29-06-2019
Josko Gravner è considerato il signore delle anfore
«Il bianco Breg? Io non lo bevo. Io bevo la Ribolla, mi dà più emozioni e profondità». Josko Gravner non ha mezze misure, come già raccontato nel precedente articolo. Ha deciso che la sua terra deve diventare grande grazie alla Ribolla e non ai vitigni internazionali.
Così Sauvignon, Pinot Grigio, Chardonnay, Riesling Italico non ci sono più. Espiantati. Al loro posto c’è la Ribolla. Punto.
La cantina con le 46 anfore
In futuro, come spiegato da Josko Gravner, la stessa sorte capiterà al Rujno, il vino rosso riserva realizzato da Merlot al 90% e Cabernet Sauvignon al 10%. «Noi dobbiamo puntare sugli autoctoni, sulla nostra terra. Quindi Ribolla e Pignolo».
Mateja Gravner in cantina con alcun delle bottiglie degustate durante la nostra visita
La sua idea è chiara: «Non si possono più fare i grandi vini con vitigni internazionali, si possono fare solo con gli autoctoni. L’esempio è il Nebbiolo. Solo così noi potremo dimostrare la grande potenzialità dei nostri terreni».
Il vigneto di Hum, in Slovenia
Azienda familiare al 100%: al suo fianco c’è la figlia Mateja, che segue soprattutto la parte commerciale. E poi c’è l’aiuto costante e silenzioso della moglie Marija.
Visita al vigneto di Runk insieme a Mateja Gravner
La coltivazione della Ribolla è prevalentemente ad alberello a ventaglio o candelabro, una tecnica che permette di avere una grande qualità, mentre per il Pignolo si utilizza il guyot. «Il Pignolo è una varietà difficile, dagli acini molto piccoli. Tra le varietà a bacca rossa è quella che matura prima».
La cantina delle botti per l'affinamento
Dal 2016 anche i bianchi, come i rossi, non vengono diraspati. I rossi, invece, rimangono sulle bucce soltanto per il tempo necessario alla fermentazione e dal 2006 Gravner ha iniziato a utilizzare le anfore anche per questi vini.
I colori del Breg: da destra il 1995, senza macerazione, il 2004 e il 2009
«È la prima annata con botrite – spiega Josko - Mio papà diceva che lasciavamo i migliori grappoli in vigna, e si riveriva a quelli colpiti dalla botrite. Io gli dicevo che era vecchio… Anche allora mi ero sbagliato. E ho saputo ravvedermi».
L'interramento delle anfore
E che Ribolla sia, quindi, con un 2011 che va a braccetto con il Breg 2011, quindi dal potenziale incredibile, senza dimenticare una 2010 che comunque ha poco da invidiare alla “sorella più giovane”. E ancora la complessità della 2007 e la maturità di una 2003 che, in magnum, dimostra di poter rimanere in bottiglia agevolmente ancora per qualche anno e offrire sensazioni ancora più ampie e profonde.
Josko Gravner osserva il vigneto di Dedno. E guarda al futuro
Un’annotazione: i vini di Gravner non sono vini “da caminetto”, da meditazione. Sono vini che hanno un’incredibile facilità di beva. Andando oltre tutti i pregiudizi sul fatto che i vini macerati siano estremamente “difficili”. Anche chi beve vino dovrebbe imparare da Josko, e saper andare in direzione ostinata e contraria.
(seconda parte / fine)
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo, dando voce a grandi blasoni, insomma delle vere e proprie istituzioni, ma anche a piccole aziende: tutto questo è In cantina.