «La figura del cameriere oggi è ormai lontana da chi “porta i piatti”. È necessaria la conoscenza di cosa si sta proponendo e vendendo per regalare e accompagnare il cliente in un’esperienza completa».
Alfredo Voci
Alfredo dà particolare importanza alla mixology nella ristorazione. L’idea di un pairing con i cocktail non ha nessuna intenzione di escludere il vino, ma vuole essere un’alternativa in più. Coccolare il cliente non è più solo mettere a disposizione la propria professionalità ed empatia ma è creare un ricordo, qualcosa di tangibile «costruendo ad hoc una ruota di formaggi e a questa abbinare un vino o un cocktail pensato per quello specifico abbinamento, nel rispetto anche della stagionalità, senza nessun tipo di forzatura». Il pairing diventa quindi un servizio in più, un qualcosa che trasmette al cliente l’essenza e il carattere del ristorante e la sua filosofia.
Una figura professionale completa e complessa che fa fronte alla necessità di rappresentare diversamente le figure professionali che conducono la sala di un ristorante, spesso sottovalutate ma che, ancora una volta, sono ben lontane dalla semplice azione di trasporto di piatti dalla cucina alla sala, costituendo elemento imprescindibile - e in alcun modo subordinato alla cucina - della totalità dell’esperienza gastronomica. Non possono prescindere dalle conoscenze necessarie in tema di ingredienti e materie prime senza dimenticare gli aspetti manageriali della figura del restaurant manager che in questi termini è un valore aggiunto per l’attività ristorativa: esclude la necessità di consulenze esterne e di risorse a lei destinate, aggiunge il valore di un’internalizzazione che garantisce una proposta inedita e strettamente legata al progetto per cui lavora e che ha tutto l’interesse a coadiuvare un lavoro di squadra affiatato.
«Al cameriere non solo il compito di allietare un momento conviviale ma anche quello di essere il biglietto da visita del ristorante».
ll mondo dei cocktail e dei bartender raccontati da Identità Golose.
di
Classe '96, cresciuta dove la tradizione gastronomica è culto: Bologna, la Grassa. Dopo una laurea in Scienze Gastronomiche e un Master in Food & Wine oggi è contributor per la Guida ai Ristoranti e segue come consulente la comunicazione e i progetti di realtà F&W. A tavola è il suo posto preferito: è lì che il cibo si esprime e accadono meraviglie.
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