25-02-2023
Colpo d'occhio sui vigneti di La Guardiense
Una storia di riscatto, iniziata negli non sessanta con 33 viticoltori che vollero pensare in grande e iniziarono a fare squadra, dado forma a La Guardiense. Oggi la cooperativa, condotta dal presidente Domizio Pigna, conta più di mille soci e vede la guida enologica di Riccardo Cotarella e Marco Giulioli. Anima Lavica è solo l’ultima linea lanciata nel progetto Janare, che fonda la propria brand identity sulla tradizione misterica ed affascinante beneventana, quella delle streghe “Janare” che si dice veglino i campi di una zona così feconda, come quella della Valle Telesina. Un’area priva divulcani ma con un terreno sorprendentemente ricco di materiale lavico, tra cui l’ignimbrite, una roccia piroclastica compatta: merito della super esplosione dei Campi Flegrei circa trenta millenni orsono, capace di trasportare lapilli e minerali magmatici anche nell’area che da Castelvenere giunge a San Lorenzello, dove nascono i vini di Anima Lavica.
Il presidente de La Guardiense, Domizio Pigna
La costante mappatura dei terreni e delle condizioni pedoclimatiche ha consentito all’azienda di introdurre il concetto di “cru itinerante”, ossia di eleggere a cru gli appezzamenti che in quella determinata annata sono risultati favoriti. Per fare questo la cooperativa si affidai al controllo costante dei soci, ma anche a mezzi tecnologici sempre in continua evoluzione, tra cui un’app supportata dalla Regione Campania che fornisce in tempo reale i dati climatici di tutti i terreni, di cui tutti i soci de La Guardiense sono dotati.
La Falanghina Anima Lavica e la Lasagnetta di bufala e crudo di gamberi
«Questo progetto è nato un po’ per caso – ha spiegato Marco Giulioli - con il ritrovamento di una mappa di zonazione dei suoli della valle Telesina stilata tra fine anni Novanta e inizio anni Duemila. È stato come trovare un tesoro: la frammentazione dei suoli e il lato vulcanico ben delineato imponevano di cogliere al volo questa opportunità. Insieme all’azienda, che già da tempo stava studiando e monitorando questa parte di suolo, abbiamo valorizzato questi terreni e le loro straordinarie differenze. Il terroir vulcanico trasmette la sua forte identità a uve e vini, rendendoli riconoscibili e ben definiti».
Le etichette di Anima Lavica Falanghina e Spumante
Vini fermi e bollicine, tra cui uno Spumante Brut da uve falanghina (metodo Charmat) e la Falanghina del Sannio Dop, ottenuta da un areale particolarmente ricco di ignimbrite campana. A breve vedrà la luce anche un rosso di uve aglianico.
Il timbro minerale fa da trait d’union dei vini degustati, tutti caratterizzati da coerenza olfattiva, intensa freschezza e armonia del sorso.I vini della linea Anima Lavica sono stati presentati a Palazzo Petrucci, accompagnati dai piatti dello chef Lino Scarallo, che ha portato in tavola i sapori della tradizione campana di mare.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
di
Napoletana, classe 1984, una laurea in legge e una grande passione per il vino, ereditata da una nonna di Monforte d’Alba. Oggi racconta storie di buone tavole e buon vino per varie testate specializzate, partecipa a commissioni di assaggio internazionali ed è cordinatrice della guida Slow Wine per Campania e Basilicata.
Gennaro Schiano, titolare di Cantine del Mare a Monte di Procida (Napoli)
Il nostro viaggio enoico, calice dopo calice, camminando nella cantina di Località San Cassiano
Da sinistra: Alberto, Teresio e Alessandro Schiavi