22-09-2024
I vini di Cerminara e Dell'aquila, due espressioni del Cirò
C’è il mare, ci sono le colline che risalgano morbide e aspre dalla costa e ci sono i monti silani che abbracciano le vigne: in questa culla che si allunga per svariati chilometri è racchiuso il territorio di Cirò. O sarebbe meglio definirlo il “terroir”, perché come ci fa notare chi questi luoghi li vive e li lavora, Cirò con tutte le sue caratteristiche ampeleografiche, climatiche e microclimatiche, con la sua economia che ruota intorno al vino, è esemplificativa del concetto di terroir proprio come lo intendono i francesi. Dire Cirò è come dire Calabria, l’equazione è immediata. Il Cirò è il vino per antonomasia dei calabresi e per i calabresi, e non solo, è il simbolo di un’identità forte e radicata nel tempo. È sicuramente la più importante Doc della regione (a breve arriverà la Docg), la prima, non a caso, istituita nel 1969. La più grande come estensione che vanta una produzione attiva e diffusa e un’economia incentrata sulla viticoltura e produzione di vino: «È il nostro orgoglio», sottolineano tutti i vignaioli di zona. C’è una storia antica dietro al nome Cirò, che risale a prima della Doc e si ritrova in tutte le case dei cirotani, come ci racconta Cataldo Calabretta, artefice insieme ad altri vignaioli illuminati della nuova era del Cirò: «Tutte le famiglie a Cirò possedevano qualche ettaro di vigna che serviva per il vino fatto in casa, e chi ne produceva di più lo vendeva alle aziende del nord che imbottigliavano come “Vino di Cirò”. Il nostro è sempre stato un territorio vinicolo riconosciuto ed è stato per anni il serbatoio della Calabria. Poi con la Doc, nascono anche qui le prime aziende che cominciano a imbottigliare e vendere». In tutti questi anni ci sono stati molti cambiamenti, sia dal punto di vista del disciplinare, sia di rivalutazione del territorio. Si è attraversata una fase “buia” per poi tracciare la nuova strada di rinascita del Cirò. L’hanno chiamata Cirò Revolution e punta alla valorizzazione del Gaglioppo e di un Cirò che è espressione “naturale” e “pura” di questo vitigno autoctono. Una rivoluzione che ha portato non solo ad una lavorazione rispettosa, ma anche ad una visione e interpretazione più intima e personale di questo vitigno e del territorio. La Cirò Revolution ha dato una sferzata nuova, ha rilanciato la sfida e chi passa da queste parti la percepisce dalle parole dei produttori e dai loro occhi fieri in questa battaglia.
Tenuta Renda e Vigneti Ferraro
Insieme ai vini e ai nomi di Cataldo Calabretta, Francesco De Franco, Sergio Arcuri e Mariangela Parrilla nomi solidi di una produzione piccola ma di grande qualità, troviamo anche i fratelli dell’Aquila, Cristian Vumbaca, i fratelli Cerminara per citarne alcuni. Il territorio del cirotano sta crescendo molto, la storica Doc si arricchisce di nuove aziende e tra i vari produttori che seguiamo con curiosità e interesse notiamo anno dopo anno un miglioramento costante, una crescita che ci conferma come questa zona della Calabria abbia una vocazione innata per la viticoltura e per raccontarsi attraverso di esso.
Nell’ultima edizione del Cirò Wine Festival abbiamo assaggiato etichette storiche, le riserve e ma anche le novità – molto interessanti - di questi ultimi anni: nuovi produttori e nuove etichette che a nostro avviso meritano di essere seguiti nella loro evoluzione, capaci di trasmettere un’emozione, di lasciare un ricordo. Cerminara, la cantina rivelazione. Cosa fanno insieme un ingegnere pentito, un economo e un farmacista? Non è una barzelletta, è la storia di Pierpaolo, Sergio e Saverio, che hanno dato vita al progetto Cerminara – Fratelli di Cirò. Un progetto vitivinicolo molto rigoroso (del resto cosa potevamo aspettarci da un ingegnere), che ha alla base la cura maniacale della vigna e del frutto, una vinificazione rispettosa e senza interventi esterni nei processi naturali di trasformazione del vino, ma solo un’attenta e costante supervisione. Dal primo assaggio fatto abbiamo capito che qui c’è del talento. Il rosato – tra i più interessanti delle nuove produzioni - e il rosso RCS, capaci di raccontare il territorio in modo intimo e attraverso un’espressione poetica di questo vitigno. L’altra signora del Cirò Assunta Dell’Aquila insieme a Mariangela Parrilla è l’altra signora del Cirò, dal 2001 affianca il fratello Salvatore nella produzione, continuando il lavoro del padre e del nonno. I fratelli Dell’Aquila non fanno parte della new generation cirotana, ma negli ultimi anni c’è stata una oggettiva crescita in termini di qualità e di immagine. Assunta ce li descrive così. “Se dovessi definire I nostri vini artigianale è la prima parola e identitari la seconda. Sono vini dall'anima inconfondibile, perché così è il Cirò”. In particolare colpisce il Cirò Rosso Classico Superiore Riserva Doc del 2018, che conquista al primo sorso. Un vino che promette una buona evoluzione, elegante e che sa esprimere il territorio con modernità.
Vumbaca e Zero Brigante
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
di
Calabrese di origine e romana di adozione. Laurea in Scienze della Comunicazione. Dopo alcuni anni passati nell’editoria, si avvicina al mondo dell’enogastronomia, muovendo i primi passi tra redazionali, ricette da editare, social network e fiere di settore. Giornalista pubblicista, collabora con La Madia e Pizza e Pasta Italiana, è autrice del podcast Misticanza per Radio Food, di cui dirige il magazine. La sua passione è raccontare le storie di aziende e produttori. Amante del buon cibo, della pizza abbinata con il vino e dei libri. Fanatica di sport
Caterina Ceraudo con il suo panettone all'Eataly Smeraldo di Milano
Lorenzo Fortuna, classe 1976, è figlio d'arte e ha preso in mano la pizzeria aperta da suo padre
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo, dando voce a grandi blasoni, insomma delle vere e proprie istituzioni, ma anche a piccole aziende: tutto questo è In cantina.