Francesco De Marchi, avvocato piemontese, acquisisce nel 1956 Isole e Olena, due borghi immersi nel Chianti, distanti appena un chilometro l’uno dall’ altro. Poderi gestiti ai tempi dalla mezzadria, una vera e propria comunità di persone che animavano questi luoghi fiabeschi.
Una legge del 1964 vietava la stipula di nuovi contratti mezzadri, aboliti del tutto nel 1974. Fu un momento storico per l’agricoltura, con il progressivo spopolamento dai borghi verso la città. Il Chianti Classico ottiene la Denominazione di Origine Controllata il 9 agosto 1967 e per questa porzione toscana iniziò una nuova vita.
Dal 1976 il figlio di Francesco, Paolo, allora 25enne, prende le redini dell’azienda con una visione orientata al futuro e una predilezione assoluta per la qualità del vino. Pianta vitigni internazionali come Syrah, Cabernet Sauvignon e Chardonnay. Lo studio dei suoli, l’avvio della selezione massale con le viti migliori e la scelta di biotipi di Sangiovese lo portano, senza dubbio, a creare dei vini di grande personalità.
Isole e Olena è un territorio circondato da boschi, 156 ettari di vigneti coltivati tra i 400 e i 500 metri sul livello del mare. Luce, colori, venti costanti e un’escursione termica rilevante costituiscono un luogo unico per la produzione del Chianti Classico. De Marchi è autore di veri capolavori.



Tra questi, spicca il supertuscan
Cepparello. È un vino creato con una selezione meticolosa delle migliori uve Sangiovese, prima annata 1980. Altro capolavoro, a bacca bianca, è lo Chardonnay di Isole e Olena, primo millesimo 1987: deriva dall’innesto di cloni francesi selezionati di uve Chardonnay sulle varietà di uve bianche in loco. Oggi ci sono 6 ettari di questo vitigno.
Nel 2022 Isole e Olena è stato ceduto dalla famiglia De Marchi al gruppo
Epi, gestito da
Christopher Descours, un signore che aveva già investito in Toscana, acquisendo
Biondi-Santi a Montalcino. Un cambio di proprietà orientato a conservare l’unicità di questa cantina, con l’individuazione del giovane ma esperto winemaker
Emanuele Reolon, scelto per continuare a produrre vini autentici e rispondenti allo stile Isole e Olena.
L’occasione di nuovi impianti terrazzati ci ha permesso di dialogare con Reolon: «La vigna nuova ha una zona di manganese, uno scisto rosso che si sfalda», spiega, «In verità questo terreno ci fa ben sperare per il futuro in vini minerali lunghissimi, con ottima spalla acida. Un vino che potrà evolvere nel tempo. Siamo convinti che queste nuove terrazze sono candidate a diventare le vigne simbolo del futuro della cantina».
Stiamo parlando di un’area destinata alla coltivazione del sangiovese, un reimpianto di un precedente vigneto di notevole pendenza, non terrazzato, originario del 1970, espiantato intorno al 2019-2020, a causa del dilavamento graduale del terreno. Queste nuove terrazze sono circondate da boschi e create con muretti a secco costruiti con i sassi ricavati da una vena di roccia presente in vigna. Due ettari e mezzo di 5 differenti cloni di sangiovese, inclusa una selezione massale.
In una collina più a nord è stato allestito un pranzo tra i vigneti, che ci ha permesso di assaggiare Chardonnay e Cepparello di annate particolarmente vocate con considerazioni che hanno lasciato spazio a emozioni vere, oltre ogni tecnicismo enoico. Lo Chardonnay 2021 ha un sorso teso, vibrante e fresco: più agrumato il millesimo 2022 e un 2013 che attesta frutta matura e note tostate dal finale lunghissimo.


Il 1988 fa comprendere il tema dell’evoluzione di questo vino con un risultato di equilibrio commovente e una sequenza ricorrente di spezie, frutta secca, miele, caramello.Sul Cepparello Reolon afferma: «È bene ricordare che questo vino non proviene da una singola vigna ma è frutto di una selezione delle migliori uve di Sangiovese, con un’età media di almeno 25 anni. Una scelta che cambia annata per annata per mantenerne lo stile. Stiamo passando ai legni più grandi rispetto al passato: un contenitore con doghe di maggior spessore per consentirci un lavoro in riduzione. Il cambio del clima ci mette di fronte dei tannini più evoluti rispetto al passato».
Cepparello 2021 è un vino in evoluzione che promette davvero lunga vita. Il 2016 è un rosso maestoso: difficile trovare una descrizione per quest’eleganza coinvolgente di sorso. Il millesimo 2010 è in perfetta forma evolutiva. Un convivio allietato dalle carni di
Simone Fracassi, pietanze sublimi e perfette per elevare questi vini indimenticabili.