01-09-2022
Madame Blandine de Brier Manoncourt titolare di Château-Figeac
«Château-Figeac è la dimostrazione che Bordeaux cresce, investe, si rinnova e innova». Sono le parole di Gabriele Gorelli, primo Master of Wine d’Italia, a introdurre la rinomata e splendida realtà di Château-Figeac, rinomata cantina di Bordeaux.
Ma soprattutto è madame Blandine de Brier Manoncourt ha raccontare la sua realtà: «Voglio parlare soprattutto di questo territorio così vivo e straordinario». E se qualcuno pensasse che Bordeaux viva “sugli allori”, la proprietaria della cantina precisa subito: «La nostra volontà è quella di puntare sempre di più sulla qualità, sui Premier Gran Cru Classé di Saint-Émilion, anche con investimenti importanti».
La nuova cantina: la prima vinificazione è stata nel 2021
I vigneti si estendono su tre colline, con terreni caratterizzati da pietre, quarzo, sabbia e poi, a una profondità che varia tra i 2 e i 7 metri, argille blu. «Questo comporta che i primi anni delle piante siano più difficili, ma successivamente abbiamo grandi risultati».
Oltretutto c’è un mosaico di parcelle, che riescono a dare «un mix varietale importantissimo, soprattutto valutando stagione per stagione». Questo per arrivare a un vino di grande equilibrio, con Merlot per il 30%, Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon in parti uguali al 35%. Ma senza mai fermarsi.
Il mosaico di terroirs costituisce la grande forza di Château-Figeac
«L’etichetta invece è storica – racconta madame Blandine de Brier Manoncourt – voluta dal fratello di mia mamma nel 1906».
Blandine de Brier Manoncourt durante la sua visita in Italia
«La 2019, invece, incarna i valori di finezza di Château-Figeac. Purezza, aspetto floreale, un colore maggiore, poi apertura al naso, gestione del tannino: sono tutte caratteristiche di questo vino» evidenzia ancora il Master of Wine italiano. Un’analisi difficile da contraddire: il 2019 è un vino che dimostra quale sia la grandezza di Bordeaux.
Premier Gran Cru Classé di Saint-Émilion 2009
«Ci sono state le gelate primaverili – riprende Gorelli – Ma a Château-Figeac l’idea è quella del rischio zero: per questo sono state utilizzate le bougies, le candele. Successivamente c’è stato un proseguimento di stagione più mite e umido, dove ci sono state accuratezza e regolarità negli interventi per evitare le malattie. Infine è arrivato il caldo e la siccità».
I Premier Gran Cru Classé di Saint-Émilion protagonisti della degustazione
«Per noi è importantissima la riconoscibilità – conclude Blandine de Brier Manoncourt – Château-Figeac è da 130 anni della nostra famiglia e vogliamo continuare su questa strada». Guardando al futuro.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
a cura di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
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