16-10-2022
Ottavia Giorgi di Vistarino nello spazio On House presenta il suo Pinot Nero
Se pensate che l’Oltrepò Pavese sia una terra destinata solo alla produzione di “vini quotidiani”, siete in grosso errore. Un errore certamente figlio di un passato, nemmeno troppo lontano, dove questa splendida zona collinare era il “serbatoio” vitivinicolo di Milano. Ma gli errori si possono, e si devono, correggere.
Ottavia Giorgi di Vistarino, da quando ha preso in mano le redini dell’azienda di famiglia, la Conte Vistarino (che copre il 95% del territorio del Comune di Rocca de’ Giorgi, in provincia di Pavia), ha iniziato la sua battaglia per cercare di far capire che in Oltrepò Pavese si possono fare grandi vini, che non hanno nulla da invidiare ad altre zone.
La presentazione del film: da sinistra Filippo Bartolotta, Massimo Zanichelli e Ottavia Giorgi di Vistario
Il film è un racconto molto emozionale e poco tecnico di cosa significhi davvero il Pinot Nero non solo per la Conte Vistarino, ma per tutto l’Oltrepò Pavese.
I vigneti attorno a Villa Fornace
«Negli anni Settanta o Ottanta era difficile parlare di Pinot Nero vinificato in rosso in Oltrepò Pavese. La mentalità era molto diversa – racconta – Ma io ci ho sempre creduto».
Così non si è accontentata di fare un Pinot Nero, ma ha voluto sottolineare ed esaltare le singole zone, le singole vigne, per far capire tutte le potenzialità di questo vitigno.
Un dettaglio della cantina
«Volevo capire se si poteva fare un grande Pinot Nero. Non siamo in Borgogna o in Oregon, ma nemmeno in Alto Adige. Credo che questa terra possa essere da grandi vini. Il Pinot Nero ti sfida: fare uscire la sua grande eleganza non è così facile».
Tutto lo staff della Conte Vistarino
«Noi dobbiamo confrontarci sempre con il nostro territorio – sottolinea ancora Ottavia Giorgi di Vistarino – Il futuro è il territorio». Questo a ribadire ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, la volontà di promuovere non solo i vini della Conte Vistarino, ma di tutto quell’Oltrepò Pavese che crede nelle potenzialità del proprio territorio, superando i preconcetti del passato.
La degustazione di Ries
Poi il Ries, Riesling renano: un vitigno che, come spiegato anche da Ottavia Giorgi di Vistarino, «è presente da tantissimo tempo in Oltrepò Pavese, tanto da essere considerato quasi un autoctono». Ries degustato in verticale, per sei annate differenti: 2015, 2017, 2018, 2019, 2020 e 2021. Negli anni, la filosofia di produzione di questo vino è cambiata: se prima c’era un leggero residuo zuccherino (percepito in particolare nelle annate 15 e 17), man mano si è cercata una maggiore verticalità: una progressione, in tal senso, che ha portato ad assaggiare una 2021 (annata notoriamente calda) che stupiva proprio per freschezza e sapidità.
La verticale di Pernice
Pernice è il “selvaggio”, un cavallo di razza ancora da domare, con una certa irruenza e con degli spigoli ancora da arrotondare, di ottima struttura. Un vino da aspettare, come dimostra la degustazione verticale di Pernice, anche qui di sei annate, realizzata durante la stessa giornata.
Villa Fornace a Rocca de' Giorgi
L’annata 2010 è probabilmente la migliore dimostrazione di come questo vino possa avere negli anni un’evoluzione incredibile: un naso dove la frutta va ad ampliarsi a note balsamiche. Al sorso ha una finezza assoluta, ma anche una lunghezza invidiabile. La 2011 è più chiusa e introversa, con però una grande struttura e con la possibilità di evolversi ancora in futuro. Il Pernice 2013 è ampio e ricco, con un naso di frutta croccante e speziature: in bocca è ampio e avvolgente, con un finale dove il tannino si fa ancora sentire piacevolmente. Il Pernice 2015 è un calice più difficile da interpretare, ma dove comunque il Pinot Nero riesce a esprimere le proprie caratteristiche peculiari.
Il Pinot Nero Pernice è stato protagonista di un'interessante degustazione verticale
«Negli anni abbiamo fatto vari cambiamenti – spiega Ottavia Giorgi di Vistarino – anche sulla base dei cambiamenti climatici, abbiamo avuto una sempre maggiore attenzione in vigna. Ma non solo: anche la cantina nuova ha portato a un miglioramento della produzione, e abbiamo anche cambiato qualche botte di affinamento. La nostra intenzione è cercare di esprimere al meglio il potenziale del Pinot Nero e, in generale, di tutti i nostri vini».
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
a cura di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
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