Si parla spesso di valorizzare il territorio, ma in questo caso la scelta ben precisa di uscire prodotti distinti per ogni vigneto, o meglio, per ogni Cru, va nella direzione di andare a esaltare le singole caratteristiche specifiche di ogni zona.
Soprattutto negli ultimi trent’anni, la scelta di Damilano, storica azienda delle Langhe e precisamente di La Morra, è stata proprio quella di puntare sui singoli vigneti, per creare dei Barolo con un’anima precisa, ognuno con il proprio carattere.
La storia delle Cantine Damilano inizia addirittura nel 1890. Nel Comune di Barolo, è Giuseppe Borgogno, bisnonno degli attuali proprietari, a iniziare a coltivare e vinificare le uve di proprietà. L’attività poi venne presa in mano dal genero, Giacomo Damilano, che nel 1935 punta deciso sulla produzione e cambia il nome delle Cantine.

Guido, Mario e Paolo Damilano
Un’altra svolta importante avviene nel 1997, quando le redini vengono prese in mano dai tre nipoti:
Guido,
Mario e
Paolo Damilano. Il cambio di passo è notevole: la scelta è quella di puntare non solo sul
Nebbiolo, vitigno principe delle Langhe, ma sui singoli vigneti, certi che ognuno potesse mostrare le proprie caratteristiche.
Primo tra tutti il Cannubi, il Cru che è diventato il portabandiera delle Cantine Damilano: un vigneto storico, da sempre conosciuto per la sua capacità di conferire eleganza e longevità ai vini. Successivamente sono stati individuati altri Cru (ma forse è più giusto chiamarle Menzioni Geografiche Aggiuntive, come definito da qualche anno), in diverse zone delle Langhe da Barolo: Brunate, Cerequio, Liste e Raviole.

La cantina di affinamento dei vini
Ma bisogna anche ricordare il
Barolo Lecinquevigne, che diventa la sintesi dei
Cru aziendali, e l’ultimo nato, il
Barolo del Comune di Serralunga, dove in questo caso non esce l’anima di una singola vigna, ma di un territorio comunale diverso da quelli storicamente lavorati da
Cantine Damilano.
Ci troviamo di fronte a una realtà aziendale da 57,55 ettari vitati, con – ultimi dati alla mano – una produzione annua di 386.200 bottiglie annue, di cui 129.200 di Barolo nelle sue diverse espressioni.
Il focus, quindi, è sui
Barolo, tutti dell’annata 2020, e l’assaggio del
Lecinquevigne si presenta subito molto interessante: nasce per essere una sintesi delle varie anime, e il vino risulta quindi abbastanza ampio al naso, con una frutta piacevole e fresca, per poi essere abbastanza equilibrato e piacevole in bocca.
Il Barolo del Comune di Serralunga rispecchia pienamente l’anima della zona di provenienza, che si offre per dare vini dalla grande profondità ma che hanno bisogno magari di un maggiore tempo di affinamento. Così questo Barolo risulta un po’ più aggressivo e potente, anche se al naso ha dei piacevoli sentori balsamici. Un vino che ha bisogno di tempo per potersi esprimere nella sua massima potenzialità.
Il
Barolo Raviole, vigneto nel Comune di Grinzane Cavour a un’altitudine di circa 300 metri, è più delicato e floreale al naso, mentre al sorso è verticale e preciso.
Ci si sposta a La Morra per il Barolo Brunate, altro Cru diventato sempre più importante negli anni: al naso ha una buona ampiezza, con note anche mentolate, mentre in bocca ha un buon equilibrio ma con un finale tannico tipico dei vini da lunghi affinamenti.
Cerequio, sempre a La Morra, è una zona più fresca. Ne nasce un vino elegante, mai invadente al naso, e più verticale in bocca, con un finale molto lungo e piacevole.
Il Barolo Cannubi, come dicevamo, è il portabandiera di Cantine Damilano. E al sorso si capisce anche il motivo: al naso si ha una grande gamma aromatica, dal floreale al fruttato fino allo speziato, con tocchi di tabacco e cacao. In bocca è ampio e vigoroso, equilibrato, lungo e profondo.
Liste, infine, dal Comune di Barolo (unico campione dell’annata 2019), ha una buona intensità olfattiva, dove però il legno è ancora piuttosto percettibile, mentre in bocca è piuttosto asciutto e austero. Un vino intrigante.

Un'altra immagine del vigneto di Cannubi
L’ultimo assaggio è dedicato alla
Riserva e, ovviamente, torniamo sui
Cannubi.
Barolo Docg Riserva Cannubi “1752” nasce con la vendemmia 2008 quando l’azienda decide di valorizzare il nucleo storico della sua menzione geografica
Cannubi, circa due ettari con vigne tra i 30 e i 50 anni di età. Il nome è un omaggio all’anno a cui risale la più antica bottiglia delle Langhe, oggi conservata nella città di Bra, che porta in etichetta il nome
Cannubi.
L’annata è la 2015: il vino è di altissimo livello, con un naso intenso e avvolgente, ma anche estremamente elegante. Qui le note di spezia sono nette, e si aggiunge anche una parte balsamica, mentre la viola fa da compagna alla frutta rossa, come ciliegia e prugna. In bocca è una carezza: ricco e avvolgente, ben equilibrato, ma ancora con quei tannini finali che lo proiettano nel futuro. Un vino del quale ne aveva parlato recentemente anche Cinzia Benzi in questo articolo (clicca qui).