18-05-2022
Libera scelta a tavola, dice Chicco Cerea, critico nei confronti dei ristoranti di livello che impongono solo menu degustazione. Foto di Hyoshin Choi su Unsplash
Dice Chicco Cerea che l'essenza della ristorazione italiana è - ossia: deve essere, perché è da sempre il nostro punto di forza rispetto al mondo - l'inclusività, l'accoglienza, il rapporto umano.
Dice Chicco Cerea che il gesto ha dunque, da noi, un significato centrale: preparare un piatto, cucinarlo alla guisa scelta dal cliente, che è ben altra cosa rispetto ad assemblare semplicemente ingredienti di una linea studiata a tavolino, del tutto precostituita.
Dice Chicco Cerea che, anche proprio per queste ragioni, non toglierà mai il menu alla carta dal Da Vittorio, pur affiancato da proposte di percorsi degustazione: perché l'ospite deve pure poter scegliere di mangiare quello che desidera. E poi perché il cuoco deve fare il cuoco, ossia cucinare, non basta essere parte di una sorta di catena di montaggio che costruisce a step il piatto: «Dov'è il rischio? Dov'è l'adrenalina mentre si sa di non poter sbagliare un punto di cottura?».
Chicco Cerea dice tutto questo giorni dopo aver cenato in un famoso ristorante straniero, esperienza che gli ha soddisfatto il palato ma certo non gli ha scaldato l'anima: «Un menu degustazione lunghissimo, ma tutto declinato sulla stessa logica. Saremo pure un po' viziati, noi italiani: ma che noia! Tutto uguale, tutto monocorde. Io in un ristorante di livello - che sia con una, due o tre stelle - mi aspetto più varietà. E credo sia giusto lasciare al commensale la possibilità di scegliere cosa gustare».
Enrico Cerea, detto Chicco
La tavola del Da Vittorio a Brusaporto (Bergamo)
Aggiunge un aneddoto: «Qualche settimana or sono chiacchieravo con quelli di Losanna (ossia dell'École hôtelière de Lausanne, ndr), erano a Bergamo per un progetto che stiamo portando avanti con il sindaco Giorgio Gori. Mi elencavano le pecche della ristorazione italiana. Io ho ammesso: è vero, quanto a managerialità siamo a zero. Ma - ho aggiunto - sull'accoglienza non ci batte nessuno. È il nostro plus». Un esempio: «Negli anni Sessanta, nello staff del celebre Dracula Club di St. Moritz non entrava un italiano, ti escludevano a priori; ora i due restaurant manager sono entrambi nostri connazionali. Perché? Perché abbiamo qualcosa in più». Il che comprende dare la possibilità di scegliere, «non devo essere io a imporre cosa mangiare. Consentire la scelta. Sempre, sempre, sempre».
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
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classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera
A sinistra: la pizza Scarpetta "Da Vittorio", la pizzeria Authentica all'interno di Pepe in Grani a Caiazzo. A destra: Franco Pepe e Chicco Cerea - Tutte le foto Annalisa Cavaleri
Il dessert Al_Pino di Paolo Griffa e Titti Traina foto: Niloofar Yamini
L'ossobuco di Arlati, garanzia di bontà e classicità - Tutte le foto: Annalisa Cavaleri