22-09-2023
Ottavia Giorgi di Vistarino con le bottiglie di Metodo Classico prodotte dalla Conte Vistarino. Al centro il 1865
Conoscere il passato, la storia, è fondamentale per costruire un futuro migliore. E questo vale anche nel mondo del vino. Ottavia Giorgi di Vistarino è cosciente di portare avanti un’eredità importante, scritta “a fuoco” sulle etichette di quello che è lo spumante di punta della Conte Vistarino: il 1865.
Una data che, in realtà, diventa fondamentale per la spumantizzazione italiana. In quell’anno, infatti, Carlo Gancia con il Conte Augusto Giorgi di Vistarino decide di realizzare il primo spumante secco con il metodo che aveva studiato in Champagne, l’attuale Metodo Classico. Per farlo puntò alla collaborazione con il conte per utilizzare il Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese, di Rocca de’ Giorgi. Il resto è storia.
L'estratto del documento storico dove si parle del "Pineau" del "Conte Vistarini"
Così Ottavia Giorgi di Vistarino ha voluto fare un focus proprio sul Pinot Nero e su questo spumante, il 1865, con lo sguardo però ben rivolto al futuro.
«Non sono qui a presentarvi una nuova annata di questo vino, ma un percorso, che parte dal 1865 e arriva fino a oggi - spiega Ottavia Giorgi di Vistarino - Da quando ho preso in mano l’azienda di famiglia, una ventina di anni fa, mi sono sobbarcata alcune responsabilità e ho preso decisioni importanti, che hanno portato anche alla realizzazione della nuova cantina, dove abbiamo iniziato a lavorare dal 2017 con maggiore tecnologia, e con l’arrivo anche dell’enologo Vittorio Merlo».
La nuova cantina realizzata nel 2017
Il 1865, Oltrepò Pavese Metodo Classico Pinot Nero in purezza, che affina almeno 60 mesi sui lieviti, è stato assaggiato in due batterie. La prima con i vini “del futuro”, cioè quelli che non hanno ancora completato il loro percorso di affinamento, sboccati à la volèe per l’occasione, e i vini del passato, già usciti in commercio e che, oltretutto, non hanno potuto beneficiare della tecnologia aggiuntiva portata nella nuova cantina, ribattezzata La casa del Pinot Nero.
Ottavia Giorgi di Vistarino durante l'incontro-degustazione
Si assaggiano così i vini del 2017, 2018 e 2019.
Il 2017 è stato un anno di svolta, con l’arrivo dell’enologo Vittorio Merlo dal Trentino. «Cercavo nuovi stimoli - afferma - Sono arrivato a Rocca de’ Giorgi nel 2017, ho visto il progetto e ho pensato che fosse un’occasione da prendere al balzo, dove fermarmi. La prima esperienza con il Pinot Nero è stata caratterizzata da un’annata non facile, quel 2017 tra gelata (che non ci ha toccato) e siccità, e una vendemmia iniziata addirittura il 7 agosto».
Ma nelle difficoltà si hanno spesso gli stimoli a fare il massimo. Questo 1865 annata 2017 lo dimostra: un vino complesso e ricco, ma non seduto, che non ha subito l’annata calda ma l’ha domata, con eleganza. Ha bisogno ancora un po’ di riposo in bottiglia, l’obiettivo della Conte Vistarino è di uscire tra circa un anno.
I vigneti di Rocca de' Giorgi e Villa Fornace
La 2019, come ammesso dall'enologo Vittorio Merlo, è stata una stagione «praticamente perfetta». La parola chiave è quindi equilibrio, con una bella prospettiva per il futuro.
Poi si esplora il passato, con le annate 2014, 2015 e 2016. Ma Ottavia Giorgi di Vistarino ha voluto fare alcune precisazioni. «La storia attuale del 1865 è piuttosto recente - racconta - Abbiamo intrapreso la sua produzione nel 2002, con le prime bottiglie, ma non c’era esperienza. Le prime etichette di 1865 sono del 2004».
L'affinamento dei Metodo Classico
La 2015 è stata una buona annata, piuttosto equilibrata, e il vino ne è lo specchio: giustamente complesso, mai sopra le righe, e comunque dall’ottima armonia gustativa e un finale particolarmente lungo e piacevole.
Ottavia Giorgi di Vistarino con l'enologo Vittorio Merlo
Ma non finisce qui. Lo studio dei terreni e le vinificazioni che, già ora, avvengono singolarmente dei vari vigneti di Pinot Nero potrebbero portare a una nuova bollicina, questa volta da singola vigna. Si guarda al passato per scrivere il futuro.
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di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
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