Fabrizio Marino
Animelle e spugnole in timballo di pasta, salsa di foie grasdi Yannick Alléno
Primo piano Su Identità Digitali, sette piccole rivoluzioni e un unico comune denominatore: la pasta
Josko Gravner cammina nel vigneto di Dedno, in Slovenia
In direzione ostinata e contraria. La citazione arriva da “Smisurata preghiera”, brano del 1996 di Fabrizio De André, l’anarchico della musica italiana.
Così è Josko Gravner, non tanto perché sia l’anarchico del vino italiano – a lui non piacciono le etichette – ma perché parliamo di un uomo, un contadino, che ha saputo andare in direzione ostinata e contraria, quando tutti gli davano contro.
Un bel ritratto di Josko Gravner
Tanto che in molti, oggi, hanno seguito le sue orme, alcuni forse lo hanno proprio imitato, cercando di fare un “copia e incolla” della sua filosofia, senza però ottenere analoghi risultati. Un conto è ispirarsi, un altro è imitare.
Le anfore fuori dalla cantina
Ma quella grandinata, come se fosse un segno della natura, dà la forza a Josko di cambiare totalmente strada, nonostante quei fermentatori d’acciaio acquistati pochi anni prima che rappresentavano un importante investimento per la sua azienda. Così arrivano le prime anfore, le prime macerazioni: una rivoluzione.
Il vino macerato: il colore ambrato brillante può spiazzare
In direzione ostinata e contraria, appunto. Ma Josko Gravner è così: quando prende una decisione, difficilmente la cambia, perché tale scelta nasce da riflessioni, ragionamenti, ricerche. Il passaggio epocale all’anfora non è frutto di un “colpo di testa”, di un esperimento nato per caso, ma di una profonda riflessione.
Il tempo ha poi dato ragione a Josko Gravner, e ora nel mondo del vino viene riconosciuto subito per le sue anfore e per le macerazioni. Ma si tratta ancora di una visione assolutamente parziale della sua filosofia di fare vino.
Il vigneto di Runk, in Italia
E ancora: «Se io sbaglio, ho il coraggio di dirlo. E l’ho ammesso quando sono passato alle macerazioni, ma anche quando ho scelto di passare alla biodinamica. Prima non ci credevo, ma poi ho capito che quella era la strada giusta. Ho chiesto scusa».
La cantina con le 46 anfore
Senza, però, una certificazione: «Non deve essere un marchio per vendere. Lo devo fare per me, per i miei clienti, per la terra».
Josko Gravner lavora con un'anfora
Non ci sono impianti di refrigerazione, è tutto naturale: «Perché usare il frigo se l’uomo fa vino da 5.000 anni, da quando non c’erano impianti di refrigerazione? Il frigo va bene per le industria». Il ritorno al passato, per vini dal grande futuro.
(prima parte / continua)
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo