26-10-2017
Alberto Sparacino al lavoro. Classe 1984, è chef del Cum Quibus di San Gimignano, in Toscana
La nostra cena al Cum Quibus di San Gimignano, negli scatti di Tanio Liotta. S'inizia con una Finta oliva verde, aglio olio e peperoncino, crumble di oliva
Mezzovo®: tuorlo, soffice di pecorino di Pienza, tartufo, ormai un classico di Sparacino. E' persino un marchio registrato...
Perla di fegatino al nero di seppia. Molto buono e persistente
Pizza liquida: mousse di pane, pomodoro, acciughe, origano
Seppia, panzanella, parmigiano, basilico, balsamico. La seppia, scottata, è ripiena di panzanella, poi jus di pomodoro, gocce di balsamico, una cialda di parmigiano e basilico sia fresco che fritto
Bufala di capra e tartufo: la finta mozzarella è fatta di mousse di formaggio di capra
Fegatino, sgombro, vinsanto, capperi, lardo
Bavarese di foie gras, gel di miso, liquirizia, peperoncino, cipollotto, alghe. Grande equilibrio in un piatto davvero raffinato, elegante, aromatico
Bottoni di animella d’agnello, garam masala, panna acida, finocchio
Cannelloni di coniglio alla puttanesca
Tagliolini, ‘nduja, lime, cozze e rafano. Golosità pura
Risotto, ajoblanco, chutney di peperoni, colatura di alici, alici del Cantabrico. Golosità pura, seconda parte
Polpo, burrata, umeboshi e sake. Il polpo è cotto otto ore nel sake, poi crema di burrata, umeboshi, salsa di prugne e prugne fresche
Lingua di vitello, salsa all'ostrica, cipollotto fresco. Molto buono
Piccione di Moncucco, salsa di piccione, semi, uva. C'è poi il filettino crudo. Sparacino mostra di padroneggiare alla perfezione l'utilizzo delle carni
Meringata: gelato al quark, meringa delicata, panna senza zucchero
Si finisce con una celebrazione del vero pistacchio di Bronte: in salsa, gelato e bisquit, con moscato bianco e yogurt
«E’ bravo Alberto Sparacino del Cum Quibus di San Gimignano: ancora poco conosciuto, si farà valere nei prossimi anni», ci aveva raccontato lo scorso luglio un maestro come Gaetano Trovato, spiegandoci i suoi progetti futuri (leggi: Papà Arnolfo cambia casa dopo 22 anni), ma anche passando i rassegna alcuni dei suoi tanti allievi, quelli migliori. Sparacino tra questi.
E allora noi siamo andati a trovarlo, immergendoci intanto nel pieno centro storico di San Gimignano, in una delle tante traverse del corso principale. Il locale è ospitato in un palazzo del 1200, basta scendere pochi scalini per trovarsi in un’atmosfera medievaleggiante fatta da archi e muri in pietra viva, ma anche tante luci colorate e candele. Sembrerebbe la tipica taverna toscana in veste più fastosa, e tale in effetti è stata a lungo, fin da quando i genitori di patron Lorenzo Di Paolantonio decisero di aprire il locale, nel febbraio 2005. Spiega quest’ultimo: «Io allora stavo finendo le scuole superiori, i miei mi chiesero di dare loro una mano per l’estate. Entrai al Cum Quibus». Non vi è più uscito, prima occupandosi anche della cucina, poi scegliendo la via della sala e della cantina: «Nel 2004, avevo 28 anni, ho pensato fosse necessario far crescere il locale. Ho detto basta ai fornelli e mi son messo a cercare un bravo, giovane chef...».
Alberto Sparacino con patron Lorenzo Di Paolantonio
Il Matteo in questione di cognome fa Lorenzini, suo grande amico nonché chef del Ses.To on Arno a Firenze. Attorno al 2007 i due si conobbero all’Arnolfo, «e in quel periodo c’era anche Simone (Cipriani, ora all’Essenziale, leggi: Il gusto di essere Essenziale)». E anche un altro Matteo, Manzini, «impressionante, lavorava con due mani contemporaneamente impegnate a fare cose diverse». Non a caso ora è il sous del tristellato Azurmendi da Eneko Atxa, nei Paesi Baschi. Bella nidiata, insomma.
Ultima domanda, doverosa, al patron: ma chi te l’ha fatto fare di imboccare la via di un’alta cucina complessa, in un contesto che spingerebbe semmai a proporre semplicemente panzanelle e fiorentine? Risponde: «San Gimignano ti consente sempre e comunque di lavorare bene; ma il turismo, l’afflusso costante di clientela, non dev’essere un limite o una scusa per non far meglio, bensì un’opportunità da cogliere e sfruttare. Non penso ci sia voluto coraggio a intraprendere questo lavoro con Alberto. Avevamo e abbiamo la passione necessaria, e la voglia di fare quel qualcosa in più». Nella fotogallery firmata Tanio Liotta, i piatti della nostra cena.
Gita fuoriporta o viaggio dall'altra parte del mondo? La meta è comunque golosa, per Carlo Passera
di
classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera
Gita fuoriporta o viaggio all’estero? La meta è comunque golosa. Lo è perlomeno per il nostro Carlo Passera, alias Carlo Mangio. Un cibo succulento le sue parole, che stimolano curiosità e salivazione, pensieri limpidi, tanta sostanza per una delle penne più interessanti del panorama gastronomico nazionale