«Dopo 50 anni ho ancora la gioia di alzarmi e di andare in campagna».
Aldo Vaira sorride. Questo è il suo modo di interpretare il lavoro in vigna e in cantina, la sua filosofia che trasmette anche nel vino e che i figli hanno ereditato.

Aldo Vaira al centro, abbracciato dalla moglie Milena e dietro i figli Giuseppe, Francesca e Isidoro
Quella della
G. D. Vajra (con la “j”, come era scritto il nome in passato), affermata cantina di Barolo, è soprattutto una storia di famiglia, e lo si vede anche nel nome. Infatti “G. D.” sono le iniziali di
Giuseppe Domenico, padre di
Aldo: un «doveroso omaggio» a chi ha avviato questa impresa regalando al figlio il primo nucleo di vigneti al Bricco delle Viole.
Andare a Barolo, entrare nella cantina Vajra, significa scoprire una storia ricca di aneddoti e di intuizioni che, nel tempo, hanno portato l’azienda a essere una delle realtà vitivinicole più note delle Langhe.
E Aldo Vaira si confida: «Come è possibile non amare l’agricoltura? Si tratta però di uno dei lavori più difficili, per tutte le competenze necessarie. Ma dopo 50 anni ho ancora la voglia di alzarmi al mattino e di venire a lavorare. La mia gioia? Sono i figli che mi stanno seguendo. Così continua questa cavalcata mia e di mia moglie».

Giuseppe Vaira in cantina
Una scelta, quella dei figli
Giuseppe,
Francesca e
Isidoro, che non è mai stata forzata. «All’inizio ero sicuro di voler fare il pompiere – confida
Giuseppe Vaira – A 18 anni non sapevo cosa fare, avevo il sogno di fare il cardiochirurgo. Avevo anche superato il test per entrare alla facoltà di medicina all’università. Ma il giorno prima di andare a iscrivermi, chiesi a mio padre quale fosse il senso sociale del suo lavoro. Non mi rispose subito. Poi disse: “
Giuseppe, se vuoi salvare vite umane, fai medicina. Però guarda lì (indicando un quadro di padre
Costantino Ruggeri); cosa sarebbe il mondo senza bellezza?” Il giorno dopo andai a iscrivermi ad agraria. Anche il vino può essere bellezza».
La bellezza che venne a mancare, però, il 29 maggio 1986, con una grandinata che distrusse tutto. Aldo Vaira e la moglie Milena non demordono e, anzi, iniziano addirittura i lavori per la costruzione della cantina. «Erano anni difficili, con i vecchi contadini che gli hanno affidato la vigna, perché si fidavano – spiega ancora il figlio Giuseppe - Incoraggiati da questi aspetti, non si sono dati per vinti anche dopo quella devastante grandinata».

La cantina di affinamento
Questa è la storia. Ma il presente? I vini sono certamente espressione di un territorio variegato, dove ogni vigna ha le proprie caratteristiche. «Usiamo l’acciaio in vinificazione – spiega
Giuseppe Vaira – L’acciaio non dà alibi, è neutro e permette alle vigne di esprimersi. Le vasche per i rossi sono particolari: sono due vasche in acciaio troncoconiche, una dentro l’altra».
Arriviamo ai vini. La filosofia è semplice: la tradizione deve andare a pari passi con i tempi che cambiano. Per questo motivo, senza dimenticare l’austerità del Barolo, si può andare a cercare una facilità di beva.
La gamma dei vini di Vajra è ampia. Sui bianchi, c’è un particolare aneddoto, che racconta Francesca Vaira.

La degustazione condotta da Francesca Vaira
«Nel 1984 i miei genitori comprano questo vigneto, usando anche i soldi per il matrimonio e il viaggio di nozze. Dopo l’atto con il notaio, c’era l’abitudine di prendere un caffè, e allora il figlio del vecchio proprietario disse a mio padre di non mettere
Nebbiolo in una certa parte del vigneto. Così mio padre scopre che effettivamente, nella parte dedicata al
Nebbiolo, c’era argilla bianca. Nell’altra parte, invece, c’era una vena di sabbia. Nel 1985, tra i vitigni consentiti, viene inserito il
Riesling, senza specificare se Italico o Renano. E così mio padre decise di fare un impianto di
Riesling Renano, con la prima annata in commercio nel 1992».

I vigneti della G. D. Vajra
Il
Langhe Riesling 2024 è già una buona espressione di questo vino, anche se è molto giovane. Questo lo si evince assaggiando il 2023, che mostra maggiore complessità data dall’affinamento in bottiglia, dove il
Riesling riesce a esprimersi grazie al tempo. Infatti il 2017 è un vino molto intrigante e dalla buona ampiezza, con una gamma di note più evoluta, ma mantenendo sempre freschezza e gradevolezza al sorso.
La serie di assaggi dei vini di Vajra passa quindi dal Dolcetto Doc Coste&Fossati 2023, dalla Barbera d’Alba Doc Superiore Viola delle Viole 2022, dove ammiriamo l’equilibrio di un vino mai banale, e dal Lange Doc Freisa Kyé 2022, dove escono le caratteristiche anche un po’ selvatiche del vitigno.
Una nota a parte la merita, invece, il
Nebbiolo Claré J.C. 2024, vinificato a grappolo intero e con la presenza di una leggera Co2, che lo rende appena
pétillant. Un vino dinamico, vivo, piacevole: un approccio al
Nebbiolo più spensierato. Il suo “fratello”, il
Langhe Doc Nebbiolo 2023, è più in linea con la tradizione, senza però dimenticare la facilità di beva.
E poi si passa al Barolo Albe: «Un vino che abbiamo pensato per i giovani – spiega Francesca Vaira – Affinché potesse tornare sulle tavole, con un approccio più facile per tutti». Quello che potrebbe essere scambiato per un “entry level”, ma così non è: Albe ha sicuramente una maggiore semplicità, ma nasconde anche una gamma di profumi intriganti e delicati, per un sorso al contempo pieno e fresco.
Gli altri
Barolo, invece, vanno a evidenziare le caratteristiche delle singole vigne. Si tratta di vini affinati solo in botti grandi, annata 2021, imbottigliati tra giugno e luglio del 2024. Il
Coste di Rose si rivela il più moderno: elegante e verticale, già dal buon equilibrio. Il
Ravera è il Barolo più intenso e “potente”: buon impatto al naso, in bocca è comunque ben supportato da una freschezza per certi versi quasi inattesa.
Il Bricco delle Viole, infine, è sicuramente il più complesso: un naso dall’attacco floreale, che poi vira su frutti rossi e spezie non invasive. Al sorso mostra ottime freschezza e sapidità, con un finale lungo e persistente. Tre Barolo diversi da tre terreni differenti, tutti nel Comune di Barolo.
Il viaggio nel mondo della
G.D. Vajra non si conclude qui: prima bisogna fare un passaggio a Serralunga d’Alba. Nel 2009, infatti,
Luigi Baudana cede alla famiglia Vaira la propria attività: i
Vaira, senza stravolgere il lavoro precedente, hanno applicato anche a questa cantina la loro filosofia di produzione.
Così possiamo assaggiare anche i vini della Luigi Baudana: il Barolo del Comune di Serralunga d’Alba 2021 è un vino dove vengono ben conciliate le note più “dure” di Serralunga con uno stile meno aggressivo. Il Barolo 2021 è ampio al naso, dove tornano le note balsamiche dell’area. Il Barolo Cerretta 2021 è il più austero, un vino dall’enorme potenziale, che ha bisogno solo di tempo.