20-11-2023

Alla scoperta dell'azienda vitivinicola La Canosa, dove il più grande patrimonio è la tradizione

Passione, rispetto per la natura e segreti tramandati di generazione in generazione: è quanto accade nella famiglia Reina, origini siciliane, trapiantata sulle colline del Piceno, nelle Marche, per narrare un terroir nella sua interezza

Siamo nel cuore delle Marche, dove a parlare sono i vini, ambasciatori di questa terra. Ma bisogna per un attimo abbandonarsi nel tempo e nello spazio per leggere fino in fondo la passione e l'attenzione al particolare che contraddistinguono questi nettari.

Occorre tornare in Sicilia, quando Riccardo Reina, bambino di 8 anni, fa il suo ingresso nella cantina dove nonna Costanza lo guida in un mondo che profuma di segreti e glieli affida. Segreti che chiedono di essere conosciuti con calma e dedizione, per poi essere conservati e tramandati. Infatti così accade e Riccardo trasmette il suo patrimonio interiore alla figlia Alberica, fin da piccola. Una fiamma che brilla negli occhi di entrambi.

Riccardo (padre) e Alberica Reina (figlia), oggi al timone dell'azienda di famiglia

Riccardo (padre) e Alberica Reina (figlia), oggi al timone dell'azienda di famiglia

Anche per questo oggi La Canosa e la famiglia Reina possono raccontare una storia appassionante al ristorante Ratanà, Milano. A scandirla, la tradizione e la tecnologia, le caratteristiche di ciascun terroir e una visione più ampia, il piacere di bere e quello di accompagnare il calice giusto a ogni piatto.

Torniamo, quindi, sulle colline marchigiane del Piceno, nel parco nazionale dei Sibillini. È Poggio Canoso a dare il nome a questa cantina, ovvero uno dei castelli costruiti dai monaci nella Val Tesino dietro il Monte Ascensione. Una tenuta di oltre 100 ettari con una nuova acquisizione, grata di trovarsi al quarantatreesimo parallelo, quindi in una posizione ideale per vini di qualità, storicamente. All'inizio del nuovo millennio, Riccardo Reina ha scelto di investire qui e, di recente, ha acquistato anche dei vigneti diVerdicchio, così da completare la mappa della rappresentatività dei vini. L'azienda è ora guidata da sua figlia Alberica.

I vigneti tappezzano le splendide colline marchigiane

I vigneti tappezzano le splendide colline marchigiane

La natura è generosa con chi ama questi luoghi e lo captiamo nella qualità dei vitigni, in parte su suolo calcareo, argilloso rosso e grigio a banchi, per cui caratterizzato da una decisa mineralità. Ma poi ci sono le brezze termiche estive e le precipitazioni, le quali uniscono le loro energie e, insieme, diventano percepibili nella sapidità che accomuna bianchi e rossi.  

Ascoltare e lasciarsi guidare dalla natura, senza rinunciare alla propria impronta: è il modus operandi che si perpetua anche in cantina, nel segno della sostenibilità. Con la tecnologia si controllano le temperature durante il processo di vinificazione, dal ricevimento delle uve, alla maturazione in tonneau di rovere di Allier, fino all’affinamento in bottiglia.    

Sono 17 le etichette che propone La Canosa: sei rossi, altrettanti bianchi, un rosato e quattro bollicine. La new entry è, appunto, la grande novità del Verdicchio, classico e superiore: dal prossimo anno sarà disponibile anche la Riserva.

Ci dà il benvenuto come aperitivo lo spumante Brut, Passerina al 100% spumantizzato con metodo Charmat, con la sua accattivante ricchezza di note floreali e mineralità.

Quindi Servator - Offida Passerina Docg: per la famiglia Reina, la scelta dei dettagli si esprime anche attraverso i nomi selezionati per i propri vini. Questo - latino, come altri che vedremo - indica il curatore dei documenti pubblici, la memoria storica insomma e, dall’inizio alla fine, unisce freschezza e piacevolezza. Passerina al 100% a sua volta, matura in acciaio per quattro mesi, mentre l'affinamento avviene in bottiglia per due mesi. Picus Viridis è il nome del Verdicchio dei Castelli di Jesi classico Superiore Doc, dunque il picchio verde che sussurra la cura della natura.  

Risotto al gorgonzola e frutti rossi, il piatto proposto in abbinamento al Signator - Rosso Piceno Doc 2019 nel corso della nostra degustazione al ristorante Ratanà a Milano

Risotto al gorgonzola e frutti rossi, il piatto proposto in abbinamento al Signator - Rosso Piceno Doc 2019 nel corso della nostra degustazione al ristorante Ratanà a Milano

L’abbinamento che ci conquista è quello tra il risotto al gorgonzola e frutti rossi e il Signator - Rosso Piceno Doc 2019. Il nome richiama “il notaio”, ovvero colui che garantiva la legalità delle carte. Si tratta di un blend dei vitigni Montepulciano e Sangiovese (50%-50%), assemblati dopo un affinamento per lo più in acciaio e per 8/12 mesi in botte grande. Il percorso continua in bottiglia per ulteriori 6-8 mesi. Ne derivano aromi di frutta e spezie, con un equilibrio impeccabile.

Della stessa annata Nummaria che ugualmente, con il nome, certifica l’importanza di fare le cose per bene e custodirle con la medesima cura: Theca Nummaria è, difatti, la cassaforte dei documenti importanti. È un Rosso Piceno Superiore Doc, che unisce in proporzioni diverse Montepulciano e Sangiovese: il primo per il 70%, il secondo per il 30%. Il loro cammino, per 12 mesi, avviene in modalità diverse: per il Sangiovese in botti di legno grande, per il Montepulciano in tonneau di rovere grana fine. L’ulteriore evoluzione in bottiglia per otto mesi porge all’olfatto l’impronta di frutti di bosco e ciliegia al naso, ma anche la struttura in bocca si fa notare. 

Con i dolci, veniamo condotti in due mondi confinanti: si inizia con il Passerina Vino Spumante Extradry; il vitigno al 100% spumantizzato con metodo Charmat, fermentato in acciaio per due giorni a 18° grazie a due lieviti selezionati e una prosecuzione per 60 giorni con temperatura in calo fino a 12°, e ripetuti batonnage giungendo a 0°. Dopo una ventina di giorni di riposo, ecco che viene filtrato e messo in bottiglia dove continua l’affinamento per tre mesi. Oltre alla gradevole florealità, dialogano gradevolmente acidità e delicatezza.

Si fa notare però nel chiudere questa serata milanese Canoso, Rosso Sangiovese Dry spumantizzato sempre con metodo Charmat, e metodologia simile all’etichetta precedente. Frutti rossi protagonisti, un finale intrigante.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Marilena Lualdi

responsabile de l'Informazioneonline e giornalista di Frontiera - inserto de La Provincia, scrittrice e blogger, si occupa di economia, natura e umanità: ama i sapori che fanno gustare la terra e le sue storie, nonché – da grande appassionata della Scozia – il mondo del whisky

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