16-04-2021
Maicol Izzo con Albert Adrià. Lo chef del Piazzetta Milù di Castellammare di Stabia ha trascorso alcuni anni nel gruppo del catalano, sei ristoranti fenomenali (Tickets, Pakta, Hoja Santa, Nino Viejo, Bodega 1900 ed Enigma) che ora han chiuso i battenti. Maicol ci racconta la sua esperienza
La notizia ve l'abbiamo raccontata pochi giorni fa, qui: la crisi legata alla pandemia è stata fatale per il gruppo elBarri, sei ristoranti a Bercellona (Tickets, Pakta, Hoja Santa, Nino Viejo, Bodega 1900 ed Enigma) notissimi presso i buongustai di tutto il mondo per due ottimi motivi: il primo, perché vi si vivevano esperienze gastronomiche straordinarie; il secondo, perché erano di proprietà di Albert Adrià, con il più celebre fratello Ferran le menti del mitico elBulli.
Maicol Izzo è uno dei migliori giovani talenti della nuova cucina italiana, al Piazzetta Milù di Castellammare di Stabia. Lui ha trascorso molti anni lavorando per elBarri, dove ha fatto esperienze formative fondamentali. Gli abbiamo allora chiesto di raccontarci i suoi ricordi, per fissare anche nella nostra memoria le immagini essenziali di un'avventura straordinaria ora purtroppo conclusa (per sempre?). (Carlo Passera)
Ci sono momenti nella vita di tutti noi nei quali siamo capaci di comprendere l’essenza di alcune emozioni vissute; per me uno di questi è stato qualche giorno fa, quando ho appreso la notizia della chiusura dei ristoranti di Albert Adrià, insomma il gruppo elBarri a Barcellona. Subito mi sono passate davanti centinaia d'immagini, come fotografie di un periodo indimenticabile che porterò per sempre con me.
Descrivere cosa fosse elBarri è quasi impossibile, bisogna averlo vissuto. È come raccontare un viaggio, ma la destinazione non è in nessun posto della terra. È su un altro pianeta.
Iniziai a lavorare al Nino Viejo, la taqueria accanto a Hoja Santa, spaziale. Ricordo ancora quando lo chef Hugo Candeias mi chiese di aprire un’ostrica. Una la aprii io, una lui. Lì compresi tante cose, quanto sarei dovuto crescere! In cucina stavo al Josper, lui mi mostrò come fare: ci danzava, letteralmente. Poi passai all'Hoja Santa, alle cotture: furono mesi duri, però di grande apprendimento. Ricordo quando per la prima volta incrociai Albert Adrià, non lo riconobbi nemmeno. Vedevo spesso questa persona che veniva durante le preparazioni, osservava, rifletteva, correggeva. Nessuno fiatava.
Albert Adrià
Spiego. In tutti i ristoranti del gruppo l’intera squadra di lavoro era divisa in quattro gruppi: squadra di roduzione, squadra di servizio, squadra di sala e infine una squadra “speciale”. Chi era addetto alla produzione realizzava le tecniche, trasformava gli ingredienti, riceveva gli ordini, faceva la spesa. Si lavorava col sistema della “mesa central”: tutti facevano tutto allo stesso momento, per dimezzare i tempi e ottenere un’esecuzione ancora più precisa. (tipica scuola elBulli). Il team di servizio invece assemblava tutto ciò che era stato preparato dalla produzione e gestiva la serata del servizio. La squadra di sala era composta da tutti i maître, i sommelier, gli addetti all’accoglienza e i camerieri, che conoscevano in maniera approfondita il profilo degli ospiti prenotati (quante volte erano già stati lì, cosa mangiavano e cosa no, da dove venivano, che nazionalità avessero) e lo condividevano con la cucina. Queste tre squadre avevano orari diversi di lavoro, ma allo stesso tempo s'intersecavano tra loro, si sovrapponevano. E poi, per esempio, chi era in produzione poteva chiedere di fare anche il servizio. Ciò valeva separatamente per il mondo salato e per il mondo dolce.
Maicol Izzo al lavoro al Tickets
Papà Michele e mamma Lucia Izzo con Maicol e lo chef di Tickets, Fran Agudo
Infine c'era la squadra “speciale”, forse l’aspetto più sbalorditivo: era un team di pura inventiva. Era composto da persone che avevano iniziato la loro carriera col gruppo scalando tutte le posizioni e che avevano un solo compito: creare. Ideare piatti, assaggiare ingredienti nuovi, mettere a punto tecniche inedite, ricercare ceramiche e stoviglie, scrivere ricette, controllare che ciò che avevano messo a punto fosse eseguito alla perfezione dalla produzione (si tremava, quando giravano!). Questo gruppo era formato da veri e propri geni, professionisti con una testa e un talento fuori dal comune. Anche in questo caso, la squadra era divisa in due: da una parte gli addetti al mondo salato, dall'altra quella al mondo dolce.
Mappa de elBarri a Barcellona
Come si poteva non rimanere estasiati da quel mondo? Davvero unico. Io spesso chiedevo di restare per il servizio serale, perché lì iniziava la magia: vedevo gente che entrava annunciata al microfono, rimaneva a bocca aperta per l’atmosfera, il movimento, la frenesia, come fosse al circo; attorno c'era chi cuoceva a fuoco vivo, chi serviva a tavolo, chi guidava il carretto dei gelati, chi era seduto al banco della cucina, chi in sedie che sembravano disegnate. Assurdo. Ogni cliente rideva, si sorprendeva, scherzava, alcuni avevano le mani tra i capelli e, soprattutto, gioivano! Venire al Tickets era uno show, un divertimento. E noi che ci lavoravamo, venivamo esaltati da tutto ciò.
Con Ferran Adrià
Per completare la mia esperienza, dopo un importantissimo periodo al Mirazur di Mauro Colagreco, tornai a Barcellona e chiesi di lavorare anche in un'altra insegna de elBarri, il Pakta (leggi anche qui). Altra meraviglia: rigore e tecnica giapponese uniti a estro e cultura peruviana. Culto del riso, del crudo, delle marinature, dei brodi, delle fermentazioni. Una parte era dedicata al taglio al momento, davanti al cliente, e al servizio in stile giapponese. Si percepiva chiaramente il senso di creatività e avanguardia che Albert aveva saputo infondere persino negli arredamenti dei suoi ristoranti: Pakta era piccolissimo, ambientato come una sorta di casa nippo-peruviana. Hoja Santa e Nino Viejo ti trasportavano invece in Messico. Al Bodega 1900 si tornava indietro nel tempo, all’inizio del secolo scorso. Enigma, creato da pochissimo, ti portava invece sulla Luna. Tickets era infine un mondo fatato, un circo come detto, con una stanza delle meraviglie che si apriva dietro una tenda: era la pasticceria.
Maicol Izzo ai tempi del Pakta
Ma unico è stato l'intero mio viaggio a elBarri; ho fatto parte di una grande famiglia, dove ognuno avrebbe dato tutto per l’altro. Cucinare lì è stata una delle più grandi soddisfazioni della mia vita. Ho avuto la fortuna di essere accolto e amato da un gruppo di persone eccezionali nel talento e nell’anima. Albert è stato una guida, un mito: sempre disponibile, sempre con la parola giusta, sempre presente se avevi bisogno di lui. Ci sentiamo spesso e per me è un onore.
E non mi sorprenderei di rivedere Albert presto di nuovo in gioco, e più forte di prima.
Recensioni, segnalazioni e tendenze dai quattro angoli del pianeta, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
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È il terzo fratello Izzo, il più giovane, classe 1993. A inizio 2019 ha raggiunto gli altri due fratelli per guidare la cucina del ristorante di famiglia, Piazzetta Milù a Castellamare di Stabia (Napoli). Prima del ritorno a casa, ha perfezionato la sua tecnica con Gennaro Esposito, Alain Ducasse, David Muñoz, Albert Adria e Mauro Colagreco.
Albert Raurich, classe 1970, è stato chef de cuisine di elBulli dal 1999 al 2007. Nel 2008 ha aperto a Barcellona Dos Palillos
(La foto è stata scattata dalla fotografa catalana Marta Bacardit)
A Barcellona, al 187 di calle de Balmes, si trova questa insegna. Potrebbe sembrare un locale normale, ma non lo è
Andoni Luis Aduriz e Ferran Adria insieme sul palco di Madrid Fusión per annunciare la nascita del Madrid Culinary Campus